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          Atto secondo 
           
          La camera di Scarpia al piano superiore del 
          Palazzo Farnese.  
          Tavola imbandita. Un'ampia finestra verso il cortile del Palazzo. È 
          notte. 
           
            
          SCARPIA  
          (è seduto alla tavola e vi cena.  
          Interrompe a tratti la cena per riflettere.  
          Guarda l'orologio: è smanioso e pensieroso)  
           
            
          Tosca è un buon falco!...  
          Certo a quest'ora  
          i miei segugi le due prede azzannano!  
          Doman sul palco  
          vedrà l'aurora  
          Angelotti e il bel Mario al laccio  
          pendere.  
          (suona - entra Sciarrone)  
          Tosca è a palazzo?...  
           
            
          SCIARRONE  
          Un ciambellan ne uscia  
          pur ora in traccia...  
           
          SCARPIA  
          (accenna la finestra)  
          Apri. - Tarda è la notte...  
          (dal piano inferiore - ove la Regina di Napoli, Maria Carolina,  
          dà una grande festa in onore di Melas –  
          si ode il suonare di un'orchestra)  
          Alla cantata ancor manca la Diva,  
          e strimpellan gavotte.  
          (a Sciarrone)  
          Tu attenderai la Tosca in sull'entrata;  
          le dirai ch'io l'aspetto  
          finita la cantata...  
          (Sciarrone fa per andarsene)  
          O meglio...  
          (si alza e va a scrivere in fretta un biglietto)  
          Le darai questo biglietto.  
          (Sciarrone esce)  
          (torna alla tavola e mescendosi da bere dice:)  
           
            
          Ella verrà... per amor del suo Mario!  
          Per amor del suo Mario... al piacer mio  
          s'arrenderà. Tal dei profondi amori,  
          è la profonda miseria. Ha più forte  
          sapore la conquista violenta  
          che il mellifluo consenso. Io di sospiri  
          e di lattiginose albe lunari  
          poco mi appago. Non so trarre accordi  
          di chitarra, né oroscopo di fior  
          (sdegnosamente)  
          né far l'occhio di pesce,  
          o tubar come tortora!  
          (s'alza, ma non si allontana dalla tavola)  
           
            
          Bramo. - La cosa bramata  
          perseguo, me ne sazio e via la getto...  
          volto a nuova esca. Dio creò diverse  
           
            
          beltà e vini diversi... Io vo' gustar  
          quanto più posso dell'opra divina!  
           
          (beve)  
           
          SCIARRONE  
          (entrando)  
          Spoletta è giunto.  
           
          SCARPIA  
          (eccitatissimo, gridando)  
          Entri. In buon punto!  
           
           
          (Sciarrone esce per chiamare Spoletta, che accompagna nella sala,  
          rimanendo poi presso la porta del fondo) 
           
          Scarpia - Spoletta - Sciarrone.  
           
          SCARPIA  
          (si siede e tutt'occupato a cenare,  
          interroga intanto Spoletta senza guardarlo)  
          O galantuomo, come andò la caccia?...  
           
            
          SPOLETTA  
          (avanzandosi un poco ed impaurito)  
          (Sant'Ignazio m'aiuta!)  
          Della signora seguimmo la traccia.  
          Giunti a un'erma villetta  
          tra le fratte perduta...  
          ella v'entrò. N'escì sola ben presto.  
          Allor scavalco lesto  
          il muro del giardin coi miei cagnotti  
          e piombo in casa...  
           
          SCARPIA  
          Quel bravo Spoletta!  
           
          SPOLETTA  
          (esitando)  
          Fiuto!... razzolo!... frugo!...  
           
          SCARPIA  
          (si avvede dell'indecisione di Spoletta e si leva ritto,  
          pallido d'ira, le ciglia corrugate)  
          Ah! L'Angelotti?...  
           
          SPOLETTA  
          Non s'è trovato.  
           
            
          SCARPIA  
          (furente)  
          Ah cane! Ah traditore!  
          Ceffo di basilisco,  
          (gridando)  
          alle forche!  
           
          SPOLETTA  
          (tremante, cerca di scongiurare la collera di Scarpia)  
          Gesù!  
          (timidamente)  
          C'era il pittor...  
           
          SCARPIA  
          (interrompendolo)  
          Cavaradossi?  
           
          SPOLETTA  
          (accenna di sì, ed aggiunge pronto:)  
          Ei sa dove l'altro s'asconde...  
          Ogni suo gesto,  
          ogni accento tradìa  
          tal beffarda ironia,  
          ch'io lo trassi in arresto!  
           
          SCARPIA  
          (con sospiro di soddisfazione)  
          Meno male!  
           
          SPOLETTA  
          (accenna all'anticamera)  
          Egli è là. 
           
