IL TURCO IN ITALIA (3 di 3)

 

Teatro Fraschini - Pavia

Venerdì 18 novembre 2016 – ore 21,00
Opera Lombardia

Gioachino Rossini
IL TURCO IN ITALIA
Dramma buffo in due atti su libretto di Felice Romani
prima rappresentazione:
Milano, Teatro alla Scala, 14 agosto 1814

LIBRETTO DELL'OPERA


PROGRAMMA e NOTE :


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Seguono immagini della serata:

Atto PRIMO
Atto SECONDO
Libretto


 
 

Libretto by Felice Romani

ATTO PRIMO
Prima scena

Luogo solitario fuori di Napoli: spiaggia di mare
Colle da un lato sparso di casini di campagna che si
vedono in lontananza, e di tende custodite da zingari.
Da un lato una parte della casa di Don Geronio.
(Una truppa di zingari è sul colle, un altra al piano,
tutti occupati a differenti uffici.)

CORO
Nostra patria è il mondo intero
e nel sen dell'abbondanza
l'altrui credula ignoranza
ci fa vivere e sguazzar.

ZAIDA
Hanno tutti il cor contento;
sol la misera son'io!
Ho perduto l'amor mio,
e nol posso più trovar

ALBAZAR
Consolatevi una volta,
divertitevi con noi.

Su...coraggio! tocca a voi
la canzone a cominciar.
(Entra il poeta.)

POETA
Ho da fare un dramma buffo
e non trovo l'argomento!
Questo ha troppo sentimento,
quello insipido mi par.

CORO
Nostra patria è il mondo intero
e nel sen dell'abbondanza
l'altrui credula ignoranza
ci fa vivere e sguazzar.

POETA
Come, zingari! per Bacco!
Gioia, canto, colazione!
Oh! che bella introduzione
ci sarebbe da cavar!

TUTTI
Nostra patria, ecc.
(Si allontanano, cantando.)

POETA
Ah! se di questi zingari l'arrivo
potesse preparar qualche accidente.
Che intrigo sufficiente
mi presentasse per un dramma intero!
Un bel quadro farei, tratto dal vero.
Abbandonar bisogna il pensier
sopra i capricci della bella Fiorilla:

hanno già messo in scena
dei poeti d'ogni razza,
sciocco marito, ed una moglie pazza.
Ecco appunto Geronio, che ha
la mania di farsi astrologare:
corro i zingari presto ad avvisare.
(Il poeta sale il colle e accenna agli zingari Geronio,
il quale entra da parte opposta.)

GERONIO
Vado in traccia di una zingara
che mi sappia astrologar:
che mi dica in confidenza
se col tempo e la pazienza
il cervello di mia moglie
potrò giungere a sanar.
Ma la zingara ch'io bramo
è impossibile a trovar.
Il cervello di mia moglie
è formato di tal pasta,
che un astrologo non basta
come è fatta ad indagar.
(Intanto scendono gli zingari con Zaida, e giunti al
piano, circondano Geronio.)

CORO
Chi vuol farsi astrologar?

GERONIO
Ecco appunto a me vicino
uno stuol di zingarelle.

CORO
Noi leggiamo nel destino,
noi leggiamo nelle stelle:
chi vuol farsi astrologar?

GERONIO
Zingarelle!

CORO
Qua la mano.

GERONIO
Aspettate.

CORO
Presto...

GERONIO
Piano.

ZAIDA
Siete nato...

GERONIO
Sì, in che giorno?

ZAIDA
Era il sol in capricorno.

GERONIO
Son garzone od ammogliato?

ZAIDA
Qua la fronte. Maritato.

GERONIO
Quando? Come vi accorgeste?

ZAIDA
Sotto il segno dell'ariete.

ZAIDA e CORO
Infelice!

GERONIO
Cos'è stato?

ZAIDA e CORO
Che fatal corbellazione!

GERONIO
Quel'è?

ZAIDA e CORO
Il segno del montone!

GERONIO
Eh! levatevi d'intorno!
Eh! toglietevi di qua!
Ah, mia moglie, san chi sono
fino gli zingari di piazza;
se tu segui a far la pazza
tutto il mondo lo saprà.

ZAIDA e CORO
(Che fatal costellazione!
Il montone!...ah, ah, ah!)

GERONIO
Eh! lasciatemi, buffone!
Eh! toglietevi di qua.
(Partono. Entra Fiorilla con varie sue amiche, tornando
da una passeggiata.)

FIORILLA
Non si dà follia maggiore
dell'amare un solo oggetto:
noia arreca, e non diletto
il piacere d'ogni dì.
Sempre un sol fior non amano
l'ape, l'auretta, il rio;
di genio e cor volubile
amar così vogl'io,
voglio cangiar così.
Non si dà follia maggiore
dell'amar un solo oggetto:
noia arreca, e non diletto
il piacer d'ogni dì.
(Intanto si vede passare una nave, la quale gittato in
mare un battello si fermerà sull'ancora. Il battello si
avvicina a terra recando Selim accompagnato da
turchi.)

CORO
Voga, voga, a terra, a terra.

FIORILLA
Un naviglio! Turco pare.

CORO
Dal travaglio avuto in mare
riposar potremo qua.

