in collaborazione con

   

Città di Vigevano

CONFERENZE

CON CERTO
 
   
     

 

 


atro Cagnoni

 

30 novembre 2003
13 dicembre 2003
20 dicembre 2003
ore 17.00

Ridotto Te

     

**

Winterreise (Viaggio d'Inverno)

Musica di Franz Schubert (1797 - 1828)

testi originali di

Wilhelm Müller (1794 - 1827)

 

 

Trad. di Pietro Soresina

versione più essenziale ma forse più rispettosa del senso


 
Traduzione di Sergio Sciacca

versione metrica, tinteggiata di arcaismi

Gute Nacht

Fremd bin ich eingezogen,
Fremd zieh' ich wieder aus.
Der Mai war mir gewogen
Mit manchem Blumenstrauß.
Das Mädchen sprach von Liebe,
Die Mutter gar von Eh', -
Nun ist die Welt so trübe,
Der Weg gehüllt in Schnee.

Ich kann zu meiner Reisen
Nicht wählen mit der Zeit,
Muß selbst den Weg mir weisen
In dieser Dunkelheit.
Es zieht ein Mondenschatten
Als mein Gefährte mit,
Und auf den weißen Matten
Such' ich des Wildes Tritt.

Was soll ich länger weilen,
Daß man mich trieb hinaus ?
Laß irre Hunde heulen
Vor ihres Herren Haus;
Die Liebe liebt das Wandern -
Gott hat sie so gemacht -
Von einem zu dem andern.
Fein Liebchen, gute Nacht !

Will dich im Traum nicht stören,
Wär schad' um deine Ruh'.
Sollst meinen Tritt nicht hören -
Sacht, sacht die Türe zu !
Schreib im Vorübergehen
Ans Tor dir: Gute Nacht,
Damit du mögest sehen,
An dich hab' ich gedacht.

 

Buona notte


Come un estraneo sono comparso,

come un estraneo me ne vado.

Maggio mi è stato benevolo,

con qualche mazzo fiorito.

La fanciulla parlava d'amore,

la madre addirittura di matrimonio;

ed ora il mondo è tanto triste,

la strada è sepolta nella neve.

Per questo viaggio non m'è dato

di scegliere il tempo,

da me devo trovare la via

in quest'oscurità.

Mi accompagna

l'ombra della luna,

e sulla bianca terra

cerco la traccia di bestie selvagge.

 

Che cosa mi trattiene,

da quando mi hanno cacciato?

Guaite, cani randagi,

davanti alla casa del padrone!

L'amore ama girovagare-

così l'ha fatto Dio -

dall'uno all'altro.

Amore mio, buona notte!

 

Non ti turberò nel sonno,

voglio la tua pace;

camminerò in punta di piedi,

pian piano chiuderò la porta!

Passando ti scriverò

sull'uscio: buona notte.

Così avrai la prova

che io t'ho pensato.

1. Buona notte

Sono giunto da straniero,
da straniero me ne vo.
Allor mi accolse maggio
con molti e vari fior.
D’amor dicea la bella
sua madre Imen nomò:
ma ora il mondo è fosco
c’è neve sul cammin.

Non posso, per il viaggio,
quando vorrei, partir.
Per strada vo da solo
in questa oscurità
e l’ombra al chiar di luna
sola compagna m’è.
Cerco sul bianco manto
orma di feri piè.

 

Perché indugiare ancora
finché mi caccin fuor?
Lascia latrare i cani
sull’uscio del padron!
L’amor ama viaggiare,
- così Dio lo formò -
dall’un amore all’altro.
Buona notte, mio cor!

Non vo’ turbarti i sogni:
pel tuo riposo è un mal.
Non più mi sentirai:
chiudo la porta pian.
E mentre parto scrivo
"Addio" sul tuo porton:
così che tu capisca
che ancor pensavo a te.

 

Die Wetterfahne

Der Wind spielt mit der Wetterfahne
Auf meines schönen Liebchens Haus.
Da dacht' ich schon in meinem Wahne,
Sie pfiff den armen Flüchtling aus.

Er hätt' es eher bemerken sollen,
Des Hauses aufgestecktes Schild,
So hätt' er nimmer suchen wollen
Im Haus ein treues Frauenbild.

Der Wind spielt drinnen mit den Herzen
Wie auf dem Dach, nur nicht so laut.
Was fragen sie nach meinen Schmerzen ?
Ihr Kind ist eine reiche Braut.

 

La banderuola

Il vento gioca con la banderuola

sulla casa del mio bell'amore.

Così già m'illudevo

che questa avesse scacciato il povero

[fuggiasco

Lui doveva notarla,

l'insegna issata sulla casa;

non sarebbe più andato

a cercarvi una donna fedele.

 

Il vento gioca col cuore

come sul tetto, sia pur meno forte.

Che glien'importa del mio dolore?

La loro figlia è una ricca sposa.

2. La banderuola

Il vento gioca con la banderuola,
sulla dimora della mia beltà:
pensavo allora, nella mia follia
ch’ella ghignasse, proprio su di me.

 Notar dovevo invece, molto prima
lo scudo altero ch’era sul porton:
e mai cercare lì avrei dovuto
in quella casa fredda un fido amor.