          (Scarpia passeggia meditando: ad un tratto si arresta:  
          dall'aperta finestra odesi la Cantata eseguita  
          dai Cori nella sala della Regina)  
           
          TOSCA e Coro interno  
          Sale, ascende l'uman cantico,  
          Varca spazi, varca cieli,  
          Per ignoti soli empirei,  
          Profetati dai Vangeli,  
          A te giunge o re dei re,  
          Questo canto voli a te.  
          A te quest'inno voli  
          Sommo Iddio della vittoria.  
          Dio che fosti innanzi ai secoli  
          Alle cantiche degli angeli  
          Quest'inno di gloria  
          Or voli a te!  
          Sale, ascende l'uman cantico,  
          Varca spazi, varca cieli,  
          A te giunge o re dei re.  
           
          SCARPIA  
          (dunque Tosca è tornata - è là sotto di lui...  
          gli balena un'idea e subito dice a Spoletta:)  
          Introducete il Cavaliere.  
          (Spoletta esce)  
          (a Sciarrone)  
          A me  
          Roberti e il Giudice del Fisco.  
           
          (Sciarrone esce. Scarpia siede di nuovo a tavola.)  
           
          Spoletta e quattro sbirri introducono Mario Cavaradossi.  
          Poi Roberti, esecutore di Giustizia, il Giudice del Fisco  
          con uno Scrivano e Sciarrone.  
           
            
          CAVARADOSSI  
          (altero, avanzandosi con impeto)  
          Tal violenza!...  
           
            
          SCARPIA  
          (con studiata cortesia)  
          Cavalier, vi piaccia accomodarvi...  
           
          CAVARADOSSI  
          Vo' saper...  
           
          SCARPIA  
          (accennando una sedia al lato opposto della tavola)  
          Sedete...  
           
            
          CAVARADOSSI  
          (rifiutando)  
          Aspetto.  
           
          SCARPIA  
          E sia!  
          (guarda fisso Cavaradossi, prima di interrogarlo)  
          V'è noto che un prigione...  
          (odesi la voce di Tosca che prende parte alla Cantata)  
           
          CAVARADOSSI  
          (commosso)  
          La sua voce!...  
           
          SCARPIA  
          (che si era interrotto all'udire la voce di Tosca, riprende)  
          ... v'è noto che un prigione  
          oggi è fuggito da Castel Sant'Angelo?  
           
          CAVARADOSSI  
          Ignoro.  
           
            
          SCARPIA  
          Eppur, si pretende che voi  
          l'abbiate accolto in Sant'Andrea,  
          provvisto  
          di cibo e di vesti...  
           
          CAVARADOSSI  
          (risoluto)  
          Menzogna!  
           
          SCARPIA  
          (continuando a mantenersi calmo)  
          ... e guidato  
          ad un vostro podere suburbano...  
           
            
          CAVARADOSSI  
          Nego. - Le prove?  
           
          SCARPIA  
          (mellifluo)  
          Un suddito fedele...  
           
          CAVARADOSSI  
          Al fatto. Chi mi accusa?  
          (ironico)  
          I vostri sbirri invan frugâr la villa.  
           
            
          SCARPIA  
          Segno che è ben celato.  
           
          CAVARADOSSI  
          Sospetti di spia!  
           
          SPOLETTA  
          (offeso, interviene)  
          Alle nostre ricerche egli rideva...  
           
          CAVARADOSSI  
          E rido ancor!  
           
          SCARPIA  
          (terribile, alzandosi)  
          Questo è luogo di lacrime!  
          (minaccioso)  
          Badate!  
          (nervosissimo)  
          Or basta! Rispondete!  
          (irritato e disturbato dalle voci della Cantata  
          va a chiudere la finestra: poi si rivolge imperioso a Cavaradossi:)
           
          Dov'è Angelotti?  
           
          CAVARADOSSI  
          Non lo so.  
           
          SCARPIA  
          Negate avergli dato cibo?  
           
          CAVARADOSSI  
          Nego!  
           
          SCARPIA  
          E vesti?  
           
          CAVARADOSSI  
          Nego!  
           
          SCARPIA  
          E asilo nella villa?  
          E che là sia nascosto?  
           
          CAVARADOSSI  
          (con forza)  
          Nego! nego!  
           
            
          SCARPIA  
          (quasi paternamente, ritornando calmo)  
          Via, Cavaliere, riflettete: saggia  
          non è cotesta ostinatezza vostra.  
          Angoscia grande, pronta confessione  
          eviterà! Io vi consiglio, dite:  
          dov'è dunque Angelotti?  
           
          CAVARADOSSI  
          Non lo so.  
           
          SCARPIA  
          Ancor,  
          l'ultima volta: dov'è?  
           
          CAVARADOSSI  
          Nol so!  
           