FIORILLA
In disparte ad osservare
noi starem chi approderà.
(Fiorilla si ritira. Poi approda il battello e sbarca Selim.)

CORO
E scordare il ciel d'Italia
ogni pena ci farà.

SELIM
Bella Italia, alfin ti miro,
vi saluto, amiche sponde;
l'aria, il suolo, i fiori, e l'onde
tutto ride e parla al cor.
Ah! del cielo, della terra
bella Italia sei l'amor.
(Fiorilla si fa vedere colla sua compagnia.)

FIORILLA
Che bel turco!
Avviciniamoci.

SELIM
Quante amabili donzelle!

FIORILLA
Anche i turchi non mi spiacciono.

SELIM
L'italiane son pur belle.

FIORILLA
Vo' parlargli.

SELIM
Vo' accostarmi.

FIORILLA e SELIM
E mi voglio divertir.

FIORILLA
Serva...

SELIM
Servo...

FIORILLA
(È assai garbato.)

SELIM
(Oh che amabile visetto!)
Son davvero fortunato
d'incontrar sì vago oggetto.

FIORILLA
Anzi è mio tutto il favore
d'incontrare un gran Signore
così pien di civiltà.

SELIM
(Son sorpreso.)

FIORILLA
(È già ferito.)

SELIM
(Che avvenenza!)

FIORILLA
(È nella rete.)

SELIM
Voi signora mi piacete.

FIORILLA
Non mi burli...

SELIM
In verità.

FIORILLA
(Con un poco di modestia
io so ben quel che si fa.)

SELIM
(Quell'amabile modestia
più gentil sembrar la fa.)

FIORILLA
Addio, Signore...

SELIM
Partite?

FIORILLA
Vo' passeggiando un poco.

SELIM
Che venga anch'io gradite?

FIORILLA
È troppo onor.

SELIM
(Che foco!)

FIORILLA
Ah!

SELIM
Carina! voi sospirate? Ah!

FIORILLA
Voi pure.

SELIM
Anch'io.

FIORILLA e SELIM
Perché?

SELIM
Perché una fiamma insolita
sento che avvampa in me.
(Fiorilla gli porge la mano,
che Selim stringe teneramente.)

FIORILLA e SELIM
Cara mano, al sen ti premo;
non ti voglio più lasciar.
(Non è più così difficile
questi turchi/queste donne a conquistar.)
(Partono; entrano Don Geronio, Narciso ed il poeta.)

GERONIO
Amici...soccorretemi, consigliatemi...
Io son fuori di me.

NARCISO
Perché? Che avvenne mai?

POETA
Che cosa c'è?

GERONIO
Io in questo punto io vidi
mia moglie con un turco.

POETA
Un turco!

NARCISO
(Infida!)

GERONIO
In casa mia lo guida
a prendere il caffè. Sien maledetti
tutti i turchi del mondo.

POETA
Un punto è questo
da farsi molto onore.

GERONIO
Io non mi curo
d'aver in casa mia
il gemmato turbante
di Selim Damelec.

POETA
(salta per allegrezza)
Che? Selim! Davvero!
L'amante della zingara! Per Bacco!

Questo arrivo improvviso
è un bel colpo di scena...
Il dramma è fatto.
Apollo, ti ringrazio.

NARCISO
È matto.

GERONIO
È matto.

POETA
Un marito-scimunito!
Una sposa-capricciosa!
No: di meglio non si dà.

GERONIO (adirato)
Mio signor, che burla è questa?
Mi rispetti, o che la testa
qualchedun le romperà.

POETA
Un galante supplantato
da un bel turco innamorato!
Oh! che intreccio che si fa!

NARCISO (sdegnato)
Per chi intende di parlare?
Non ci venga ad insultare,
o con me da far l'avrà.

POETA (ora all'uno, ora all'altro)
Ma signor, per chi si scalda?
Ma signor, per chi s'infiamma?

Sceglier voglio per un dramma
l'argomento che mi par.

GERONIO
Scelga pure un argomento
che ai miei pari non s'adatti
e i mariti non maltratti
che san farsi rispettar.

NARCISO
Lasci vivere i galanti,
e non badi al loro stato;
o un poeta bastonato
io farò nel dramma entrar.

POETA
Atto primo -
il marito coll'amico...
Scena prima -
moglie...turco...grida...marito...
No, di meglio non si dà.

GERONIO e NARCISO
Atto primo, scena prima -
il poeta per l'intrico
dal marito e dall'amico
bastonate prenderà.

Scena seconda

Appartamento elegantemente ammobiliato in casa di Don Geronio.
Sofà, tavolino, sedie, ecc.
(Fiorilla entra, accompagnata da Selim. Lei dà ordini ad
un servo che parte.)

FIORILLA
Olà, tosto il caffè.
Sedete.

SELIM
(si siede)
Ammiro di questo gabinetto
i ricchi arredi;
ma per sì gran beltà
come la vostra un tempio ci vorria,
e ne avreste un magnifico
in Turchia.

FIORILLA
Qualche serraglio forse?
È ver che i turchi
sono tanto gelosi?

SELIM
Ah! se un tesoro
possedessero eguale,
della lor gelosia sarian scusati;
vi amerebbero più
che non crediate.

FIORILLA
Ecco il caffè.

SELIM
(Non posso più.)

FIORILLA
(versa e porge)
Prendete.

