Otello

Teatro Licinium (dei licini) - Erba

venerdì 15 luglio 2011 ore 21:15

Organizzato da ACCADEMIA DEI LICINI
in collaborazione COMUNE di ERBA

William Shakespeare

Otello


Adattamento e regia di
Gianlorenzo Brambilla
dalla originale Tragedia in 5 atti alla riduzione in due atti
Le rappresentazioni iniziano alle 21:30 per la necessaria oscurità.
Spettacoli previsti
25 giugno (Anteprima purtroppo annullata per maltempo)

In luglio nelle date: 1 2 8 9 15 16 22 23 29 30
In agosto nelle date 5 6
http://www.licinium.it

Infoline e prenotazioni 02 54916 informazioni
24 ore su 24
prenotazioni con operatore dal lunedì al venerdì dalle 10.00 alle 17.00

Con la stagione 2010 il LICINIUM diventa l’unico Teatro shakespeariano “sotto le stelle” in Italia. L’intera produzione viene infatti esclusivamente dedicata alle opere del massimo drammaturgo inglese. Nel Gennaio 2011, lo storico Teatro erbese entra a far parte della Shakespeare Theatre Association (STA), la prestigiosa Associazione americana che riunisce gli 80 maggiori Teatri shakespeariani nel mondo, quale unico rappresentante per l’Italia. Il 2011 segna una svolta importante non solo per il Teatro Licinium (dal 2010 l'unico Teatro shakespeariano "sotto le stelle" a livello nazionale) ma per l'intera città e tutto il suo territorio. Nasce il progetto di marketing territoriale "Erba, la Città di Shakespeare in Italia" come naturale evoluzione del nuovo indirizzo artistico del teatro, interamente dedicato al massimo drammaturgo inglese.

Personaggi e Interpreti
Otello - Marco Ballerini
Iago - Antonio Grazioli
Desdemona - Caterina Bajetta
Cassio - Matteo Melzi
Doge di Venezia - Elio Aldrighetti
Brabanzio - Gustavo La Volpe
Roderigo - Stefano Pozzoli
Emilia - Sabrina Rigamonti
Bianca - Daniela Italiano
Demoni
Fabiana Ballabio
Silvia Ripamonti
Elisa Sciré
e con:
Emanuele Castelnuovo
Margherita Corti
Claudio Ferrario
Anna Fiume
Camilla Fumagalli
Fernanda Mauri
Norma Parini
Domenico Talotta
Francesca Talotta
Vincenzo Versace
Adriana Viganò
Remo Visioli


Accademia dei Licini Teatro Licinium di Erba (Como)

12 STAGIONI dal 2000
Stagione Teatrale 2000 = La Passione di Cristo
Stagione Teatrale 2001 = Sogno di una notte di mezza estate

DIECI DOCUMENTATE DA
WWW.CONCERTODAUTUNNO.IT
Stagione Teatrale 2002 = Cirano
Stagione Teatrale 2003 = Don Chisciotte
Stagione Teatrale 2004 = Le Nozze di Figaro
Stagione Teatrale 2005 = Don Giovanni
Stagione Teatrale 2006 = W.Shakespeare Giulietta e Romeo
Stagione Teatrale 2007 = L.Pirandello Sei Personaggi in cerca d'autore
Stagione Teatrale 2008 = J.W.Goethe Faust
Stagione Teatrale 2009 = La Tempesta di W.Shakespeare
Stagione Teatrale 2010 = La bisbetica domata di W.Shakespeare
Stagione Teatrale 2011 = Otello di W.Shakespeare

Seguono immagini della serata:

PARTE PRIMA --- PARTE SECONDA --- PARTE TERZA
 

INTRODUZIONE E SALUTI

DEL PRESIDENTE DELLA ACCADEMIA DEI LICINI
Luisa Rovida De Sanctis


 

PARTE PRIMA

PERSONAGGI

IL DOGE DI VENEZIA
BRABANZIO, senatore, padre di Desdemona
GRAZIANO, fratello di Brabanzio, nobile veneziano
OTELLO, detto "Il Moro", condottiero al servizio della Repubblica veneta
CASSIO, suo luogotenente
JAGO, suo alfiere
RODERIGO, giovane gentiluomo veneziano
MONTANO, predecessore di Otello al governo di Cipro
DESDEMONA, figlia di Brabanzio
EMILIA, moglie di Jago
Un ARALDO
Senatori (membri del Consiglio dei Dieci),
gentiluomini di Cipro, marinai, ufficiali, messaggeri, musici, persone del seguito.


Venezia, la sala del Consiglio


 



Entrano il DOGE, i SENATORI seguono alcuni funzionari.

DOGE - Le notizie son troppo discordanti
perché si possa prestar loro credito.

