Luisa Miller - 1° atto

 

Venerdì 15 novembre 2013 ore 21.15
Circolo Musicale Mayr-Donizetti
TEATRO SAN GIOVANNI BOSCO Via San Sisto 9 Bergamo

Giuseppe Verdi (1813-1901)
Luisa Miller
Melodramma tragico in tre atti
Musica di Giuseppe Verdi
Libretto di Salvatore Cammarano

Tratto dalla tragedia Kabala und Liebe di Friedrich Schiller
Prima: Napoli, Teatro San Carlo, 8 dicembre 1849

Personaggio ed interpreti:
Il Conte di Walter, Basso - LUCA GALLO
Rodolfo, suo figlio, Tenore - DIEGO CAVAZZIN
Federica, Duchessa d'Ostheim, nipote di Walter, Mezzo-Soprano - ANGELA ALESSANDRA NOTARNICOLA
Wurm, Castellano di Walter, Basso - RICCARDO RISTORI
Miller, vecchio soldato in ritiro, Baritono - MARZIO GIOSSI
Luisa, sua figlia, Soprano - FERNANDA COSTA
Laura, contadina, Mezzo-Soprano - SERENA ROMANELLI
Un contadino, Tenore - GIORGIO GIANESE
Damigelle di Federica, Paggi, Famigliari, Arcieri, Abitanti del villaggio.

CORO OPERA ENSEMBLE
maestro del coro UBALDO COMPOSTA

Accompagnamento al pianoforte
e direttore
DAMIANO MARIA CARISSONI
messa in scena e regia
VALERIO LOPANE
costumi Casa d'arte Settima Diminuita
luci GIAMPIETRO NOZZA

macchinisti ROMUALDO SARGA LUIGINA DAMINELLI, AMABILE GHILARDI
elettricista MARCO CARMINATI Associazione Istituto Scolastico Sistema
assistente di palcoscenico EMANUELE AGLIATI omaggi floreali
I Fiori di Pier e Nadia

 

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Programma:

Considerata la chiave di volta nella carriera di Verdi, al centro di Luisa Miller non risiede più la descrizione dell’evento storico ma la pittura delle passioni umane: amore, vendetta, desiderio di potere, affetto filiale; la complessità dei personaggi si realizza in una nuova suggestione melodica, capace di sondare le più intime pieghe dell’anima e prepararsi alla straordinaria stagione della maturità verdiana. L’opera è, infatti, generalmente considerata un anello di congiunzione fra le opere giovanili del compositore e quelle appartenenti alla cosiddetta trilogia popolare (Rigoletto, Il trovatore, La traviata), con la quale il genio verdiano entra nella sua piena maturità espressiva. Pur non possedendo l’invenzione e soprattutto l’omogeneità di altri lavori verdiani, in Luisa Miller Verdi, abbandonati i drammi corali e i personaggi monumentali, si cimenta con un dramma della borghesia, scavando nella psicologia e nelle emozioni di Luisa, l’eroina della vicenda, come mai aveva fatto in passato. Tale approfondimento è reso possibile dalla presenza, nel dramma, di pochi personaggi principali e di una sola protagonista, su cui l’autore può concentrare la propria attenzione, portando a compimento quel processo di semplificazione scenica iniziato con Ernani e Macbeth. Sotto il profilo più propriamente musicale, l’orchestrazione si fa più raffinata che in passato, il recitativo più incisivo e va maturandosi l’equilibrio esatto fra musica e azione.

Primi interpreti Napoli, Teatro San Carlo, 8 dicembre 1849
Luisa Miller: Marietta Gazzaniga; Rodolfo: Settimio Malvezzi; Miller: Achille De Bassini; Count Walter: Antonio Selva; Federica: Teresa Salandri; Wurm: Marco Arati


Seguono immagini della serata:

Atto primo - Atto secondo - Atto terzo
 

 

Alcuni scatti durante la preparazione scenica e le prove


ATTO PRIMO
Scena I

Durante l'esecuzione della Sinfonia in scena si evoca
l'uccisione del primo Conte di Walter


Ameno villaggio. Da un lato la modesta casa di Miller, dall'altro, rustico tempietto: in lontananza, ed a traverso degli alberi, le cime del castello di Walter.
Un'alba limpidissima di primavera è sull'orizzonte: gli abitanti del villaggio si adunano per festeggiare il dì natalizio di Luisa. Laura è fra dessi.

LAURA, CONTADINI:
Ti desta, Luisa, regina de' cori;
i monti già lambe un riso di luce:
d'un giorno sì lieto insiem con gli albori
qui dolce amistade a te ne conduce:
leggiadra è quest'alba sorgente in aprile,
ma come il tuo viso, leggiadra no, non è:
è pura, soave quest'aura gentile,
pur meno è soave, men pura è di te.