Lì gioca sempre il vento con gli affetti,
come sul tetto, ma con men fragor.
Si curan forse dei tormenti miei?
Ha una gran dote, quella figlia lor!

 

Gefror'ne Tränen

Gefrorne Tropfen fallen
Von meinen Wangen ab:
Ob es mir denn entgangen,
Daß ich geweinet hab' ?

Ei Tränen, meine Tränen,
Und seid ihr gar so lau,
Daß ihr erstarrt zu Eise
Wie kühler Morgentau ?

Und dringt doch aus der Quelle
Der Brust so glühend heiß,
Als wolltet ihr zerschmelzen
Des ganzen Winters Eis !

Lacrime di ghiaccio


Gelide gocce cadono

dalle mie guance:

forse non mi sono accorto

che stavo piangendo?

 

Ah lacrime, mie lacrime,

siete tanto tiepide

da farvi solide ghiacciando

come rugiada mattuttina?

 

Eppure dalla fonte del mio petto

sgorgate tanto roventi,

quasi voleste sciogliere 

il ghiaccio di tutto l'inverno!

3. Lagrime ghiacciate 

Gocce di ghiaccio cadon
dalle mie guance giù.
Che? Non mi sono accorto
che io piangevo già?

Oh lagrime, miei pianti
spegnestevi così,
che in ghiaccio vi cambiate
come rugiada al gel?

Eppur voi sgorgavate
roventi dal mio cuor
pronte del tutto a sciogliere
l’inverno e il suo rigor!

 

Erstarrung

Ich such' im Schnee vergebens
Nach ihrer Tritte Spur,
Wo sie an meinem Arme
Durchstrich die grüne Flur.

Ich will den Boden küssen,
Durchdringen Eis und Schnee
Mit meinen heißen Tränen,
Bis ich die Erde seh'.

Wo find' ich eine Blüte,
Wo find' ich grünes Gras ?
Die Blumen sind erstorben,
Der Rasen sieht so blaß.

Soll denn kein Angedenken
Ich nehmen mit von hier ?
Wenn meine Schmerzen schweigen,
Wer sagt mir dann von ihr ?

Mein Herz ist wie erstorben,
Kalt starrt ihr Bild darin;
Schmilzt je das Herz mir wieder,
Fließt auch ihr Bild dahin !

 

Congelamento 

 

Invano cerco nella neve

le tracce dei suoi passi,

dove a braccetto con me

vagava per la verde campagna.

 

Voglio baciare il suolo,

perforare con lacrime bollenti

la crosta di ghiaccio e di neve,

finché non trovo la terra.

 

Dov'è l'erba verde?

I fiori sono morti,

il prato appare grigio.

Non porterò con me

di qui nessun ricordo?

 

Quando tacerà il mio dolore,

chi me la ricorderà?

 

Il mio cuore è come morto,

la sua immagine è lì congelata;

ma se il mio cuore dovesse rinvenire,

anche la sua immagine svanirebbe!

4. Torpore

Cerco tra i ghiacci indarno
traccia del suo cammin,
quando, al mio braccio stretta,
passava il verde pian.

Vorrei baciar la terra
neve e ghiaccio forar
con i miei caldi pianti,
per rivedere il suol.

Dove trovare un fiore,
dell’erba un verde fil?
Son ora morti i fiori
e il prato impallidì.

 Dunque portar non posso
da qui alcun sovvenir?
Se tacciono i miei crucci,
di lei chi parlerà?

 Il cuor mio quasi è morto,
l’imago sua ghiacciò:
se il cuor mi si sgelasse
faria svanir l’amor.

Der Lindenbaum

Am Brunnen vor dem Tore
Da steht ein Lindenbaum;
Ich träumt' in seinem Schatten
So manchen süßen Traum.

Ich schnitt in seine Rinde
So manches liebe Wort;
Es zog in Freud' und Leide
Zu ihm mich immer fort.

Ich mußt' auch heute wandern
Vorbei in tiefer Nacht,
Da hab' ich noch im Dunkeln
Die Augen zugemacht.

Und seine Zweige rauschten,
Als riefen sie mir zu:
Komm her zu mir, Geselle,
Hier find'st du deine Ruh' !

Die kalten Winde bliesen
Mir grad' ins Angesicht;
Der Hut flog mir vom Kopfe,
Ich wendete mich nicht.

Nun bin ich manche Stunde
Entfernt von jenem Ort,
Und immer hör' ich's rauschen:
Du fändest Ruhe dort !

Il tiglio


Alla fonte, davanti al portone,

vi è un tiglio;

disteso alla sua ombra,

facevo sogni d'oro.

 

Nella corteccia incidevo

tante dolci parole;

lieto o triste che fossi, 

sempre la pianta m'attirava.

 

Oggi vi sono passato davanti

nella notte oscura,

al buio ho chiuso

ancora gli occhi.


E i suoi rami mormoravano,

come per dirmi:

vieni da me, amico:

qui troverai la pace! 

 

Il vento freddo

mi soffiava in faccia,

mi volò il cappello dalla testa;

non mi voltai.

Ora, varie ore di cammino

mi separano;

e ancora lo sento mormorare:

là troveresti la pace!