1° SENATORE - Sono diverse infatti;
le mie mi dicono le loro vele
cento e sette.

DOGE - Le mie centoquaranta.

 

 

 

 


BRABANZIO -
Vogliate perdonarmi, Vostra Grazia,
ma a trarmi giù dal letto questa notte
non sono state né le mie funzioni
né altra cosa io possa aver a cuore
che riguardi lo Stato; né in quest'ora
il pensiero del pubblico interesse
può far alcuna presa sul mio animo;
l'affanno che l'opprime è così grande
e così ne trabocca il sacco in me,
da ingoiare e assorbire ogni altra cura;
e tale ed immutato è mentre parlo.

DOGE - Diamine! Che cos'è? Di che si tratta?

BRABANZIO - Mia figlia, oh! Mia figlia!

DOGE - Morta?

BRABANZIO - Sì,
morta per me: me l'hanno trafugata,
ingannata, corrotta, pervertita
con esorcismi e con stregati intrugli
acquistati da bassi ciarlatani;
ché non può la natura
lasciarsi sprofondar sì assurdamente
nel vizio (non essendo ella demente,
né cieca, né di senno vacillante)
senza intervento di stregoneria.

DOGE - Chiunque, con un sì perverso agire,
abbia potuto indurre vostra figlia
a truffar sé a se stessa ed essa a voi,
voi stesso applicherete a condannarlo ..

BRABANZIO - Una affatto procace giovinetta,
d'indole sì tranquilla e riservata,
da arrossire perfino di se stessa
ad ogni minimo moto dell'animo!
E, ad onta di codesta sua natura,
dell'età, dell'ambiente del paese,
della reputazione e tutto il resto,
andarsi a innamorare di qualcosa
che aveva fin paura di guardare!

OTELLO - Vi supplico, mandate
a chiamare la dama: venga lei
a parlare di me davanti al padre.

DESDEMONA - Nobile padre mio,
io scorgo qui diviso per metà
un tal dovere: a voi son debitrice
della mia vita e dell'educazione:
l'una e l'altra m'insegnano il rispetto
per voi; voi siete del mio omaggio il re:

io sono fino ad ora vostra figlia;
 

ma questi è mio marito, e quanto ossequio
verso di voi mostrò la madre mia,
anteponendovi in ciò a suo padre,
io mantengo dover or professare
al Moro, mio signore.

DOGE - Bene, lasciate or che parli io,
e possa pronunciare una sentenza
che, al pari dei gradini d'una scala,
valga a far risalire questi amanti
fino al vostro favore.
Quando i rimedi non servono più,
se si riesce a discernere il peggio
hanno termine pure le afflizioni
che la speranza teneva in sospeso.
Piangere sopra un male ormai passato
non giova ad altro che a tirarsi addosso
nuove afflizioni. Quando la fortuna
si prende quel che non si può serbare,
solo la tolleranza può riuscire
a mutare quel torto in una beffa.
Ruba qualcosa al ladro il derubato
che ride al ladro; ruba solo a sé
chi s'abbandona ad una pena inutile.

DESDEMONA - Né io. Restare con mio padre
per suscitargli moti d'impazienza
standogli innanzi agli occhi tutto il giorno,
davvero non mi va.

Grazioso Doge,
degnatevi prestar benigno orecchio
a quanto sto per dirvi, e fate sì
che nella vostra voce di risposta
io trovi sufficiente garanzia
di buon ausilio alla pochezza mia.

BRABANZIO - (A Otello)
Sorvegliala, s'hai occhi per vedere:
ha ingannato suo padre,
ed è capace d'ingannare te.


RODERIGO - Jago...

JAGO - Che dici, cuore nobilissimo?

RODERIGO - Che debbo fare, tu che dici?

JAGO - Diamine,
andare a casa e metterti a dormire!

RODERIGO - Io vado invece ad annegarmi, subito.

JAGO - Oh, se fai questo, non t'amerò più!
Ohibò, che stolto sei?

RODERIGO - Stoltezza è vivere
se la vita è tormento;
la ricetta è morire, se la morte
è il nostro medico.

JAGO - Ma per fortuna abbiamo la ragione
a raffreddarci le bramose voglie,
gli impulsi della carne, le libidini;
delle quali ciò che tu chiami amore
è soltanto un pollone od un germoglio.
Io la penso così.

RODERIGO - Non è possibile.
 

JAGO - L'amore di Desdemona pel Moro
non può durare a lungo...
(pensa a metter denaro nella borsa)
così come l'amore suo per lei.
Per lei è stato un inizio violento,
e la rottura seguirà, vedrai,
altrettanto violenta.

RODERIGO - Sarai tu cardine alle mie speranze
s'io persisto a sperare in un buon esito?