SELIM
(Che mano delicata!)

FIORILLA
Lo zucchero è bastante?

SELIM
(Che maniera elegante!
Che begli occhi, e che foco
in lor scintilla!)

FIORILLA
A che pensate mai?

SELIM
Penso a Fiorilla.

FIORILLA
(Il turco è preso.)
Quante donne amaste?
Quante vorreste averne?

SELIM
Una ne amai.
Né voleva amar più.
Ma presso a voi sento
ch'è forza ancor arder d'amore.
Deh! se gradir l'affetto mio

volete l'unica del mio cor
fiamma sarete.

FIORILLA
Siete turchi, non vi credo:
cento donne intorno avete:
le comprate e le vendete
quando spento è in voi l'ardor.

SELIM
Ah! mia cara, anche in Turchia
se un tesoro si possiede
non si cambia, non si cede,
serba un turco anch'ei l'amor.
(Entra Don Geronio.)

GERONIO
Ecco là, da soli a soli!
Che mi tocca a sopportare?
È permesso? si può entrare?
Sperar posso un tal favor?

SELIM
Che pretende quell'ardito?

FIORILLA
Vi calmate: è mio marito.

SELIM
(balza in piedi e snuda un pugnale)
Il marito...indietro...presto.

GERONIO
Come?...ahimè...
Che tratto è questo?

SELIM
Il marito! indietro...

GERONIO
Aiuto!

FIORILLA
Compatite: è qui venuto,
poverino, a farvi onore.

SELIM
Non mi fido.

GERONIO
Sì, signore.
(Narciso entra e sta in disparte.)

NARCISO
(Cielo, che vedo?) L'incostante
già del turco è fatta amante.)

FIORILLA
E domandavi il favore
di baciarvi...

GERONIO
Sì, signore.

FIORILLA
La zimarra...poverino...

GERONIO
La zimarra, sì signore,
presto, presto, presto qua.

(Fiorilla costringe il marito a baciar la vesta del turco.)

SELIM
Io stupisco, mi sorprende,
son gl'italici mariti
più dei turchi assai compiti,
sono pieni di bontà.

FIORILLA
(Oh! che scena!) Dite bene:
(vecchio stolido!) i mariti
(me la godo) son compiti.
Sono pieni di bontà.

NARCISO
Ah! lo vedo, i torti miei,
sventurato, son compiti.
Giusto amor! deh! sian puniti
tanti oltraggi che mi fa.

GERONIO
(Maledetto!) Dite bene:
(ah! pettegola!) i mariti
(crepo, schiatto) son compiti,
sono pieni di libertà.

NARCISO
(si avanza e parla a Geronio)
Come! sì grave scorno
soffrir potete in pace?

SELIM
Che vuol da voi l'audace?

GERONIO
Nulla.

FIORILLA
Che mai pretende?

GERONIO
Niente.

FIORILLA
Che dire intende?

SELIM
Nol voglio in mia presenza.

GERONIO
Politica!...prudenza.

NARCISO
Sentite!

SELIM
Qua.

FIORILLA
Via, su.

GERONIO
Ma sono stufo ormai
che non ne posso più.

SELIM
(parla a Fiorilla in disparte)
Teco parlar vorrei,
t'attendo in riva al mar.

(Costor mi fan dispetto,
è meglio uscir di qua.)
(Comincia a partire, poi torna.)

SELIM
(a Fiorilla, sottovoce)
Ma pria di lasciarvi
volgetemi almeno
il ciglio sereno,
un guardo d'amor.
(Que' due seccatori
l'assediano ognor.)

FIORILLA
(a Selim, sottovoce)
Ma pria di lasciarmi
volgetemi almeno
il ciglio sereno,
un guardo d'amor.
(Que' due seccatori
si rodano il cor.)

NARCISO
(a Geronio, sottovoce)
Dovreste mostrarvi
men debole almeno:
mirate, son pieno
per voi di rossor.
(Mi straziano l'alma
lo sdegno e l'amor.)

GERONIO
(a Narciso, sottovoce)
Non posso spiegarvi
la rabbia che ho in seno:
son tutto veleno,
son tutto furor.

(Ma pure mi calma
del turco il timor.)
(Partono Selim, Fiorilla, Narciso. Geronio, lasciato solo,
passeggia su e giù. Entra il poeta.)

GERONIO
(Un vecchio far non può
maggior follia che una moglie
pigliar che giovin sia.)
Poeta, non ti sembra
ch'io meriti pietà?
Qui l'ho sorpresa
vagheggiata dal turco,
ed il bestione
ammazzar mi volea.

POETA
Bene!

GERONIO
Che dici?
Mi astrinse, per placarlo,
a baciargli il vestito.

POETA
Oh! il bel terzetto!

GERONIO
E qui restava ancor
se Don Narciso non arrivava
a tempo e non prendeva
giusta difesa d'oltraggiato sposo.

POETA
Che scena!
Che quartetto prezioso!

GERONIO
Ma di che vai parlando?
Io non t'intendo.

POETA
Scusate: disponendo
stavo un dramma burlesco.
Or che pensate di dire
a vostra moglie?

GERONIO
Oh! s'ella fosse docil
com'era la mia prima sposa!
Le mie ragioni far valer potrei,
ma il rovescio è costei
della medaglia.