5. Il tiglio

Al fonte, appo la porta
un tiglio ritto sta:
sognai, alla sua ombra
sogni sì dolci un dì.

Scrissi sulla sua scorza
frasi sì care allor:
tra gioie e tra dolori
sempre m’attrasse a sé.

Oggi dovea partire,
a notte fonda, fuor:
ma lì nel buio ancora
volea l’occhio fermar.

Frusciavano i suoi rami,
quasi chiamasser me:
"Vieni da me, mio caro,
trova riposo qui!"

I freddi venti in volto
proprio su me spirâr;
lungi volò il cappello
ma non mi volsi più.


Sono distante adesso
molte ore di cammin,
ma sempre odo frusciare:
"Posar potevi qui!"

 

Wasserflut

Manche Trän' aus meinen Augen
Ist gefallen in den Schnee;
Seine kalten Flocken saugen
Durstig ein das heiße Weh.

Wenn die Gräser sprossen wollen
Weht daher ein lauer Wind,
Und das Eis zerspringt in Schollen
Und der weiche Schnee zerrinnt.

Schnee, du weißt von meinem Sehnen,
Sag', wohin doch geht dein Lauf ?
Folge nach nur meinen Tränen,
Nimmt dich bald das Bächlein auf.

Wirst mit ihm die Stadt durchziehen,
Muntre Straßen ein und aus;
Fühlst du meine Tränen glühen,
Da ist meiner Liebsten Haus.

Flutti d'acqua


Qualche lacrima dai miei occhi

è caduta nella neve:

assetati, i freddi fiocchi

assorbono il cocente dolore.

 

E quando le erbe vogliono germogliare,

Alita un vento tiepido,

si spezza il ghiaccio,

si scioglie la neve.

Neve, tu conosci le mie ansie;

dimmi, dove vai andando?

Segui le mie lacrime,

e subito arriverai al ruscello.

Con lui arriverai in città,

ne vedrai le vie animate;
ma quando sentirai le mie lacrime bruciare,

là è la casa della mia amata.

6. Inondazione

Quante lagrime dagli occhi,
sulla neve cadder giù!
Ogni freddo fiocco beve
crucci caldi del mio cor.

Quando l’erbe spuntan fuori,
soffia un vento assai gentil:
cade a pezzi il ghiaccio allora,
sciolta scorre neve e gel.

 
Neve, sai del mio martìre:
dove va il tuo corso? Di’.
Segui solo il pianto mio
presto al fiume giungi tu.

E con lui città vedrai
belle strade, su e giù:
dove il pianto mio s’infoca
la mia bella vive lì.

 

Auf dem Fluße

Der du so lustig rauschtest,
Du heller, wilder Fluß,
Wie still bist du geworden,
Gibst keinen Scheidegruß.

Mit harter, starrer Rinde
Hast du dich überdeckt,
Liegst kalt und unbeweglich
Im Sande ausgestreckt.

In deine Decke grab' ich
Mit einem spitzen Stein
Den Namen meiner Liebsten
Und Stund' und Tag hinein:

Den Tag des ersten Grußes,
Den Tag, an dem ich ging;
Um Nam' und Zahlen windet
Sich ein zerbroch'ner Ring.

Mein Herz, in diesem Bache
Erkennst du nun dein Bild ?
Ob's unter seiner Rinde
Wohl auch so reißend schwillt ?

Sul fiume


Chiaro fiume vigoroso,

che scorrevi allegramente,

come taci, ora,

senza neanche un addio.

Ti sei ricoperto

di dura e rigida corazza,

freddo e immobile giaci

disteso nel tuo letto.

Nella tua coltre incido

con pietra aguzza

il nome del mio amore,

e il giorno e l'ora:

il giorno del primo saluto,

il giorno in cui partii;

intorno a nome e date

sta un anello spezzato.

Mio cuore, ti riconosci

ora in questo ruscello?

Forse anche sotto la sua lastra di ghiaccio

c'è tanta agitazione?

7. Sul fiume 

Tu che scrosciavi lieto,
fiume irruento, un dì,
come sei fatto fiacco,
non mi saluti più!

Con una dura scorza
ti sei coperto già,
immoto e freddo resta,
tra i sassi il tuo cammin. 

Sulla tua crosta scrivo,
con una pietra qui
della mia bella il nome:
e l’ora e il giorno ancor. 

Il dì del primo incontro,
della partenza il dì:
al nome e al dì d’intorno
uno spezzato anel. 

Rivedi la tua imago
in questo fiume, o cor?
Se sotto a questa scorza,
anch’ei si gonfia e duol?

Rückblick

Es brennt mir unter beiden Sohlen,
Tret' ich auch schon auf Eis und Schnee,
Ich möcht' nicht wieder Atem holen,
Bis ich nicht mehr die Türme seh'.

Hab' mich an jedem Stein gestoßen,
So eilt' ich zu der Stadt hinaus;
Die Krähen warfen Bäll' und Schloßen
Auf meinen Hut von jedem Haus.

Wie anders hast du mich empfangen,
Du Stadt der Unbeständigkeit !
An deinen blanken Fenstern sangen
Die Lerch' und Nachtigall im Streit.