            
          SPOLETTA  
          (O bei tratti di corda!)  
           
          Tosca, entra affannosa.  
           
          SCARPIA  
          (vedendo Tosca)  
          (Eccola!)  
           
            
          TOSCA  
          (vede Cavaradossi e corre ad abbracciarlo)  
          Mario?! tu qui?  
           
          CAVARADOSSI  
          (sommessamente)  
          (Di quanto là vedesti, taci, o m'uccidi!)  
           
          (Tosca accenna che ha capito)  
           
          SCARPIA  
          (con solennità)  
          Mario Cavaradossi,  
          qual testimone il Giudice vi aspetta.  
          (a Roberti)  
          Pria le forme ordinarie... Indi... ai miei cenni...  
          (Fa cenno a Sciarrone di aprire l'uscio  
          che dà alla camera della tortura.  
          Il Giudice vi entra e gli altri lo seguono, rimanendo Tosca e Scarpia.
           
          Spoletta si ritira presso alla porta in fondo alla sala)  
          (Sciarrone chiude l'uscio. Tosca fa un atto di grande sorpresa:  
          Scarpia, studiatamente gentile, la rassicura)  
           
            
          SCARPIA  
          (con galanteria)  
          Ed or fra noi da buoni amici.  
          Via quell'aria sgomentata...  
          (accenna a Tosca di sedere)  
           
          TOSCA  
          (siede con calma studiata)  
          Sgomento alcun non ho...  
           
            
          SCARPIA  
          La storia del ventaglio?  
          (passa dietro al canapè sul quale è seduta Tosca  
          e vi si appoggia, parlando sempre con galanteria)  
           
            
          TOSCA  
          (con simulata indifferenza)  
          Fu sciocca gelosia...  
           
          SCARPIA  
          L'Attavanti non era dunque alla villa?  
           
            
          TOSCA  
          No: egli era solo.  
           
          SCARPIA  
          Solo?  
          (indagando con malizia)  
          Ne siete ben sicura?  
           
            
          TOSCA  
          Nulla sfugge ai gelosi. Solo! solo!  
          (con insistenza stizzosa)  
           
          SCARPIA  
          (prende una sedia, la porta di fronte a Tosca,  
          vi si siede e la guarda fissamente)  
          Davver?!  
           
            
          TOSCA  
          (irritata)  
          Solo, sì!  
           
            
          SCARPIA  
          Quanto fuoco!  
          Par che abbiate paura di tradirvi.  
          (rivolgendosi verso l'uscio della camera  
          della tortura chiamando)  
          Sciarrone, che dice il Cavalier?  
           
            
          SCIARRONE  
          (apparendo sul limitare dell'uscio) 
          Nega.  
           
          SCARPIA  
          (a voce più alta verso l'uscio aperto)  
          Insistiamo.  
           
          (Sciarrone rientra nella camera della tortura,  
          chiudendone l'uscio)  
           
          TOSCA  
          (ridendo)  
          Oh, è inutil!  
           
          SCARPIA  
          (seriissimo, si alza e passeggia)  
          Lo vedremo, signora.  
           
            
          TOSCA  
          (lentamente, con sorriso ironico)  
          Dunque, per compiacervi, si dovrebbe  
          mentir?  
           
          SCARPIA  
          No, ma il vero potrebbe abbreviargli  
          un'ora assai penosa...  
           
          TOSCA  
          (sorpresa)  
          Un'ora penosa? Che vuol dir?  
          Che avviene in quella stanza?  
           
          SCARPIA  
          È forza che si adempia  
          la legge.  
           
          TOSCA  
          Oh! Dio!... Che avvien?!!  
           
            
          SCARPIA  
          (con espressione di ferocia e con forza crescente)  
          Legato mani e piè  
          il vostro amante ha un cerchio uncinato  
          alle tempia,  
          che ad ogni niego ne sprizza sangue  
          senza mercè!  
           
            
          TOSCA  
          (balza in piedi)  
          Non è ver, non è ver!  
          Sogghigno di demone...  
          (ascolta con grande ansietà,  
          le mani nervosamente avvinghiate alla spalliera del canapè)  
           
          La voce di CAVARADOSSI  
          Ahimè!  
           
          (gemito prolungato)  
           
          TOSCA  
          Un gemito? Pietà, pietà!  
           
          SCARPIA  
          Sta in voi di salvarlo.  
           
          TOSCA  
          Ebben... ma cessate!  
           
          SCARPIA  
          (va presso all'uscio)  
          Sciarrone,  
          sciogliete!  
           
          SCIARRONE  
          (si presenta sul limitare)  
          Tutto?  
           
          SCARPIA  
          Tutto.  
          (Sciarrone entra di nuovo nella camera della tortura, chiudendo)  
          (a Tosca)  
          Ed or la vertà...  
          