Luisa, Miller e Detti

MILLER:
Ecco mia figlia.

LUISA:
O care amiche!

CONTADINI:
Il cielo a te sia fausto.

LAURA:
In breve
ad invocarlo andrem uniti al tempio.

MILLER:
Il vostro affetto dal mio ciglio esprime
pianto di tenerezza...
Al cor paterno è sacro
il dì che spunta....esso mi die' Luisa!

LUISA:
(Né giunge ancor!
Da lui divisa non v'ha gioia per me!)

MILLER:
Figlia, ed amore, appena desto in te,
sì vive fiamme già spande!
Oh! mal non sia contanto amor locato!
Del novello signor qui giunto nella Corte
ignoto a tutti è questo Carlo.
Io temo!

LUISA:
Non temer:
più nobil spirto,
alma più calda
di virtù non mai vestì spoglia mortal.

M'amò, l'amai.
Lo vidi, e 'l primo palpito
il cor sentì d'amore;
mi vide appena, e il core
balzò del mio fedel.

Quaggiù si riconobbero
nostr'alme in rincontrarsi
formate per amarsi
Iddio le avea in ciel!

LAURA, CONTADINI:
(presentandole tutti, prima le donne, poi gli uomini, un mazzettino di fiori)
Luisa, un pegno ingenuo
dell'amistade accetra.

LUISA:
Grata è quest'alma,
o tenere compagne!
(scorgendo un giovane cacciatore, che anch'esso fra gli altri le porge i suoi fiori)
Ah!

ATTO PRIMO
Scena III

Rodolfo e Detti

RODOLFO:
Mia diletta!

MILLER: (turbato, tra sé)
Desso!

RODOLFO:
Buon padre!

LUISA:
Abbraccialo,
t'ama qual figlio.

RODOLFO: (salutando i contadini)
Amici . . .
(a Luisa)
Sei paga?

LUISA:
Di letizia colma son io!

LAURA, CONTADINI:
Felici appieno vi rende amore.

LUISA, RODOLFO:
Appien felici? È vero!
A te dappresso il cuore
non vive che al piacer.
T'amo d'amor ch'esprimere
mal tenterebbe il detto!
Il gel di morte spegnere
non può sì ardente affetto;
ha i nostri cori un Dio
di nodo eterno avvinti,
e sulla terra estinti
noi ci ameremo in ciel!

MILLER:
(Non so qual voce infausta
entro il mio cor favella . . .
Misero me, se vittima
d'un seduttor foss'ella!
Ah! non voler, buon Dio,
che a tal destin soccomba . . .
mi schiuderia la tomba
affanno sì crudel!)

LAURA, CONTADINI
Un'alma, un sol desio
ad ambo avvia il petto!
Mai non ssi vide affetto
più ardente, più fedel!
(Odesi la sacra squilla)

TUTTI:
Udiste? I bronzi squillano;
andiam, ne invita il ciel.

(Da questo momento tutti abbandonano la scena cantando, ed entrano a poco a poco nella chiesa, ad eccezione di Miller)


ATTO PRIMO
Scena IV

Wurm e Detti

(Entra Wurm)

WURM:
Ferma ed ascolta.

MILLER:
Wurm!

WURM:
Io tutto udìa!
Furor di gelosia m'arde nel petto!
Amo tua figlia,
eppure, un anno volge,
io la sua man ti chiesi;
non dissentisti,
ed or che più fortuna
a me spira seconda,
or che il novello signor
più che l'estinto
m'è largo di favor,
tu la promessa
calpesti, ed osi!

MILLER:
Ah! cessa!
Il mio paterno assenso promisi,
ove la figlia t'avesse amato.

WURM:
E non potevi forse
alle richieste nozze astringerla?
Non hai dritto sovr'essa tu?



MILLER:
Che dici mai?
Sacra la scelta è d'un consorte,
esser appieno libera deve;
nodo che sciorre sol può la morte
mal dalla forza legge riceve.
Non son tiranno, padre son io,
non si comanda de' figli al cor.
In terra un padre somiglia Iddio
per la bontade, non pel rigor.

WURM:
Costarti, o vecchio debole,
caro il tuo cieco affetto dovrà,
ben caro!

MILLER:
Spiegati.

WURM:
Sotto mendace aspetto
il preferito giovine
si mostra a voi.

MILLER:
Fia vero! E tu conosci?

WURM:
Apprendilo: ei figlio è
dell'altero Walter!

MILLER:
O ciel! Dicesti figlio?