Die runden Lindenbäume blühten,
Die klaren Rinnen rauschten hell,
Und ach, zwei Mädchenaugen glühten. -
Da war's gescheh'n um dich, Gesell !

Kommt mir der Tag in die gedanken,
Möcht' ich noch einmal rückwärts seh'n.
Möcht' ich zurücke wieder wanken,
Vor ihrem Hause stille steh'n.

 

Uno sguardo Indietro

 

Sento scottarmi i piedi,

anche se cammino su ghiaccio e neve;

non vorrei più tirare il fiato

prima che le torri mi scompaiano dagli occhi.

Ho urtato contro ogni sasso,

tanto mi affrettavo via dalla città;

da ogni cornicione le cornacchie mi tiravano

neve e chicchi di grandine sul cappello.

 

Quanto diversamente mi avevi accolto,

o città dell'incostanza!

Sulle tue linde finestre cantavano a gara

l'allodola e l'usignolo.

Fiorivano i tigli chiomati,

mormoravano i limpidi canaletti,

e, ahimè, brillavano due occhi di fanciulla!...

Per te era finita, amico mio!

Se quel giorno mi torna a mente,

vorrei ancora guardare a ritroso,

vorrei pian piano tornare indietro,

e fermarmi davanti a casa sua.

8. Memorie 

Mi scotta il suolo sotto i piedi
pur se tra nevi e ghiacci vo:
non penso pur di prender fiato
finché la torre in vista avrò. 

Su quanti sassi già inciampai,
fuggendo fuor dalla città!
Facean cadere e ghiaccio e neve
sul mio cappello i corvi, ognor.

Diversamente m’accogliesti,
mutevolissima città!

Con canti e trilli dai veroni,
di lodolette e di usignol!

Fioriva allora il vasto tiglio
cantava allegro ogni ruscel:
gli occhi di lei lanciavan strali
e per me fu finita, allor!

Quando ricordo ancor quel giorno
dietro vorrei, da lei, tornar.
Tornare ancora ad inciampare,
su quel porton, muto, restar.

Irrlicht

In die tiefsten Felsengründe
Lockte mich ein Irrlicht hin;
Wie ich einen Ausgang finde,
Liegt nicht schwer mich in dem Sinn.

Bin gewohnt das Irregehen,
's führt ja jeder Weg zum Ziel;
Uns're Freuden, uns're Wehen,
Alles eines Irrlichts Spiel !

Durch des Bergstroms trockne Rinnen
Wind' ich ruhig mich hinab,
Jeder Strom wird's Meer gewinnen,
Jedes Leiden auch sein Grab.

Fuoco fatuo
 

Un fuoco fatuo m'ha attirato

in fondo a rupi selvagge:

non mi è difficile immaginare

come ne uscirò.

Sono abituato a camminare,

ogni strada porta alla meta:

le nostre gioie, i nostri dolori,

tutto è vuota illusione!

Scendo tranquillo

lungo gli asciutti canaloni;

ogni corso d'acqua finirà nel mare,

ogni dolore finirà nella tomba.

9. Fuochi fatui

Nel profondo di una roccia
vana fiamma m’attirò:
di trovar la via di fuga
è un pensier che ancor non ho.

Ben son uso andar vagando:
ogni via conduce al fin:
ogni gioia, ogni dolore,
come il fuoco è tutto van!

Secchi letti di torrente,
in gran fretta io scenderò:
ogni rio perviene al mare
morirà pur il dolor.

 

Rast

Nun merk' ich erst wie müd' ich bin,
Da ich zur Ruh' mich lege;
Das Wandern hielt mich munter hin
Auf unwirtbarem Wege.

Die Füße frugen nicht nach Rast,
Es war zu kalt zum Stehen;
Der Rücken fühlte keine Last,
Der Sturm half fort mich wehen.

In eines Köhlers engem Haus
Hab' Obdach ich gefunden.
Doch meine Glieder ruh'n nicht aus:
So brennen ihre Wunden.

Auch du, mein Herz, in Kampf und Sturm
So wild und so verwegen,
Fühlst in der Still' erst deinen Wurm
Mit heißem Stich sich regen !

Sosta
 

Solo ora mi accorgo di quanto sono stanco,

al momento di distendermi per riposare;

il vagare mi teneva sveglio

sulla strada inospitale.

Le gambe cercavano quiete;

faceva troppo freddo per fermarsi;

le spalle non sentivano peso,

la bufera mi aiutava a procedere.

Ho trovato rifugio

nell'angusta casa di un carbonaio,

ma le mie membra non si riposano:

tanto bruciano le ferite.

Anche tu, mio cuore, così audace e forte

nella lotta e nella tempesta,

proprio nella pace

senti acuirsi i tuoi dolori.

10. Riposo

M’avvedo alfin che stanco son,
ora che sto a riposo.
Viaggiare assai gradevol fu
per strade inospitali.

Mai non volean posare i pie’:
era pungente il freddo.
Le spalle non dolean già,
soffiava forte il vento.

 Fu un carbonar che m’ospitò
nella sua stretta casa.
Ma il corpo mio requie non ha:
la mia ferita è in foco.

 Tra pugne e nembi tu, mio cuor,
così selvaggio e ardito,
or nella calma il tarlo sai,
che ti tormenta e brucia!