JAGO - Ci puoi contare. Va'


ù

JAGO - Io odio il Moro; e si crede, di fuori,
ch'egli abbia fatto pure le mie veci
nel mio letto...

 

Non so se ciò sia vero;
ma il solo sospettarlo mi fa agire
contro di lui come fosse certezza.

 

Il Moro è d'indole franca ed aperta,
tanto da reputar uomini onesti
quelli che tali son solo di fuori;
si lascerà menare per il naso
con la docilità d'un somarello...

 


Egli mi stima molto; tanto meglio
potrà perciò operare su di lui
il mio proposito... Cassio è un bell'uomo...
Vediamo... escogitare la maniera
d'ottenere il suo posto...

Ecco, ci sono. Il mio disegno è fatto.
Ora tocca all'inferno ed alla notte
portare questo parto mostruoso
alla luce del mondo.


CIPRO


 

Nulla di nulla. Il mare è così grosso,
ch'è impossibile scorgere una vela
sulla linea dell'ultimo orizzonte.

Se non s'è riparata in qualche rada,
la flotta turca è certo andata a picco.
Impossibile ch'abbia resistito.

La nave è di robusta costruzione
e il suo nocchiero è uno dei più esperti

DESDEMONA - Grazie, valente Cassio. Che notizie del mio signore?

CASSIO - Non è ancora giunto, dovrebbe approdare qui tra poco.

 

JAGO - S'ella vi desse, signor mio, le labbra
con quella stessa liberalità
con cui con me fa uso della lingua, povero voi!

 

OTELLO - La meraviglia di trovarti qui
giunta prima di me, è tanto grande
quanto la mia lietezza, gioia mia!

DESDEMONA - Voglia il cielo che questo nostro amore
e questo nostro ineffabile gaudio
s'accrescano col volgere dei giorni!

OTELLO - Così fate che sia, benigni dei!
Non so manifestar colle parole
quello che provo: mi fa nodo qui,
è troppo grande gioia! (La bacia)
E questo... (La bacia ancora) ... e questo...
sian sempre le maggiori discordanze
che possan far tra loro i nostri cuori!



 

JAGO - Tra poco vieni a raggiungermi al porto.
Ascolta: se sei uomo di coraggio
Il suo luogotenente
stanotte veglia nel corpo di guardia.
Per prima cosa debbo dirti questo:
non c'è barba di dubbio che Desdemona di lui è innamorata.

RODERIGO - Ma che dici! Di lui! Di Cassio? No, non è possibile!

JAGO - Metti il dito così,
e lascia che istruisca la tua anima.
Guarda con che veemenza di passione
s'è di colpo invaghita di quel Moro,
sol perch'egli le ha fatto lo spaccone
dandole a bere fantasiose bubbole.
 

Credi che possa amarlo ancor per molto,
sol perché sa ciarlare?


JAGO - Che Cassio sia di lei innamorato, ne son convinto.

 

Ch'ella lo ricambi,
è consonante, ed assai verosimile.
Il Moro, pur s'io non so sopportarlo,
è di natura nobile, costante,
affettuosa, e so già che per Desdemona
si scoprirà un carissimo marito.


Ma debbo confessare che anch'io l'amo,
e non per pura e semplice lussuria,
benché mi debba riconoscer reo
d'un non minor peccato, ma a ciò spinto
in parte per saziar la mia vendetta;
perché sospetto che l'ingordo Moro
sia montato a inforcare la mia sella:
un pensiero che mi corrode dentro
come un veleno, ed a placare il quale
altro non so che dargli il contraccambio
a pareggiar con lui moglie per moglie;
o, se ciò non dovesse riuscirmi,
iniettargli nell'animo
una dose talmente virulenta
di gelosia, che la ragione sua
non basti più a curare.

E a tal fine se questo straccio d'uomo
che mi porto al guinzaglio da Venezia
per frenarlo nell'affannosa caccia,
mi regge la battuta, questo Cassio
l'avrò completamente in mio potere
e lo diffamerò davanti al Moro
nel modo più garbato e suadente
(ché, tra l'altro, ho il sospetto che anche Cassio
abbia indossato la mia papalina),
fino a ottener che il Moro, a conclusione,
mi ringrazi, mi prenda in simpatia
e mi compensi per averlo fatto
un alto e rispettabile somaro,
e per avergli tolto pace e quiete
fino a ridurlo pazzo.
Ecco, se pur ancora un po' confusa,
la mia trama. Ma la ribalderia
mai non discopre la sua vera faccia
avanti ch'essa sia messa ad effetto.


 

CASSIO - Salve, Jago. Dobbiamo andar di guardia.

JAGO - Non subito, però, qua, luogotenente:
ho in serbo un bel boccale di buon vino,
e c'è qui fuori una coppia di giovani
della migliore società di Cipro
che vogliono brindare insieme a noi
al nero Otello.