           
          TOSCA  
          Ch'io lo veda!  
           
          SCARPIA  
          No!  
           
          TOSCA  
          (riesce ad avvicinarsi all'uscio)  
          Mario!  
           
          La voce di CAVARADOSSI  
          (dolorosamente)  
          Tosca!  
          
           
          TOSCA  
          Ti fanno male  
          ancor?  
           
          La voce di CAVARADOSSI  
          No - Coraggio! - Taci! - Sprezzo il dolor!  
           
          SCARPIA  
          (avvicinandosi a Tosca)  
          Orsù, Tosca, parlate.  
           
          TOSCA  
          (rinfrancata dalle parole di Cavaradossi)  
          Non so nulla!  
           
          SCARPIA  
          Non vale  
          quella prova? Roberti, ripigliamo...  
          (fa per avvicinarsi all'uscio)  
           
          TOSCA  
          (si mette fra l'uscio e Scarpia, per impedire che dia l'ordine)  
          No! Fermate!  
           
          SCARPIA  
          Voi parlerete?  
           
          TOSCA  
          No... mostro!  
          Lo strazi... l'uccidi!  
           
          SCARPIA  
          Lo strazia quel vostro  
          silenzio assai più.  
           
          TOSCA  
          Tu ridi...  
          all'orrida pena?  
           
          SCARPIA  
          (con entusiasmo)  
          Mai Tosca alla scena  
          più tragica fu!  
           
          (Tosca, inorridita, si allontana da Scarpia che,  
          preso da subitaneo senso di ferocia, si rivolga a Spoletta)  
           
          SCARPIA  
          (gridando)  
          Aprite le porte  
          che n'oda i lamenti!  
          (Spoletta apre l'uscio e sta ritto sulla soglia)  
           
          La voce di CAVARADOSSI  
          Vi sfido!  
           
          SCARPIA  
          (gridando a Roberti)  
          Più forte! Più forte!  
           
          La voce di CAVARADOSSI  
          Vi sfido!  
           
          SCARPIA  
          (a Tosca)  
          Parlate...  
           
          TOSCA  
          Che dire?  
           
          SCARPIA  
          Su, via!  
           
          TOSCA  
          Ah! non so nulla!  
          (disperata)  
          dovrei mentir?  
           
          SCARPIA  
          (insistendo)  
          Dite dov'è Angelotti? parlate  
          su, via, dove celato sta?  
           
          TOSCA  
          No! - Ah! Più non posso! - Che orror!  
          Cessate il martîr! È troppo il soffrir!  
           
          La voce di CAVARADOSSI  
          Ahimè!  
           
          TOSCA  
          (si rivolge ancora supplichevole a Scarpia,  
          il quale fa cenno a Spoletta di lasciare avvicinare Tosca:  
          questa va presso all'uscio aperto ed esterrefatta alla vista 
          dell'orribile scena,  
          si rivolge a Cavaradossi col massimo dolore:)  
          Mario, consenti  
          ch'io parli?  
           
          La voce di CAVARADOSSI  
          (spezzata)  
          No, no.  
           
          TOSCA  
          (con insistenza)  
          Ascolta, non posso più...  
           
          La voce di CAVARADOSSI  
          Stolta, che sai?... che puoi dir?...  
           
          SCARPIA  
          (irritatissimo per le parole di Cavaradossi  
          e temendo che da queste Tosca sia ancora incoraggiata a tacere,  
          grida terribile a Spoletta:)  
          Ma fatelo tacere!  
           
          (Spoletta entra nella camera della tortura e n'esce poco dopo,  
          mentre Tosca, vinta dalla terribile commozione, cade prostrata sul 
          canapè  
          e con voce singhiozzante si rivolge a Scarpia che sta impassibile e 
          silenzioso.)  
           
            
          TOSCA  
          Che v'ho fatto in vita mia?  
          Son io che così torturate!...  
          Torturate l'anima...  
          (scoppia in singhiozzi, mormorando:)  
          Sì, l'anima mi torturate!  
           
          SPOLETTA  
          (brontolando in attitudine di preghiera)  
          Judex ergo, cum sedebit,  
          Quidquid latet apparebit,  
          Nil inultum remanebit.  
          (Scarpia, profittando dell'accasciamento di Tosca,  
          va presso la camera della tortura e fa cenno di ricominciare il 
          supplizio  
          - un grido orribile si fa udire - 
          Tosca si alza di scatto e subito con voce soffocata  
          dice rapidamente a Scarpia:)  
           
            
          TOSCA  
          Nel pozzo... nel giardino...  
           
          SCARPIA  
          Là è Angelotti?...  
           
          TOSCA  
          (soffocato)  
          Sì.  
           
          SCARPIA  
          (forte, verso la camera della tortura)  
          Basta, Roberti.  
           