POETA
È tal perché in voi trova
un uom di paglia.
(Il poeta esce.)

GERONIO
Il poeta ha ragione.
È la pazienza la virtù de' somari.
Alfin son'io che devo comandare
in casa mia. O quel turco,
o mia moglie vada via...
(Entra Fiorilla.)

FIORILLA
(E Geronio ancor qui!
Cattivo incontro! Sarò costretta
per un quarto d'ora ad ascoltar
precetti di morale.)

GERONIO
(Eccola: gravità.)

FIORILLA
(Predichi quanto vuol:
tacer dovrà.)

GERONIO
Quanti bocconi amari
mi si fanno inghiottir!

FIORILLA
Con chi l'avete?

GERONIO
Con una donna pazza,
bizzarra, capricciosa,
che per disgrazia
a Don Geronio è sposa.

FIORILLA
Di voi mi dolgo anch'io
per la ragione
che vi siete cambiato.

GERONIO
Io!

FIORILLA
Ve lo provo.
Amabil come un dì
più non vi trovo.

GERONIO (con ironia)
Per piacere alla signora
che ho da far saper vorrei.

FIORILLA
Voi dovete ognor tacere,
mai di nulla sospettar.

GERONIO
Ma se ascolto...

FIORILLA
Si fa il sordo.

GERONIO
Ma se vedo...

FIORILLA
Si fa il cieco.

GERONIO
No, signora, non l'accordo,
vo' vedere, e vo' parlar.

FIORILLA
Passerete per balordo,
vi farete corbellar.

GERONIO
Alle corte, in casa mia
non vo' turchi né italiani,
o mi scappa...

FIORILLA
(ironia)
Che pazzia!

GERONIO
Qualche cosa dalle mani...

FIORILLA
(con finta tenerezza)
Via carino, vi calmate!

GERONIO
Come! ancora mi burlate?

FIORILLA
No, mia vita, mio tesoro,
se vi adoro ognun lo sa.
Voi crudel mi fate oltraggio!
Mi offendete!

GERONIO
(Addio, coraggio.)

FIORILLA
Voi vedete il pianto mio
senza aver di me pietà.

GERONIO
No, Fiorilla. V'amo anch'io
egualmente, ognun lo sa.

FIORILLA
Ed osate minacciarmi,
maltrattarmi, spaventarmi!

GERONIO
Perdonate...

FIORILLA
Mi lasciate.

GERONIO
Fiorilletta!

FIORILLA
Vo' vendetta.

GERONIO
Fiorillina!

FIORILLA
Via di qua.
Per punirvi aver vogl'io
mille amanti ognor intorno,
far la pazza notte e giorno,
divertirmi in libertà.
(Con marito di tal fatta
ecco qui come si fa.)

GERONIO
(Ah! lo dico, nacque matta,
e più matta morirà.)
(Partono.)

Scena terza

Spiaggia di mare, ecc. come nella scena prima.
(Gli zingari sono occupati a diversi uffici.)

CORO
Gran meraviglie ignote al sole
udir chi vuole, chi vuol mirar?

ZAIDA
Il passato ed il futuro
chi desia di penetrar?
Non v'è arcano tanto oscuro
ch'io non possa disvelar.

CORO
Gran meraviglie, ecc.
(Entra Selim, poi il poeta.)

SELIM
Per la fuga è tutto lesto;
buono il vento e cheto il mar;
impaziente io qui m'arresto
la mia bella ad aspettar.

POETA
(Qui è Selim! senza conoscerlo
Zaida ad esso s'avvicina.)

ZAIDA
Dalla zingara indovina
chi vuol farsi astrologar?

SELIM
Zingarella, vieni avanti:
che ti dicono i pianeti?

ZAIDA
Ah qual voce!...qual sembiante!
Non ho forza di parlar.

POETA
(Or si fa lo scoprimento,
vi sarà uno svenimento,
vo' un sedile a preparar.)

SELIM
Che t'annunzia la mia sorte
di funesto e duro tanto,
che sugli occhi quasi il pianto
io ti veggo tremolar?

ZAIDA
Per ingiusta gelosia
veggo Zaida tratta a morte;
però t'ama e sol desia
di poter con te tornar.

SELIM
Dove vive l'infelice?
Ma...non erro...Zaida bella!

ZAIDA
Sì signor, io sono quella!

SELIM
Vieni a me, mio caro bene.

ZAIDA e SELIM
Ecco il fin delle mi pene,
sola mia felicità!

POETA
(V'è sedile e non si sviene,
colle regole non va.)
(Entra Narciso, poi Fiorilla colla faccia coperta da un
velo, e in ultimo Geronio.)

NARCISO
Perché mai se son tradito,
crudo amor, il cor m'accendi?
O l'amante alfin mi rendi,
o mi dona libertà.

CORO
Evviva d'amore
il foco vitale,
delizia del core,
del mondo piacer.

FIORILLA
Chi servir non brama Amor
s'allontani, io l'ho con me:
per domar superbo core
arco e face amor mi diè.

SELIM
Che bel canto! che presenza!

GERONIO
Qui mia moglie ha da venire,
voglio fare...voglio dire...
Se la trovo sentirà.

FIORILLA
Vago e amabile straniero!

SELIM
Bella ninfa!