WURM:
Del tuo signor. Addio.

MILLER:
Pur . . .

WURM:
M'intendesti.
(parte)

MILLER:
Ei m'ha spezzato il cor!
(rimane silenzioso qualche momento, come oppresso dal dolore)

Ah! fu giusto il mio sospetto!
Ira e duol m'invade il petto!


D'ogni bene il ben più santo,
senza macchia io vo' l'onor.
D'una figlia il don solanto,
ciel mi festi, e pago io son,
ma la figlia, ma il tuo dono
serba intatto al genitor.

(Parte)


ATTO PRIMO
Scena V

Sala nel castello di Walter, con porta in fondo.

Walter e Wurm. Alcuni familiari, che rimangono al di là della soglia.

WALTER: (inoltrandosi seguito da Wurm).
Che mai narrasti!
Ei la ragione a dunque smarrì!

WURM:
Signor, quell'esaltato capo voi conoscete.

WALTER:
La Duchessa intanto mi segue!
Digli ch'io lo bramo.
(Wurm si ritira co' servi)

Ah! tutto m'aride,
tu, mio figlio, tu soltanto osi!
La tua felicità non sai quanto mi costi!
Oh! mai nol sappia, mai.
Il mio sangue, la vita darei
per vederlo felice, possente!
E a' miei voti, agli ordini miei
si opporrebbe quel cor sconoscente?
Di dolcezze l'affetto paterno
a quest'alma sorgente non è . . .
Pena atroce, supplizio d'inferno
Dio sdegnato l'ha reso per me.

(Entra Rodolfo)

ATTO PRIMO
Scena VI

Rodolfo, e Detto

RODOLFO:
Padre . . .

WALTER:
M'abbraccia.
Portator son io di lieto annunzio.
Federica in breve sarà tua sposa.

RODOLFO:
(O cielo!)

WALTER:
Insiem cresciuti nel tetto istesso,
più di te quel core apprezzar chi potria?
Come l'offerta della tua man le feci,
ebbra di gioia mi rivelò
ch'ella per te nudria segreta fiamma,
pria che il paterno comando
al Duca la stringesse.

RODOLFO:
(O me perduto!)

WALTER:
Fra l'armi estinto quel guerrier canuto,
il nome ed il retaggio a lei ne resta,
a lei cui man d'amica
porge l'augusta donna
che preme il trono di Lamagna.
Il varco s'apre a te della corte!

RODOLFO:
(O me perduto!)

WALTER:
Fra l'armi estinto quel guerrier canuto,
il nome ed il retaggio a lei ne resta,
a lei cui man d'amica
porge l'augusta donna
che preme il trono di Lamagna.
Il varco s'apre a te della corte!

ATTO PRIMO
Scena VII

La Duchessa con seguito di Damigelle: Paggi, Famigliari, Arcieri

I COMPAGNI DELLA DUCHESSA:
Quale un sorriso d'amica sorte,
gentil, venite, fra queste porte.
È senz'orgoglio in voi bellezza,
è senza fasto in voi grandezza.
La pudibonda romita stella
è destinata a sfolgorar.

FEDERICA:
Congiunti! amici miei!

WALTER:
Nobil signora!
Bella nepote, il mio Rodolfo implora
l'onor di favellarti.
Io la bandita caccia
intanto affretterò.
(piano a Rodolfo)
M'udisti?

(Tutti partono, meno Federica e Rodolfo)

RODOLFO:
(È d'uopo al suo cuor generoso fidarsi appien. )
Duchessa . . .

FEDERICA:
Duchessa tu m'appelli!
Federica son io;
non ho cessato per te d'esserla mai!
Se cangiò la fortuna, io non cangiai.
Dall'aule raggianti di vano splendor
al tetto natio volava il desir,
là dove sorgea dal vergin mio cor
la prima speranza, il primo sospir!

RODOLFO:
Degl'anni primieri le gioie innocenti
con me dividesti, divisi con te.
Le pene segrete degl'anni più ardenti
or deggio svelarti, prostrato al tuo piè.

FEDERICA:
Deh! sorgi, Rodolfo,
tu sembri turbato!

RODOLFO:
Non giova negarlo, pur troppo lo sono.

FEDERICA:
Ah! parla!

RODOLFO:
M'astringe un padre spietato
di fallo non mio a chieder perdono . . .

FEDERICA:
Che intendo!

RODOLFO:
Sì vaga, sì eccesla consorte a me destinata
il cielo non ha . . .

FEDERICA:
Oh! spiegati.

RODOLFO:
Ad altra m'avvince la sorte . . .

FEDERICA:
Ad altra!