          SCIARRONE  
          (che ha aperto l'uscio)  
          E svenuto!  
           
          TOSCA  
          (a Scarpia)  
          Assassino!  
          Voglio vederlo.  
           
          SCARPIA  
          Portatelo qui!...  
          (Sciarrone rientra e subito appare Cavaradossi svenuto,  
          portato dai birri che lo depongono sul canapè.  
          Tosca corre a lui, ma l'orrore della vista dell'amante insanguinato è 
          così forte,  
          ch'essa sgomentata si copre il volto per non vederlo  
          poi, vergognosa di questa sua debolezza, si inginocchia presso di lui,
           
          baciandolo e piangendo.  
           
            
          Sciarrone, il Giudice, Roberti, lo Scrivano escono dal fondo,  
          mentre, ad un cenno di Scarpia, Spoletta ed i birri si fermano)  
           
          CAVARADOSSI  
          (riavendosi)  
          Floria!  
           
          TOSCA  
          (coprendolo di baci)  
          Amore...  
           
          CAVARADOSSI  
          Sei tu?  
           
          TOSCA  
          (caldamente)  
          Quanto hai penalo  
          anima mia!.. Ma il giusto  
          Iddio lo punirà!  
           
            
          CAVARADOSSI  
          Tosca, hai parlato?  
           
          TOSCA  
          No, amor...  
           
          CAVARADOSSI  
          Davvero?...  
           
          SCARPIA  
          (a Spoletta con autorità)  
          Nel pozzo  
          del giardino. - Va, Spoletta!  
          (Spoletta esce: Cavaradossi, che ha udito,  
          si leva minaccioso contro Tosca; poi le forze l'abbandonano  
          e si lascia cadere sul canapè,  
          esclamando con rimprovero pieno di amarezza verso Tosca:)  
           
          CAVARADOSSI  
          M'hai tradito!  
           
          TOSCA  
          (supplichevole)  
          Mario!  
           
          CAVARADOSSI  
          (respingendo Tosca che si abbraccia stretta a lui)  
          Maledetta!  
          (Sciarrone, a un tratto, irrompe tutto affannoso)  
           
          SCIARRONE  
          Eccellenza! quali nuove!...  
           
          SCARPIA  
          (sorpreso)  
          Che vuol dir quell'aria afflitta?  
           
            
          SCIARRONE  
          Un messaggio di sconfitta...  
           
          SCARPIA  
          Che sconfitta? Come? Dove?  
           
          SCIARRONE  
          A Marengo...  
           
          SCARPIA  
          (impazientito, gridando)  
          Tartaruga!  
           
          SCIARRONE  
          Bonaparte è vincitor!  
           
          SCARPIA  
          Melas...  
           
          SCIARRONE  
          No! Melas è in fuga!...  
          (Cavaradossi, che con ansia crescente ha udito le parole di Sciarrone,
           
          trova nel proprio entusiasmo  
          la forza di alzarsi minaccioso in faccia a Scarpia)  
           
            
          CAVARADOSSI  
          Vittoria! Vittoria!  
          L'alba vindice appar  
          che fa gli empi tremar!  
          Libertà sorge, crollan tirannidi!  
          Del sofferto martîr  
          me vedrai qui gioir...  
           
            
          Il tuo cor trema, o Scarpia, carnefice!  
           
          (Tosca, disperatamente aggrappandosi a Cavaradossi,  
          tenta, con parole interrotte, di farlo tacere)  
           
          TOSCA  
          Mario, taci, pietà di me!  
           
          SCARPIA  
          (fissa cinicamente Cavaradossi)  
          Braveggia, urla! - T'affretta  
          a palesarmi il fondo  
          dell'alma ria!  
          Va! - Moribondo,  
          il capestro t'aspetta!  
          (ed irritato per le parole di Cavaradossi, grida ai birri:)  
          Portatemelo via!  
          (Sciarrone ed i birri s'impossessano di Cavaradossi  
          e lo trascinano verso la porta –  
          Tosca con un supremo sforzo tenta di tenersi stretta a Cavaradossi, 
          ma invano: essa è brutalmente respinta)  
           
          TOSCA  
          Mario... con te...  
           
            
          (i birri conducono via Cavaradossi; li segue Sciarrone:  
          Tosca si avventa per seguir Cavaradossi, ma Scarpia si colloca innanzi 
          la porta  
          e la chiude, respingendo Tosca)  
           
          SCARPIA  
          Voi no!  
           