GERONIO
(Chi s'appressa?)

NARCISO
(Par Fiorilla.)

GERONIO
(È dessa, è dessa.)

POETA
(Qui Geronio, qui l'amante.)

SELIM
Deh, scoprite il bel sembiante.

ZAIDA
(Siam da capo;
è già cambiato.)

SELIM
Vi scoprite.

FIORILLA
Infido, ingrato!
Così m'ami? guardami.
(Si toglie il velo, e tutti coloro che erano accorsi a
vedere gridano.)

TUTTI
Ah!

FIORILLA, ZAIDA, GERONIO, NARCISO
Ah! che il cor non m'ingannava,
certi sono i torti miei.
Io mi sento in faccia a lei
dallo sdegno lacerar.

SELIM
Ah! che il cor non m'ingannava,
osservava i passi miei,
io non oso in faccia a lei
per vergogna il ciglio alzar.

POETA
Questa scena ci mancava
per compire i versi miei:
vi è sorpresa a cinque, a sei,
gran finale si può far.

ZAIDA (si volge a Fiorilla)
Vada via, si guardi bene
di cercar l'amante mio.

FIORILLA
Quel Signor non le appartiene.
Qui con lui restar vogl'io.

SELIM
Ma sentite...vi calmate.

NARCISO
Voi che dite? non parlate?

GERONIO
Presto a casa, a casa presto.

ALBAZAR
Che disordine è mai questo?

POETA
Oh! che scena singolar!

ZAIDA
Lo vedremo, lo vedremo...

FIORILLA
A veder ci sarem due.

ZAIDA
Mia signore, non la temo...

FIORILLA
Le civette pari sue...

ZAIDA
Le pettegole sue pari...

FIORILLA e ZAIDA
...saprò bene castigar.
(Quasi si azzuffano.)

ZAIDA
Come! come! a me pettegola!

FIORILLA
(Oh! cospetto! a me civetta!)

ZAIDA
Sei tu sola la pettegola...

FIORILLA
Sei tu sola la civetta.

FIORILLA e ZAIDA
Frasca, sciocca, impertinente...
Che maniera di parlar!

SELIM
(le divide)
Cosa fate? Olà placatevi!

GERONIO
Quale sdegno...qual furore!

NARCISO
Ma Fiorilla vergognatevi...
Zaida, oibò! non hai rossore?
Deh parlate colle buone,
non vi state a cimentar.

POETA
Seguitate...via...bravissime...
qua...là...bene; in questo modo...
azzuffatevi, stringetevi,
graffi...morsi...me la godo...
Che final...che finalone!
Oh che chiasso avrà da far!

TUTTI GLI ALTRI
Quando il vento improvviso sbuffando
scuote i boschi e li spoglia di fronde,
quando il mar in tempesta mugghiando
spuma, bolle, flagella le sponde,
meno strepito fan di due femmine
quando sono rivali in amor.


tratto da http://www.murashev.com/opera/Il_turco_in_Italia_libretto_Italian_Act_1


ATTO SECONDO

Scena prima

Camera in una locanda.
Tavolini con lumi, ecc.
(Don Geronio ed il poeta sono seduti. Bevono.
Entra Selim.)

SELIM
A proposito, amico,
senza molto cercarti
io qua ti trovo.
Gran cose debbo dirti.

POETA
(Intrigo nuovo.)

GERONIO
E grandi cose anch'io
bramava dirti appunto.

POETA
(Io mi ritiro
per schivar ogn'impegno,
e notar tutto.)
(Si ritira.)

SELIM
Io t'ascolto.

GERONIO
Parlate.

SELIM
Ebben, possiam seder.
Quanti anni sono
che con donna Fiorilla
vi uniste in matrimonio?

GERONIO
Fra poco saran sei.
(Calma, Geronio.)

SELIM
Amor che passa un lustro
deve stancar assai.

GERONIO
Di fatti io sono
stanco, ma stanco molto.

SELIM
E il matrimonio
è un gran peso fra voi.

GERONIO
Lo sa ciascuno
che lo sente sul dorso.

SELIM
Io vengo, amico
ad offrirvi un rimedio,
a cavarti d'impaccio;
e non dovrai per la risposta tua
faticar molto.

GERONIO
Ma...come...vi spiegate.

SELIM
Odi.

GERONIO
V'ascolto.

SELIM
D'un bell'uso di Turchia
forse avrai novella intesa:
della moglie che gli pesa
il marito è venditor.

GERONIO
Sarà l'uso molto buono,
ma in Italia è più bell'uso:
il marito rompe il muso
quasi sempre al comprator.

SELIM
Anche questo sarà buono,
ma fra noi non deve entrare.

GERONIO
Anzi questo più di quello
mi conviene d'abbracciare.

SELIM
Ma perché?

GERONIO
Le nostre usanze
piace a me serbare ancor.

SELIM
(Non è poi cotanto sciocco
come voglion ch'egli sia.)

GERONIO
(Su, giudizio, testa mia.)

SELIM e GERONIO
Qui ci vuol prudenza e cor.

SELIM
Se Fiorilla di vender bramate,
senza fare più lungo discorso,
io la compro e il denaro vi sborso
da comprarne al bisogno anche tre.