Frühlingstraum

Ich träumte von bunten Blumen,
So wie sie wohl blühen im Mai;
Ich träumte von grünen Wiesen,
Von lustigem Vogelgeschrei.

Und als die Hähne krähten,
Da ward mein Auge wach;
Da war es kalt und finster,
Es schrien die Raben vom Dach.

Doch an den Fensterscheiben,
Wer malte die Blätter da ?
Ihr lacht wohl über den Träumer,
Der Blumen im Winter sah ?

Ich träumte von Lieb um Liebe,
Von einer schönen Maid,
Von Herzen und von Küssen,
Von Wonne und Seligkeit.

Und als die Hähne krähten,
Da ward mein Herze wach;
Nun sitz' ich hier alleine
Und denke dem Traume nach.

Die Augen schließ' ich wieder,
Noch schlägt das herz so warm.
Wann grünt ihr Blätter am Fenster ?
Wann halt' ich mein Liebchen im Arm ?

Sogno di primavera


Sognavo di fiori variopinti,

così come fioriscono in maggio;

sognavo di verdi prati,

di lieto cinguettio.

E al cantare del gallo

mi svegliai;

faceva freddo, era buio,

sul tetto gracchiavano i corvi.

Ma ai vetri delle finestre,

chi mai dipinse queste foglie?

Ridete, vero, del sognatore

che ha visto fiori d'inverno?

Sognavo l'amore ricambiato,

d'una bella fanciulla,

cuore e baci,

gioia e felicità.

E al cantare del gallo

si svegliò il mio cuore;

ora siedo qui solo,

e ripenso al sogno.

Di nuovo chiudo gli occhi,

ancora batte forte il cuore.

Quando rinverdiranno le foglie alla finestra?

Quando stringerò fra le mie braccia il mio                                 [amore

11. Sogno di primavera

Sognai dei fiori vari,
che a maggio già sbocciâr,
sognai di verdi prati,
di uccelli il cinguettar.

Dei galli con il canto
il ciglio mio s’aprì;
ed era freddo e buio.
Un corvo allor gracchiò.

Ma dietro alle finestre
quei fiori chi tracciò?
Ridete del poeta
che scorge al freddo i fior?

Sognai d’amore puro
d’una beltà la fe’
d’amore e de’ suoi baci,
d’incanto e voluttà.

Dei galli con il canto
il cor mi si svegliò,
ma qui or seggo solo
e penso al sogno ancor.

Se gli occhi miei richiudo,
batte ancor caldo il cor:
ritorneranno i fiori?
Al sen la stringerò?

Einsamkeit

Wie eine trübe Wolke
Durch heit're Lüfte geht,
Wenn in der Tanne Wipfel
Ein mattes Lüftchen weht:

So zieh ich meine Straße
Dahin mit trägem Fuß,
Durch helles, frohes Leben
Einsam und ohne Gruß.

Ach, daß die Luft so ruhig !
Ach, daß die Welt so licht !
Als noch die Stürme tobten,
War ich so elend nicht.

Solitudine


Come una nube oscura

si muove per l'aria serena,

quando tra le cime degli abeti

spira un asciutto venticello:

Così procedo per la mia strada

con passo fiacco,

attraverso la vita gioiosa,

da solo e senza un saluto.

Oh aria così placida!

Oh mondo così luminoso!

Mentre infuriava la tempesta,

non mi sentivo tanto miserabile.

12. Solitudine

Come una nube oscura
passa per il seren,
quando, all’abete in cima
alita un venticel:

così per la mia strada
con lento passo vo:
le gioie altrui traverso,
solingo e senza amor.

Perché sì calma è l’aria?
E tanto brilla il ciel?
Se il turbine infuriasse,
non soffrirei così.

 

Die Post

Von der Straße her ein Posthorn klingt.
Was hat es, daß es so hoch aufspringt,
Mein Herz ?

Die Post bringt keinen Brief für dich.
Was drängst du denn so wunderlich,
Mein Herz ?

Nun ja, die Post kommt aus der Stadt,
Wo ich ein liebes Liebchen hat,
Mein Herz !

Willst wohl einmal hinüberseh'n
Und fragen, wie es dort mag geh'n,
Mein Herz ?

La posta


Per la via risuona la cornetta postale.

Cos'ha, perché sobbalza tanto

il mio cuore?

Non c'è nessuna lettera per te.

Perché ti agiti tanto,

mio cuore?

Comunque, la posta arriva dalla città

dove avevo il mio tenero amore,

mio cuore!

Vuoi dare un'occhiata

e chiedere che c'è di nuovo,

mio cuore?

13. La posta

Suonò col corno il postiglion:
che hai da sobbalzar così,
mio cor?

Non uno scritto egli ha per te.
Tu fremi ancor: dimmi, perché,
mio cor?

La posta è qui, ma pria passò
dalla città dov’è il mio amor,
mio cor!

Potresti almeno interrogar
che vita si conduce là,
mio cor?

 

Der greise Kopf

Der Reif hatt' einen weißen Schein
Mir übers Haar gestreuet;
Da glaubt' ich schon ein Greis zu sein
Und hab' mich sehr gefreuet.