RODOLFO:
Pietà!
Deh! la parola amara
perdona al labbro mio!
Potea seguiriti all'ara,
mentir, dinanzi a Dio?
Pria d'offiriti un core
che avvampa d'altro amore,
la destra mia traffiggerlo
a' piedi tuoi saprà!

FEDERICA
Arma, se vuoi, la mano,
in sen mi scaglia il brando.
M'udrai, crudele, insano,
a te perdonar spirando;
ma da geloso core
non aspettar favore;
amor sprezzato è furia
che perdonar non sa.
(Partono)


ATTO PRIMO
Scena VIII

Interno della casa di Miller. Due porte laterali; una mette alla stanza di Miller, l'altra a quella di Luisa; accanto alla prima pende una spada ed una vecchia assisa da soldato: nel prospetto l'ingresso, ed una finestra, da cui scorgesi parte del trempio. Odonsi per le montagne e le vallate circostanti grida, e rimbombo di strumenti da caccia.

Voci in lontananza.

CACCIATORI
Sciogliete i levrieri, spronate i destrieri,
allegra, gioconda la caccia sarà.
Si cingan le selve...- snidiamo le belve...-
La preda è sicura, guggir non potrà...

ATTO PRIMO
Scena IX

Luisa, quindi Miller

LUISA: (accostandosi alla finestra)
Nol veggo . . . allontanarsi dalla caccia
e qui venir promise.

CACCIATORI:
Si cingan le selve
snidiamo le belve,
la preda è sicura,
sfuggir non potrà.

(Entra Miller e si getta sopra una seggiola)

LUISA:
O padre mio! Che fu? Sembri agitato!

MILLER:
Il mio timore non era vano . . .
sei tradita!

LUISA:
Io? Come? Narra . . .

MILLER:
Sembianza e nome colui mentì!

LUISA:
Carlo? Fia ver?

CACCIATORI:
Sfuggir non potrà, ecc.

MILLER:
Del Conte di Walter figlio,
qual comanda il padre,
egli a stringer s'appresta splendide nozze.

LUISA:
Ria menzogna è questa. Esser non puote . . .

MILLER:
Dal castello io vengo,
giunta è la sposa.

LUISA:
Taci! Uccider vuoi tua figlia?

MILLER:
Un seduttore accolse dunque il tetto mio?
(aggirandosi per la stanza pieno d'ira, trovasi dinanzi alla sua vecchia divisa che pende dal muro)
Per questa d'onore assisa,
che il mio petto un giorno coprì,
vendetta io giuro!

LUISA: (spaventata)
Padre!

ATTO PRIMO
Scena X

Rodolfo, e Detti

RODOLFO: (ancor sulla soglia, donde ha udito l'ultima parte del colloquio)
Luisa, non temer.
Non furo bugiarde le promesse di questo labbro.
Il velo, ben veggo, è tolto;
ma cangiato il nome,
è sempre il cor lo stesso.

MILLER:
Che intendi?

LUISA:
Ahimè!

(Rodolfo pone Luisa in ginocchio a' piedi di Miller, e prostrandosi anch'esso stringe nella sua la destra di lei)

RODOLFO:
Son io tuo sposo!
Il padre testimone e Dio
chiamo del giuramento.

MILLER:
Ahi, sconsigliato!
E chi sottarci all'ira potrà del Conte?

LUISA:
Io gelo!

RODOLFO:
A me soltanto e al cielo
arcan tremendo è manifesto!
Arcano che da me rivelato
a piè cadermi farebbi il Conte!
Alcun s'avanza . . .
è desso! Mio padre!


(Entra Walter)

LUISA:
Ah! son perduta!

MILLER:
Egli? Egli stesso?



ATTO PRIMO
Scena XI

Walter e detti

RODOLFO:
Tu, signor, fra queste soglie!
A che vieni?

WALTER:
A che?
Nol rese lo spavento che vi coglie
assai chiaro, assai palese?
Del mio dritto vengo armato
a stornar colpevol tresca.

MILLER, LUISA
Che?!

RODOLFO:
L'accento scellerato
più dal labbro mai non t'esca,
puro amor ne infiamma il petto,
oltraggiarlo ad uom non lice.

WALTER:
Puro amor l'amore abbietto
di venduta seduttrice?

LUISA, RODOLFO, MILLER:
Ah!
(Rodolfo snuda la spada)

RODOLFO:
La vita mi donasti!
Lo rimembra . . . t'ho pagato ora il dono!
 

MILLER:
A me portasti grave insulto!
Io fui soldato!
Trema!

LUISA:
O Dio!

MILLER:
Mi ribollisce nelle vene il sangue ancor.