GERONIO
Signor Turco, l'ho detto e lo ripeto,
io non vendo mia moglie a persona,
e perciò sia cattiva, o sia buona,
io...mia moglie la tengo per me.

SELIM
(Maledetto!) Ma pensi...

GERONIO
Ho pensato.

SELIM
Lei si scalda.

GERONIO
Mi scaldo sicuro.

SELIM e GERONIO
(Un cervello più strano e più duro
io scommetto che al mondo non è.)

SELIM
Non volete?

GERONIO
No, cospetto.

SELIM
Ricusate?

GERONIO
Si, ricuso.

SELIM
Voglio averla a tuo dispetto.

GERONIO
Non l'avrà.

SELIM
Conosco altr'uso.

GERONIO
E sarebbe?

SELIM
D'involarla.
Ed invece di pagarla
il buffone, che s'oppone,
per far presto, d'ammazzar.

GERONIO
Ma dovrebbe paventare
ch'ella invece d'ammazzare
succedesse - che dovesse
ammazzato qui restar.

SELIM e GERONIO
Ci vedremo in altro loco.
E saranno coltellate
e saranno schioppettate,
e vedrà che non mi lascio
da minacce spaventar.
(Escono da parti opposte. Entra Fiorilla con il coro.)

CORO
Non v'è piacer perfetto
se nol procura amor.
De' giochi e del diletto
amore è genitor.

FIORILLA
Se lo zefiro si posa
a carezzare un fior,
se va da giglio a rosa
vaga farfalla ognor,
farfalla e zefiretto
move il poter d'amor.

CORO
De' giochi e del diletto
amore è genitor.

FIORILLA
Quando di primavera
ride il primo albor,
quando natura intera
riveste il primo onor,
è l'aura del diletto
che sparge in terra amor.

CORO
De' giochi e del diletto
amor è genitor.

FIORILLA
Che turca impertinente!
Osa a Fiorilla l'amante disputar!
Saprò ben io vendicarmi di lei:
voglio che sia presente
al mio trionfo. Ad ogni costo
di quella sciocca abbasserò l'orgoglio.
Abbia il suo turco
poi che non lo voglio.
Io l'ho fatta invitar a quest'albergo
a nome di Selim; venga,
e vedremo di noi
chi vincerà.
(Zaida fa per entrare.)

ZAIDA
Scusate...errai...

FIORILLA
Entrate, entrate pure:
io vi invitai.

ZAIDA
(entra)
Voi!

FIORILLA
Sì: fra pochi istanti
qui vedrete Selim.
Sul cor di lui non voglio
che la vostra lontananza
m'apporti alcun vantaggio.
Ora dovremo disputarselo
in pace: sceglierà di noi due
chi più gli piace.

ZAIDA
Inutile è la scelta
dove parla il dovere
e parla amore.

FIORILLA
Tutto, tutto, si sa,
cede all'amore.
Ecco appunto Selim.
(Entra Selim.)

SELIM
Trovarvi sola finalmente
io credea, bella Fiorilla,
ma non potete
star sola un momento.

FIORILLA
Sarete più contento,
quando tutti osservati
avrete i convitati.

SELIM
Zaida!

ZAIDA
Infedel!

SELIM
Ma...come...in questo albergo...
Che vuol dir ciò?

FIORILLA
Questa locanda onora
di sua bella presenza,
per veder se a me date
o a lei la preferenza.
Decidete.

ZAIDA
Parlate.

SELIM
In gran cimento mi mettete.

ZAIDA
Perfido! ah intendo!
De' miei torti io stessa
qui venni spettatrice.

SELIM
Ah, no!
(Zaida parte.)

FIORILLA
Partite dunque con lei!

SELIM
Addio...
(Mi lascia andar!)

FIORILLA
(Davvero ei parte!)

SELIM
(Politica ci vuol.)

FIORILLA
(Ci vuol dell'arte.)

SELIM
(come parlando fra sé)
Credete alle femmine
che dicon d'amarvi!
Di un nulla si sdegnano,
minaccian lasciarvi.
Di donna l'amore
è un foco che more
appena brillò.

FIORILLA
(come parlando fra sé)
Credete a quest'uomini
che avete d'intorno!
Per tutte sospirano,
non amano un giorno.
Son l'aura d'estate
che più non trovate
appena spirò.

SELIM
È ingiustizia lamentarsi
se si sprezza un cor fedele.

FIORILLA
(si avvicina un poco)
Bella cosa allontanarsi
per non dir che si è infedele.

SELIM
Io nol sono.

FIORILLA
A voi non parlo.

SELIM
Come?

FIORILLA
No.

SELIM
Parea di sì.

FIORILLA
In Italia certamente
non si fa l'amor così.

SELIM
In Turchia sicuramente
non si fa l'amor così.

FIORILLA e SELIM
(Ma se dura la questione
prende foco, e se ne va.
Si discorra colle buone
ed allor si placherà.)

SELIM
Dunque sperar non posso!

FIORILLA
Dunque schernita io sono!

SELIM
La vostra man...
(Offre di baciarla.)

FIORILLA
Non posso.

SELIM
Idolo mio, perdono!

FIORILLA
Lo meritate?

SELIM
Io v'amo.

FIORILLA
E mi amerete?

SELIM
Ognor.