Doch bald ist er hinweggetaut,
Hab' wieder schwarze Haare,
Daß mir's vor meiner Jugend graut -
Wie weit noch bis zur Bahre !

Vom Abendrot zum Morgenlicht
Ward mancher Kopf zum Greise.
Wer glaubt's ? und meiner ward es nicht
Auf dieser ganzen Reise !

La testa canuta


La brina m'ha steso

un velo bianco sul capo;

e già mi credevo un vecchio

e me ne rallegravo.

Ma presto essa s'è sciolta;

ora ho di nuovo i capelli neri,

e detesto la mia giovinezza.

Ancora tanto lontana dalla bara!

Qualche testa è incanutita

da sera a mattino.

E la mia (chi lo crederebbe) non lo è

in tutto questo viaggio!

14. La testa canuta

La brina ha un candido mantel
sul capo mio versato.
Credetti vecchio d’esser già
e questo m’ha allietato.

Il sol lo sciolse via, però,
bruno son ritornato.

Quanto son triste per la gioventù,
quant’è lontan la tomba!

Tra l’alba e il sole del mattin
più d’un si fe’ canuto.
È strano, non accadde a me,
pur in sì lungo viaggio.

Die Krähe

Eine Krähe war mit mir
Aus der Stadt gezogen,
Ist bis heute für und für
Um mein Haupt geflogen.

Krähe, wunderliches Tier,
Willst mich nicht verlassen ?
Meinst wohl, bald als Beute hier
Meinen Leib zu fassen ?

Nun, es wird nicht weit mehr geh'n
An dem Wanderstabe.
Krähe, laß mich endlich seh'n
Treue bis zum Grabe !

 

La cornacchia


Una cornacchia era uscita

con me dalla città,

fino ad oggi non ha smesso

di svolazzarmi intorno.

Oh cornacchia, bizzarro animale,

non mi vuoi dunque abbandonare?

Pensi di avere presto

il mio corpo come preda?

Certo, non durerà più molto

il mio cammino.

O cornacchia, fa' ch'io veda finalmente

la fedeltà fino alla tomba.

15. La cornacchia

La cornacchia insieme a me
dalla città partiva
e sempre ha, fin d’allor
presso di me volato.

O cornacchia, strano augel
non mi vuoi più lasciare?
Del corpo mio vuoi forse tu
presto una preda fare?

Andare lungi non potrò
ramingo col bordone.
Cornacchia, resta, mostra ormai
costanza in sin la morte.

 

Letzte Hoffnung

Hie und da ist an den Bäumen
Manches bunte Blatt zu seh'n,
Und ich bleibe vor den Bäumen
Oftmals in Gedanken steh'n.

Schaue nach dem einen Blatte,
Hänge meine Hoffnung dran;
Spielt der Wind mit meinem Blatte,
Zittr' ich, was ich zittern kann.

Ach, und fällt das Blatt zu Boden,
Fällt mit ihm die Hoffnung ab;
Fall' ich selber mit zu Boden,
Wein' auf meiner Hoffnung Grab.

Ultima speranza


Qua e là si nota sugli alberi

qualche foglia colorata,

spesso mi fermo

lì davanti pensieroso.

Vedo una foglia,

vi appunto la mia speranza;

il vento gioca con la mia foglia,

io tremo da morire.

Ahimè, cade la foglia a terra,

con essa svanisce la mia speranza;

anch'io cado a terra,

e piango sulla tomba della mia speranza.

16. Ultima speranza

Qua e là sugli alberelli
rosse foglie vedi già
e, davanti agli alberelli,
mi sprofondo per pensar.

Guardo e appendo ad una foglia
la speranza del mio cor.
Con la foglia gioca il vento,
tremo in tutto il corpo, allor.

Se poi quella cade a terra
la mia speme crolla pur,
ed a terra cado io stesso,
piango morta la mia spe’

Im Dorfe

Es bellen die Hunde, es rasseln die Ketten;
Es schlafen die Menschen in ihren Betten,
Träumen sich manches, was sie nicht haben,
Tun sich im Guten und Argen erlaben;

Und morgen früh ist alles zerflossen.
Je nun, sie haben ihr Teil genossen
Und hoffen, was sie noch übrig ließen,
Doch wieder zu finden auf ihren Kissen.

Bellt mich nur fort, ihr wachen Hunde,
Laßt mich nicht ruh'n in der Schlummerstunde !
Ich bin zu Ende mit allen Träumen.
Was will ich unter den Schläfern säumen ?

In paese


Abbaiano i cani, stridono le catene;

dormono gli uomini nei loro letti,

sognano ciò che non hanno,

nel bene e nel male si ristorano;

e domani tutto sarà dimenticato.

Ma sÌ, hanno avuto la loro parte,

e sperano di trovare

il resto sul guanciale.

Scacciatemi pure, o cani che vegliate,

non fate ch'io riposi nella pace notturna!

Io, ho finito, io, di sognare:

che ci sto a fare fra coloro che dormono?

17. Nel villaggio

Abbaiano i cani, rintronano i ceppi
già dorme la gente tranquilla nei letti
e sognano, in molti, di quel che non hanno,
del bene e del male ristoro si danno.