            
          TOSCA  
          (come un gemito)  
          Salvatelo!  
          SCARPIA  
          Io?... Voi!  
          (si avvicina alla tavola, vede la sua cena lasciata a mezzo  
          e ritorna calmo e sorridente)  
          La povera mia cena fu interrotta.  
          (vede Tosca abbattuta, immobile, ancora presso la porta)  
          Così accasciata?... Via, mia bella  
          signora, sedete qui. - Volete che  
          cerchiamo insieme il modo di salvarlo?  
          (Tosca si scuote e lo guarda: Scarpia sorride sempre e si siede,  
          accennando in pari tempo di sedere a Tosca)  
          E allor... sedete... e favelliamo.  
          (forbisce un bicchiere col tovagliolo,  
          quindi lo guarda a traverso la luce del candelabro)  
          E intanto  
          un sorso. È vin di Spagna...  
          (riempie il bicchiere e lo porge a Tosca)  
          Un sorso  
          (con gentilezza)  
          per rincorarvi.  
           
          TOSCA  
          (siede in faccia a Scarpia, guardandolo fissamente.  
          Appoggiando i gomiti sul tavolo, colle mani si sorregge il viso,  
          e coll'accento del più profondo disprezzo chiede a Scarpia:)  
          Quanto?  
           
          SCARPIA  
          (imperturbabile, versandosi da bere)  
          Quanto?  
           
          TOSCA  
          Il prezzo!...  
           
          SCARPIA  
          (ride)  
          Già - Mi dicon venal, ma a donna bella  
          (insinuante e con intenzione)  
          non mi vendo a prezzo di moneta.  
          Se la giurata fede  
          devo tradir... ne voglio altra mercede.  
           
            
          Quest'ora io l'attendeva!  
          Già mi struggea  
          l'amor della diva!  
          Ma poc'anzi ti mirai  
          qual non ti vidi mai!  
          (eccitatissimo, si alza)  
          Quel tuo pianto era lava  
          ai sensi miei e il tuo sguardo  
          che odio in me dardeggiava,  
          mie brame inferociva!...  
           
            
          Agil qual leopardo  
          ti avvinghiasti all'amante;  
          Ah! In quell'istante  
          t'ho giurata mia!...  
          Mia!  
          (si avvicina, stendendo le braccia verso Tosca:  
          questa, che aveva ascoltato immobile, impietrita,  
          le lascive parole di Scarpia, s'alza di scatto  
          e si rifugia dietro il canapè)  
           
          TOSCA  
          Ah!  
           
          SCARPIA  
          (quasi inseguendola)  
          Sì, t'avrò!...  
           
          TOSCA  
          (inorridita corre alla finestra)  
          Piuttosto giù mi avvento!  
           
          SCARPIA  
          (freddamente)  
          In pegno  
          il Mario tuo mi resta!...  
           
            
          TOSCA  
          Ah! miserabile...  
          l'orribile mercato!  
           
          (le balena l'idea di recarsi presso la Regina  
          e corre verso la porta)  
           
          SCARPIA  
          (che ne indovina il pensiero, si tira in disparte)  
          Violenza non ti farò. Sei libera.  
          Va pure.  
          (Tosca con un grido di gioia fa per uscire:  
          Scarpia con un gesto e ridendo ironicamente la trattiene)  
          Ma è fallace speranza... la Regina  
          farebbe grazia ad un cadavere!  
          (Tosca retrocede spaventata, e fissando Scarpia si lascia cadere sul 
          canapè:  
          poi stacca gli occhi da Scarpia con un gesto di supremo disgusto e di 
          odio)  
          Come tu m'odii!  
           
          (con accento convinto e con compiacenza)  
           
          TOSCA  
          (con tutto l'odio e il disprezzo)  
          Ah! Dio!...  
           
          SCARPIA  
          (avvicinandosele)  
          Così ti voglio!  
           
          TOSCA  
          (esasperata)  
          Non toccarmi, demonio!  
          T'odio, t'odio, abbietto, vile!  
           
           
          (fugge da Scarpia inorridita)  
           
          SCARPIA  
          Che importa?!  
          (avvicinandosele ancor più)  
          Spasimi d'ira... spasimi d'amore!  
           
          TOSCA  
          Vile!  
           
          SCARPIA  
          (cerca di afferrarla)  
          Mia!  
           
          TOSCA  
          (si ripara dietro la tavola)  
          Vile!  
           
          SCARPIA  
          (inseguendola)  
          Mia!  
           
          TOSCA  
          Aiuto!  
           