SELIM e FIORILLA
Tu m'ami, lo vedo,
mi fido, ti credo;
ma torna, mia vita,
a dirmelo ancor.
Se infido/a ti sono,
se mai t'abbandono
sia sempre la pace
straniera al mio cor.

(Partono. Entra Don Geronio, seguito dal poeta, poi
Narciso in disparte.)

POETA
Fermate.

GERONIO
Cosa c'è?

POETA
Gran novità.

GERONIO
Spiegati.

POETA
È preparato, amico,
un rapimento.

GERONIO
Che dici?
E il vero io sento?

NARCISO
(È partita Fiorilla, e qui costoro!
Che fanno?
Udiamo un poco.)

POETA
Ad un festino Fiorilla
deve andar: ivi l'attende
mascherato Selim,
che di ridurla spera
a partir per la Turchia.

NARCISO
(Che ascolto?)

GERONIO
Me infelice! O moglie mia!

POETA
Udite. A Zaida io corsi
tutto a narrar:
vestita al par di lei
ella al festino andrà;
tal che Fiorilla colla maschera
al volto sembrerà.
Voi da turco dovete entrar colà.

GERONIO
E allora?

POETA
Allor potrete
l'ingannata Fiorilla...

GERONIO
Ho inteso...andiamo...
più tempo non perdiamo.

POETA
Eh! non temete. L'ultimo
a comparir Selim sarà:
molti de' nostri amici
onde tenerlo a bada
troverà per la strada.
Andate intanto a procacciarvi
maschera e vestito.

GERONIO
Io corro.
(Parte.)

POETA
(Il dramma è già compito.)

Scena seconda

Sala illuminata per festa da ballo
Maschere, ballerini, ballerine
(Entra Fiorilla.)

FIORILLA
E Selim non si vede!
Fra tanta gente ancora
non lo posso trovar...
Ove sarà!
(Entra Narciso.)

NARCISO
(Quella è Fiorilla.)

FIORILLA
Oh appunto, eccolo qua.
Selim...

NARCISO
Fiorilla...

FIORILLA
E tanto aspettar
mi faceste?

NARCISO
Perdonate...

FIORILLA
Datemi il braccio,
e meco passeggiate.
(Si perdono tra la folla.
Entra Zaida seguita da Selim.)

SELIM
Cara Fiorilla mia,
perché tacete?
Forse sdegnata siete
perché venni un po' tardi?
Mille maschere intorno
io mi trovai...

ZAIDA
Disimpegnarvi almeno
dovevate più presto.

SELIM
Eh via! perdono...
Fiorilla...

ZAIDA
(Ah traditor!
Son tutta in foco.)

SELIM
Prendete il braccio
e passeggiamo un poco.
(Si perdono anch'essi.)

GERONIO
Eccomi qui. La prima volta
è questa che in maschera
mi trovo ad un festino.
Povero Don Geronio!
Maledetto l'amore, e il matrimonio.
(Fiorillo torna con Narciso.)

Ma che vedo!
Fiorilla è già arrivata
e già seco è Selim.
(Da parte opposta arrivano Zaida e Selim.)
Ma...come? un altro Selim
qui vedo, e quella pur
mi sembra Fiorilla...
Che pasticcio è questo qua?
Quale di lor la moglie mia sarà?
Oh! guardate che accidente!
Non conosco più mia moglie!
Egual turco, eguali spoglie,
tutto egual...che farò?

NARCISO
No, partir di qui non posso
senza voi, Fiorilla mia.

ZAIDA
Ma comprendere non posso
qual sarà la sorte mia.

GERONIO
Non conosco più mia moglie;
che risolvo, che farò?

SELIM
Deh! seguitemi in Turchia.
La mia sposa vi farò.

FIORILLA
Persuadermi il cor vorria.
Ma risolvermi non so.

GERONIO
Non conosco più mia moglie, ecc.

SELIM
(Deh! seconda amor pietoso
i bei voti del cor mio.)
Ah! se caro a te son io
altro ben bramar non so.

NARCISO
(Deh! seconda amor pietoso
l'innocente inganno mio.)
Ah! se cara a te son io
altro ben bramar non so.

FIORILLA e ZAIDA
(Deh! raffrena amor pietoso
tanti affetti del cor mio.)
Ah! se caro a te son io
altro ben bramar non so.

GERONIO
Son davvero un bello sposo;
non capisco più qual sia
di lor due la sposa mia;
parlar deggio sì, o no?

SELIM e NARCISO
Dunque seguitemi.

GERONIO
Io resto attonito.

FIORILLA e ZAIDA
Ebben son teco.

GERONIO
Divento cieco.

SELIM, NARCISO, FIORILLA, ZAIDA
Andiamo.

GERONIO
Partono!
Ferma, alto là...

SELIM
Cosa domanda?
Cosa desia?

ZAIDA
Ai fatti suoi attento stia.

NARCISO
Geronio è questo: venite presto.

FIORILLA
Ah! ah! ho capito; è mio marito.

GERONIO
Qui resterete, non partirete;
voglio mia moglie che qui si sta.

FIORILLA e ZAIDA
È qui sua moglie?

SELIM, NARCISO, FIORILLA, ZAIDA
Diventa pazzo!

GERONIO
Voglio mia moglie
che qui si sta.

CORO
Quale schiamazzo!

TUTTI
In altro loco
la troverà.