CASSIO - No, non questa sera,
caro Jago. Non reggo molto il vino,
mi dà alla testa.

Il duello Roderigo Cassio si è svolto sotto le luci stroboscopiche per cui un po' difficile da documentare.

OTELLO - Beh, che succede qui?

MONTANO - Sangue di Cristo!
Io perdo sangue, son ferito morte!

OTELLO - Via quelle spade, per le vostre vite!

OTELLO - Ebbene, da che cosa ha avuto origine
questa indegna gazzarra?

JAGO - Non so.
Tutti amici fino a un momento fa,
e d'amore e d'accordo tutti e due,
da somigliar davvero a due sposini
che si spoglino per andare a letto,
quand'ecco, tutt'a un tratto,
come se qualche maligno pianeta
avesse tolto agli uomini il giudizio,
li vedo trar le spade
ed avventarsi l'uno contro l'altro,
ecco, in uno scontro sanguinoso.

 

OTELLO - (A Cassio)
Com'è stato, Michele,
che hai potuto dimenticar te stesso
a tal punto?

CASSIO - Signore, perdonatemi,
non sono in condizione di rispondervi.

 

OTELLO - Cassio, ma non sarai mai più un mio ufficiale.

Entra DESDEMONA con seguito

Guarda, perfino il mio gentile amore
s'è dovuto levare, a causa tua!


CASSIO - L'onore, Jago, l'onore, l'onore!
Ah, ho perduto l'onore!

JAGO - Eh, vivaddio, parola d'onest'uomo,
ho creduto che aveste ricevuto
chi sa quale ferita al vostro corpo,
ché quella sì che la si sente addosso,
altro che la reputazione, diamine!

JAGO  - Vi dirò io quel che dovete fare.
La signora del nostro generale
è lei, adesso, il vero generale:
Confidatevi a lei, a cuore aperto,
sollecitatene l'intercessione
per aiutarvi a riavere il posto.



JAGO - E adesso chi potrà venirmi a dire
che mi son comportato da ribaldo
con lui, quando il consiglio che gli ho dato
è così franco, aperto, illuminato
e tale da indicargli la via giusta
per riacquistare il favore del Moro?

 

Entra RODERIGO
Oh, Roderigo, ebbene?

RODERIGO - Ebbene, c'è stanotte sono stato malmenato

JAGO - Rientra a casa. Vattene a dormire.
Via, dico; ne saprai di più di seguito.
Ma adesso va a dormire!


PARTE PRIMA --- PARTE SECONDA --- PARTE TERZA
 

L'Accademia dei Licini viene costituita nel 1993, per iniziativa di un ristretto gruppo di appassionati, con la finalità di far rivivere la lunga e prestigiosa storia del Teatro Licinium dopo due decenni di oblio. Con la partecipazione e il sostegno della Pro Erba e della stessa Amministrazione Comunale, proprietaria della struttura, prende il via questo importante progetto culturale, volto a restituire al territorio e alla società uno dei più apprezzati Teatri all’aperto del Nord Italia (il terzo, dopo l’Arena di Verona e Il Vittoriale di Salò). Tra il 1995 e il 1996 iniziano i lavori di recupero e restauro delle zone degradate del teatro, con il supporto finanziario del Comune di Erba e della Provincia di Como. Nell’estate 1997, il Licinium ritrova la sua piena funzionalità.

Le grandi ‘svolte’
2000: l’Accademia dei Licini imprime la prima grande svolta allo storico Teatro erbese, con la produzione in proprio degli spettacoli. Direzione artistica e regia vengono affidate a Gianlorenzo Brambilla, dando inizio ad una fruttuosa e duratura collaborazione.
2010: l’Accademia dà l’avvio ad un nuovo, ‘rivoluzionario’ corso nella vita del Teatro: la produzione viene interamente dedicata alle opere di William Shakespeare. Il Licinium diventa così l’unico Teatro shakespeariano “sotto le stelle” in Italia ed entra a far parte della Shakespeare Theatre Association (STA), la prestigiosa Associazione americana che riunisce gli 80 maggiori Teatri shakespeariani nel mondo, come unico rappresentante per il nostro Paese.
Il 2011 segna una svolta epocale per l’intera città e tutto il territorio circostante: grazie ad una articolata iniziativa di marketing territoriale elaborata dalla Accademia dei Licini in collaborazione con l’Amministrazione Comunale, l’intera città di Erba viene consacrata al Bardo (vedi sezione “Erba, la Città di Shakespeare in Italia). [dal sito ufficiale]

Accademia dei Licinium - Via Crotto Rosa, 5 - 22036 Erba (CO) - info@accademiadeilicini.it

 


 

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