          (un lontano rullo di tamburi a poco a poco s'avvicina,  
          poi si dilegua lontano)  
           
          SCARPIA  
          (fermandosi)  
          Odi?  
          È il tamburo. S'avvia. Guida la scorta  
          ultima ai condannati. Il tempo passa!  
          (Tosca, dopo aver ascoltato con ansia terribile,  
          si allontana dalla finestra e si appoggia, estenuata, al canapè)  
          Sai... quale oscura opra laggiù si  
          compia?  
          Là... si drizza un patibolo!...  
          (Tosca fa un movimento di disperazione e di spavento)  
          Al tuo Mario,  
          per tuo voler, non resta che un'ora di vita.  
          (freddamente si appoggia ad un angolo della tavola,  
          continuando a guardare Tosca)  
          (Tosca affranta dal dolore si lascia cadere sul canapè)  
          (Freddamente Scarpia va ad appoggiarsi ad un angolo della tavola,  
          si versa del caffè e lo assorbe mentre continua a guardare Tosca)  
           
            
          TOSCA  
          (nel massimo dolore)  
          Vissi d'arte, vissi d'amore,  
          non feci mai male ad anima viva!...  
          Con man furtiva  
          quante miserie conobbi, aiutai...  
          Sempre con fe' sincera,  
          la mia preghiera  
          ai santi tabernacoli salì.  
           
            
          Sempre con fe' sincera  
          diedi fiori agli altar.  
          (alzandosi)  
           
            
          Nell'ora del dolore  
          perché, perché Signore,  
          perché me ne rimuneri così?  
           
            
          Diedi gioielli  
          della Madonna al manto,  
          e diedi il canto  
          agli astri, al ciel, che ne ridean più belli.  
           
            
          Nell'ora del dolore,  
          perché, perché Signore,  
          perché me ne rimuneri così?  
           
          (singhiozzando)  
           
          SCARPIA  
          (avvicinandosi di nuovo a Tosca)  
          Risolvi!  
           
            
          TOSCA  
          Mi vuoi supplice ai tuoi piedi!  
          (inginocchiandosi innanzi a Scarpia)  
          Vedi,  
          (singhiozza)  
          le man giunte io stendo a te!  
          (alzando le mani giunte)  
          Ecco... vedi...  
          (con accento disperato)  
          e mercè d'un tuo detto,  
          vinta, aspetto...  
          (avvilita)  
           
          SCARPIA  
          Sei troppo bella, Tosca, e troppo  
          amante.  
          Cedo. - A misero prezzo  
          tu, a me una vita, io, a te chieggo un istante!  
           
          TOSCA  
          (alzandosi, con un senso di gran disprezzo)  
          Va! - Va! - Mi fai ribrezzo!  
          (bussano alla porta)  
           
          SCARPIA  
          Chi è là?  
           
            
          SPOLETTA  
          (entrando tutto frettoloso e trafelato)  
          Eccellenza, l'Angelotti al nostro  
          giungere si uccise.  
           
          SCARPIA  
          Ebbene, lo si appenda  
          morto alle forche! E l'altro prigionier?  
           
            
          SPOLETTA  
          Il Cavalier Cavaradossi?  
          È tutto pronto, Eccellenza!  
           
          TOSCA  
          (Dio m'assisti!)  
           
          SCARPIA  
          (a Spoletta)  
          Aspetta.  
           
            
          (piano a Tosca)  
          Ebbene?  
          (Tosca accenna di sì col capo e dalla vergogna piangendo  
          affonda la testa fra i cuscini del canapè)  
          (a Spoletta)  
          Odi...  
           
            
          TOSCA  
          (interrompendo subito Scarpia)  
          Ma libero all'istante lo voglio!  
           
          SCARPIA  
          (a Tosca)  
          Occorre simular. Non posso  
          far grazia aperta. Bisogna che tutti  
          abbian per morto il cavalier.  
          (accenna a Spoletta)  
          Quest'uomo fido provvederà.  
           
          TOSCA  
          Chi mi assicura?  
           
          SCARPIA  
          L'ordin ch'io gli darò voi qui presente.  
          (a Spoletta)  
          Spoletta: chiudi.  
          (Spoletta frettolosamente chiude la porta,  
          poi ritorna presso Scarpia)  
          Ho mutato d'avviso...  
          Il prigionier sia fucilato.  
          (Tosca scatta atterrita)  
          Attendi...  
          (fissa con intenzione Spoletta che accenna replicatamente col capo  
          di indovinare il pensiero di Scarpia)  
          Come facemmo col Conte Palmieri...  
           
          SPOLETTA  
          Un'uccisione...  
           
          SCARPIA  
          ... simulata!... Come  
          avvenne del Palmieri!  
          Hai ben compreso?  
           
          SPOLETTA  
          Ho ben compreso.  
           
          SCARPIA  
          Va.  
           
          TOSCA  
          (che ha ascoltato avidamente, interviene)  
          Voglio avvertirlo io stessa.  
           
          SCARPIA  
          E sia.  
          (a Spoletta, indicando Tosca)  
          Le darai passo. Bada:  
          all'ora quarta...  
           
          (marcando intenzionalmente)  
           
          SPOLETTA  
          (con intenzione)  
          Sì. Come Palmieri...
           