GERONIO
Alto! nessuno
se n'anderà!

SELIM, NARCISO, FIORILLA, ZAIDA
Questo vecchio maledetto
potria dar di noi sospetto;
zitti, zitti andiam fuori
pria che n'abbia a cimentar.

GERONIO
Ah! Turcaccio maledetto!
Fremo d'ira e di dispetto;
ma sentitemi signori,
ma lasciatemi parlar.

CORO
Zitto, zitto, andate fuori:
non ci state ad insultar.
(Le due coppie cercano di uscire, ma Don Geronio,
fuori di sé, si scaglia fra loro per opporsi.)

SELIM, NARCISO, FIORILLA, ZAIDA
Egli è pazzo...lo sentite?
(Ci conviene di scappare.)
Ah! fermate...impedite...
(Idol mio, non dubitare.)
Non è quella; non è questa...
Lei s'inganna: è la sua testa
che l'immagina fra lor.

GERONIO
Non son pazzo! ma sentite...
Mi volete assassinare...
Vo' mia moglie, mi capite...
Ma lasciatemi parlare...
sarà quella; sarà questa...
Questa, quella...Ja mia testa
non può scegliere fra lor.

CORO
Siete pazzo...ma sentite...
Non si viene a disturbar...
Lei s'inganna; è la sua testa
che l'immagina fra lor.
(Selim e Zaida partono da un lato. Narciso e Fiorilla
dall'altro. Poi parte il coro, lasciando solo Don Geronio.)

Scena terza

Spiaggia come nell'atto primo.
Nel fondo si vede i marinari turchi che si dispongono<
alla partenza.
(Entra Fiorilla, poi Don Geronio torna col poeta.)

FIORILLA
Sì, mi è forza partir:
non ho coraggio di presentarmi a lui.
Grave è il mio torto.
Questa vicina al porto spiaggia
rimota provveduta è sempre di battelli
che vengono, e che vanno
da Napoli a Sorrento...
È qui...la nave è quella di Selim.
Non fossi a questa spiaggia
approdata mai, nave funesta!

POETA
Miratela: sospira.

GERONIO
Ella è pentita,
è pentita davver.

POETA
Non vel dicea?
Perché state indeciso?
Andate innanzi!

FIORILLA
Geronio! come qui!
Par che s'avanzi.

GERONIO
Fiorilla poverina!

FIORILLA
Mi guarda e si avvicina.

POETA
V'ha scoperto,
e vi mira.

FIORILLA
(In mio favore, chi sa?
forse gli parla il primo amore.)
Son la vite sul campo appassita
che del caro sostegno mancò.

GERONIO
Io son l'olmo a cui venne rapita
la sua vite, ed ignudo restò.

POETA
Il cultore son io di buon cuore,
che di nuovo congiunger li può.

FIORILLA, GERONIO, POETA
D'intorno mi/vi gira,
mi/vi guarda, e sospira.
Facciamoci/fatevi avanti,
pentita/placato mi par.

GERONIO
Cara vite...

FIORILLA
Olmo diletto...

POETA
O che bella allegoria!

GERONIO
Al mio tronco...

FIORILLA
All'ombra mia...
Tu potresti ritornar.

POETA
Il final non può sbagliar.

FIORILLA, GERONIO
Torna sì fra queste braccia.

FIORILLA
Olmo caro, a verdeggiar.

GERONIO
Cara vite, a verdeggiar.

POETA
Bravi, sì, buon prò vi faccia!
Nulla al dramma può mancar.
(Entrano Selim, Zaida, zingari, zingare, turchi,
ed in ltimo Narciso.)

CORO
Rida a voi sereno il cielo,
sian per voi tranquilli i venti,

e vi portino contenti
nella patria a respirar.

SELIM
Cara Italia, io t'abbandono,
ma per sempre in cor t'avrò.
Che per te felice io sono
ogni dì rammenterò.

ZAIDA
Vien Fiorilla. Già con lei
Don Geronio ha fatto pace.

POETA
Ecco il turco...non vorrei...
Quest'incontro mi dispiace.

FIORILLA (piano a Geronio)
Non lo posso più vedere...

GERONIO (piano a Fiorilla)
Un saluto per dovere...
Poi va ben piantarli qua.

SELIM
Perdonate i nostri errori.

ZAIDA, GERONIO, FIORILLA
Perdonati già vi sono.

NARCISO
Permettetemi, signori,
che vi chieda anch'io perdono!
Ah l'esempio che mi date
ben correggermi saprà.

POETA
È l'intreccio terminato,
lieto fine ha il dramma mio.
E contento qual son io
forse il pubblico sarà.

TUTTI
Restate contenti:
felici vivete,
e a tutti apprendete
che lieve è l'error,
se sorge da quello
più bello l'amor.
(Selim e Zaida, salutati dagli altri, si appressano alla
marina per imbarcarsi. Intanto cala il sipario.)

FINE

tratto da http://www.murashev.com/opera/Il_turco_in_Italia_libretto_Italian_Act_2

 

 
Atto PRIMO
Atto SECONDO
Libretto

 

Note:

Le foto sono scattate con:
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20 Megapixel, Zoom 42X, 3200 ISO, LCD ad Angolazione Variabile e rigorosamente non hanno subito nessuna post elaborazione.


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