E poi, di mattina, è tutto passato.
Ognun per sua parte, un poco ha goduto
e sperano, quanto lasciare fu d’uopo,
sul proprio cuscino trovarlo doman.

Latratemi ancora, o cani solerti,
che io non m’addorma in dolce risposo.
Già ogni mio sogno da tempo è finito:
fra questi dormienti che vale restare?

Der stürmische Morgen

Wie hat der Sturm zerrissen
Des Himmels graues Kleid !
Die Wolkenfetzen flattern
Umher im matten Streit.

Und rote Feuerflammen
Zieh'n zwischen ihnen hin;
Das nenn' ich einen Morgen
So recht nach meinem Sinn !

Mein Herz sieht an dem Himmel
Gemalt sein eig'nes Bild -
Es ist nichts als der Winter,
Der Winter kalt und wild !

 

Mattina tempestosa

 

Come ha lacerato la tempesta

il grigio velo celeste!

Svolazzano in debole lotta

i brandelli di nuvole.

E rossi bagliori di fuoco

s'accendono nel mezzo.

Ecco una mattina

davvero adatta a me!

Il mio cuore si riconosce

nel quadro celeste;

altro non è che inverno,

freddo e selvaggio inverno!

18. Mattina di tempesta

Com’ha squarciato il turbo
del cielo il grigio vel!
Gli stracci delle nubi
volando si scontrâr!

E traggon rosse fiamme
in furia tra di lor;
è questo il buon mattino
che solo fa per me!

Nel ciel l’imago sua
dipinta vede il cor:
niente altro che l’inverno,
con il suo freddo gel!

 

Täuschung

Ein Licht tanzt freundlich vor mir her,
Ich folg' ihm nach die Kreuz und Quer;
Ich folg' ihm gern und seh's ihm an,
Daß es verlockt den Wandersmann.

Ach ! wer wie ich so elend ist,
Gibt gern sich hin der bunten List,
Die hinter Eis und Nacht und Graus,
Ihm weist ein helles, warmes Haus.

Und eine liebe Seele drin. -
Nur Täuschung ist für mich Gewinn !

 

Illusione


Una luce danza lietamente davanti a me;

la seguo su e giù;

volentieri le tengo dietro, e capisco

come attiri il viandante.

Ahimè, chi è misero a tal punto,

si lascia ben sedurre dal miraggio,

che dietro ghiaccio, notte e orrore

gli mostra un chiaro e caldo focolare.

E, dentro, un'anima buona...

Solo l'illusione ancora mi sostiene!

19. Illusione

Un lume danza avanti a me,
lo seguo andar di qua e di là;
mi piace il corso suo seguir,
che ammalia e incanta il passegger.

Ahimè, chi è triste com’io son
gradisce andar dietro al fulgor,
che dopo il ghiaccio, buio, orror,
gli mostra un caldo focolar


e lì vicino un caro amor:
ma per me questa è un’illusion!

Der Wegweiser

Was vermeid' ich denn die Wege,
Wo die ander'n Wand'rer geh'n,
Suche mir versteckte Stege,
Durch verschneite Felsenhöh'n ?

Habe ja doch nichts begangen,
Daß ich Menschen sollte scheu'n, -
Welch ein törichtes Verlangen
Treibt mich in die Wüstenei'n ?

Weiser stehen auf den Straßen,
Weisen auf die Städte zu.
Und ich wandre sonder Maßen
Ohne Ruh' und suche Ruh'.

Einen Weiser seh' ich stehen
Unverrückt vor meinem Blick;
Eine Straße muß ich gehen,
Die noch keiner ging zurück.

Il segnale stradale


Perché evito i sentieri

battuti dagli altri viandanti,

e cerco passaggi nascosti

attraverso rupi innevate?

Non ho commesso nulla,

perché io debba evitare l'uomo;

quale assurda brama

mi spinge nei luoghi deserti?

Lungo le vie si levano segnali

guidano attraverso la città;

ed io mi dirigo altrove

senza pace, ma cerco pace.

Qui vedo un segnale,

fisso davanti a me;

devo prendere la via,

da cui mai nessuno è ritornato.

20. Il cartello stradale

Perché mai scarto il cammino
via dagli altri viaggiator?
Cerco tracce assai nascoste
tra nevosi picchi, su?

Non ho fatto ad alcun male
per cui debba altrui temer.
Cos’è questo desir folle
di cercar deserti pian?

Sulle vie stanno i cartelli,
additando le città:
ma io viaggio senza posa,
senza pace, che pur vo’.

Un cartello ho visto stare
saldo qui, davanti a me;
devo andar per una strada
donde mai nessun tornò.

 

Das Wirtshaus

Auf einen Totenacker
Hat mich mein Weg gebracht;
Allhier will ich einkehren,
Hab ich bei mir gedacht.

Ihr grünen Totenkränze
Könnt wohl die Zeichen sein,
Die müde Wand'rer laden
Ins kühle Wirtshaus ein.

Sind denn in diesem Hause
Die Kammern all' besetzt ?
Bin matt zum Niedersinken,
Bin tödlich schwer verletzt.

O unbarmherz'ge Schenke,
Doch weisest du mich ab ?
Nun weiter denn, nur weiter,
Mein treuer Wanderstab !