           
          (esce)  
          (Scarpia, ritto presso la porta, ascolta Spoletta allontanarsi,  
          poi trasformato nel viso e nei gesti  
          si avvicina con grande passione a Tosca)  
           
          SCARPIA  
          Io tenni la promessa...  
           
          TOSCA  
          (arrestandolo)  
          Non ancora.  
          Voglio un salvacondotto onde fuggir  
          dallo Stato con lui.  
           
          SCARPIA  
          (con galanteria)  
          Partir dunque volete?  
           
          TOSCA  
          (con accento convinto)  
          Sì, per sempre!  
           
          SCARPIA  
          Si adempia il voler vostro.  
          (va allo scrittoio; si mette a scrivere,  
          interrompendosi per domandare a Tosca:)  
          E qual via scegliete?  
           
           
            
          (Mentre Scarpia scrive, Tosca si è avvicinata alla tavola  
          e con la mano tremante prende il bicchiere di vino  
          di Spagna versato da Scarpia,  
          ma nel portare il bicchiere alle labbra,  
          scorge sulla tavola un coltello affilato ed a punta;  
          dà un'occhiata a Scarpia che in quel momento è occupato a scrivere  
          e con infinite precauzioni cerca d'impossessarsi del coltello,  
          rispondendo alle domande di Scarpia ch'essa sorveglia attentamente)
           
           
          TOSCA  
          La più breve!  
           
          SCARPIA  
          Civitavecchia?  
           
          TOSCA  
          Sì. 
           
            
          (Finalmente ha potuto prendere il coltello,  
          che dissimula dietro di sé appoggiandosi alla tavola  
          e sempre sorvegliando Scarpia.  
          Questi ha finito di scrivere il salvacondotto,  
          vi mette il sigillo, ripiega il foglio:  
          quindi aprendo le braccia si avvicina a Tosca per avvincerla a sé)  
           
          SCARPIA  
          Tosca, finalmente mia!...  
          (ma l'accento voluttuoso si cambia in un grido terribile –  
          Tosca lo ha colpito in pieno petto)  
          (gridando)  
          Maledetta!  
           
            
          TOSCA  
          (gridando)  
          Questo è il bacio di Tosca!   
           
            
          SCARPIA  
          (con voce strozza)  
          Aiuto! muoio!  
          (Scarpia stende il braccio verso Tosca  
          avvicinandosi barcollante in atto di aiuto.  
          Tosca lo sfugge ma ad un tratto si trova presa fra Scarpia e la tavola
           
          e, vedendo che sta per essere toccata da lui,  
          lo respinge inorridita. Scarpia cade)  
          Soccorso! Muoio!  
           
            
          TOSCA  
          (con odio a Scarpia)  
          Ti soffoca il sangue?  
          (Scarpia si dibatte inutilmente e cerca di rialzarsi,  
          aggrappandosi al canapè)  
          E ucciso da una donna!  
          M'hai assai torturata!...  
          Odi tu ancora? Parla!... Guardami!...  
          Son Tosca!... O Scarpia!  
           
            
           
          SCARPIA  
          (fa un ultimo sforzo, poi cade riverso)  
          (soffocato)  
          Soccorso, aiuto!  
          (rantolando)  
          Muoio!  
           
          TOSCA  
          (piegandosi sul viso di Scarpia)  
          Muori dannato! Muori, Muori!  
          (Scarpia rimane rigido)  
           
            
          È morto! Or gli perdono!  
          (senza togliere lo sguardo dal cadavere di Scarpia,  
          va al tavolo, prende una bottiglia d'acqua  
          e inzuppando un tovagliolo si lava le dita,  
          poi si ravvia i capelli guardandosi allo specchio e  
          Quindi cerca il salvacondotto sullo scrittoio; non trovandolo.  
          Si sovviene del salvacondotto... lo cerca sullo scrittoio, 
          ma non lo trova; lo cerca ancora, finalmente vede il salvacondotto  
          nella mano raggrinzita di Scarpia.  
           
            
          Solleva il braccio di Scarpia, che poi lascia cadere inerte,  
          dopo aver tolto il salvacondotto che nasconde in petto.)  
           
            
          E avanti a lui tremava tutta Roma!  
          
           
          (si avvia per uscire, ma si pente, va a prendere le due candele  
          che sono sulla mensola a sinistra e le accende al candelabro sulla 
          tavola  
          spegnendo poi questo.  
          Colloca una candela accesa a destra della testa di Scarpia.  
          Mette l'altra candela a sinistra .  
          Cerca di nuovo intorno e vedendo un crocefisso  
          va a staccarlo dalla parete e portandolo religiosamente  
          si inginocchia per posarlo sul petto di Scarpia.  
          Si alza e con grande precauzione esce, richiudendo dietro a sé la 
          porta)  
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