 

L'osteria


La mia strada

m'ha condotto a un cimitero;

qui voglio entrare,

ho pensato fra me.

Voi, verdi corone funebri,

potete far da segnale,

che invita gli stanchi viandanti

nel freddo ritrovo.

Sono tutte occupate

le camere, in questa casa?

Sono spossato, non mi reggo più,

son mortalmente ferito.

 

Crudele taverna,

mi vuoi proprio scacciare?

Avanti dunque, avanti,

o mio fedele bastone.

 

21. La locanda

Dentro ad un cimitero
la strada mi portò.
"Qui voglio soggiornare"
pensai allor tra me.

Le sue verdi corone
potrebbero invitar
gli stanchi viaggiatori
al fresco soggiornar.

Ma forse in questo ostello
è tutto pieno già?
Son stanco da cadere,
ferito a morte son.

Perché, oste spietato,
cacciare mi vuoi tu?
In marcia, allor, bordone!
Andare ancor, convien!

 

Mut

Fliegt der Schnee mir ins Gesicht,
Schüttl' ich ihn herunter.
Wenn mein Herz im Busen spricht,
Sing' ich hell und munter.

Höre nicht, was es mir sagt,
Habe keine Ohren;
Fühle nicht, was es mir klagt,
Klagen ist für Toren.

 

Lustig in die Welt hinein
Gegen Wind und Wetter !
Will kein Gott auf Erden sein,
Sind wir selber Götter !

Coraggio


Se la neve mi vola in faccia,

la scuoto via.

Se il cuore mi parla nel petto,

canto con voce chiara e allegra.

Non ascolto quel che mi dice,

non sento;

non avverto i suoi lamenti,

lamentarsi è da stolti.

Su con gioia per il mondo,

contro vento e intemperie!

Se non c'è nessun Dio sulla terra,

noi stessi siamo dei!

 

22. Coraggio!

Se mi sferza il volto il gel,
io giù lo scrollo.
Quando in petto parla il cor,
io canto allegro.

Quel che dice non lo so:
non ho più orecchie.
Il dolor non sento più:
piangono i folli.

Lieto per il mondo io vo,
tra nembi e vento!
Se gli dei qui non son più,
gli dei siam noi!

 

Die Nebensonnen

Drei Sonnen sah ich am Himmel steh'n,
Hab' lang und fest sie angeseh'n;
Und sie auch standen da so stier,
Als wollten sie nicht weg von mir.

Ach, meine Sonnen seid ihr nicht !
Schaut ander'n doch ins Angesicht !
Ja, neulich hatt' ich auch wohl drei;
Nun sind hinab die besten zwei.

Ging nur die dritt' erst hinterdrein !
Im Dunkel wird mir wohler sein.

 

Altri soli


Tre astri ho visto in cielo,

intensamente li ho osservati;

eran così immobili,

pareva non volessero allontanarsi da me.

Ahimè, non siete voi i miei soli!

Rivolgetevi a qualcun altro!

Già, un attimo fa ne avevo tre;

i due migliori sono tramontati.

Andasse via anche il terzo!

Al buio starò meglio.

 

23. Gli altri soli

Tre soli in ciel vidi levare,
li ho visti a lungo lì,
restare fissi, pur così
come attendendo proprio me.


Miei questi soli non son più
volete il volto altrui mirar.
Finor potea vederne tre:
ma i due più belli fuggîr già.

Sparisse il terzo sole, pur!
La notte è meglio assai per me!

Der Leiermann

Drüben hinterm Dorfe
Steht ein Leiermann
Und mit starren Fingern
Dreht er was er kann.

Barfuß auf dem Eise
Wankt er hin und her
Und sein kleiner Teller
Bleibt ihm immer leer.

Keiner mag ihn hören,
Keiner sieht ihn an,
Und die Hunde knurren
Um den alten Mann.

Und er läßt es gehen,
Alles wie es will,
Dreht, und seine Leier
Steht ihm nimmer still.

Wunderlicher Alter !
Soll ich mit dir geh'n ?
Willst zu meinen Liedern
Deine Leier dreh'n ?

 

L'uomo dell'organetto


Al limitare del paese

c'è un uomo con l'organetto;

con le dita indurite

gira la manovella.

Scalzo, sul ghiaccio

vacilla qua e là,

il piattello

resta sempre vuoto.

Nessuno l'ascolta,

nessuno lo vede,

e ringhiano i cani

intorno al vecchio.

Indifferente a tutto

lui gira, gira,

l'organetto

mai non tace.

Vecchio misterioso,

e se venissi con te?

Accompagneresti i miei canti

col tuo organetto?

 

24. Il suonatore d’organetto

In fondo a quel paese
col suo organetto sta:
che, con le secche dita,
fa, come può, suonar.

Sul ghiaccio, a piedi nudi,
vaga, di qua e di là:
sebbene il piatto resti
vuoto per lui, però.

Nessun lo vuole udire,
nessun lo guarda più:
ringhian persino i cani,
cacciando il vecchio fuor.

Ma lui lascia passare
tutto, siccome vuol:
suona, ed il suo organetto
mai non si ferma, inver.

O vecchio misterioso,
allor con te verrò?
Vuoi tu le mie canzoni
sull’organo suonar?

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