WALTER:
Ardiresti?

MILLER:
Tutto ardisce padre offeso nell'onor!

WALTER:
Folle, or or ti pentirai dell'audacia!
Olà!

ATTO PRIMO
Scena XII


Accorre un drappello d'arcieri, seguito da Laura e da molti Contadini

ARCIERI
Signore?

LUISA:
Giusto ciel!

LAURA, CONTADINI:
Che avvenne mai?

RODOLFO:
E potresti, o genitore?

LAURA, CONTADINI:
Ei suo figlio!

WALTER:
Arretra, insano!

RODOLFO:
Odi prima . . .



WALTER:
Udir non vo'. Ambo in ceppi.

LAURA, CONTADINI
Ah!

MILLER:
Disumano!

LUISA: (cadendo alle ginocchia di Walter)
Al tuo piè . . .

MILLER: (rialzandola)
Prostrata! . . . No!
Fra'mortali ancora oppressa
non è tanto l'innocenza,
che si vegga genuflessa
d'un superbo alla presenza.
A quel Dio ti protra innante
de' malvagi punitor,
non a tal che ha d'uom sembiante,
e di belva in petto il cor.

RODOLFO:
Foco d'ira è questo pianto . . .
cedi . . . cedi all'amor mio . . .

WALTER:
Tu piegarti, tu, non io,
devi o figlio, cieco, ingrato.

RODOLFO:
Non voler quel nodo infranto,
che tra noi formava Iddio.

WALTER:
Il mio cenno, il voler mio
è immutabil come il fato!

LUISA:
Ad immagin tua creata,
o Signore, anch'io non fui?
E perchè son calpestata
or qual fango da costui?
Perchè? perchè?

Deh, mi salva . . . deh, m'aita . . .
deh! non m'abbia l'oppressor!
Il tuo dono, la mia vita
pria riprenditi, Signor!



RODOLFO:
Cedi all'amor mio,
ah padre, cedi!
Negro vel mi sta sul ciglio!
Ho l'inferno in mezzo al cor!
Un istante ancor son figlio!
Un instante ho padre ancor!

WALTER:
Piegarti devi, non io,
o figlio ingrato.
Fra il suo core e il cor paterno
frapponeste un turpe amor.
Non può il ciel, non può l'inferno
involarvi al mio furor!

MILLER:
A quel Dio ti prostra innante, ecc.

LAURA, ALCUNI CONTADINI:
Il suo pianto al pianto sforza!
Il suo duolo spezza il cor!

ARCIERI
Obbedirlo a tutti è forza!
Egli è padre, egli è signor!

WALTER:
I cenni miei si compiano.

RODOLFO: (mettendosi avanti a Luisa col ferro sguainato)
Da questo acciar svenato
cadrà chi temerario s'avanza.

WALTER:
Forsennato!
(prende Luisa e la spinge fra gli arcieri)
In me lo scaglia.

RODOLFO:
O rabbia!
Se tratta è fra catene la sposa mia,
nel carcere giuro seguirla.

WALTER:
Ebbene, la segui.

RODOLFO:
Ah! pria che l'abbiano quei vili in preda,
il core io le trapasso.
(lanciandosi fra gli arcieri, e mettendo la punta della spada sul petto di Luisa)
 

WALTER:
Uccidila. Che tardi?

RODOLFO:
O mio furor!
Ah! tutto tentai, non restami
che un infernal consiglio
se crudo, inesorabile
tu rimarrai col figlio.
Trema! Svelato agl'uomini
sarà dal labbro mio
come giungesti ad essere
Conte di Walter!
(Esce rapidamente)

WALTER:
Dio! Rodolfo . . .
m'odi . . . arrestati . . .
costei lasciate, è libera!

LAURA, CONTADINI, ARCIERI:
Fia ver!

LUISA, MILLER:
Pietoso ciel!

(Gli Arcieri partono: Luisa cade in ginocchio mezzo svenuta: gli altri le accorrono d'intorno).

 

 
 

Atto primo - Atto secondo - Atto terzo
 

Note:

La collaborazione tra Verdi e il Teatro San Carlo di Napoli subisce un duro colpo con la decisione del Maestro di cedere La battaglia di Legnano al Teatro Argentina di Roma. A causa del tentato annullamento del contratto, Salvatore Cammarano viene addirittura minacciato di essere recluso in prigione, così che Verdi concepisce l’idea di un’altra opera che possa sostituire La battaglia di Legnano. La prima scelta cade su un dramma storico intriso di patriottismo come l’Assedio di Firenze, ma poiché a Napoli la censura non avrebbe mai accettato un argomento simile, quella definitiva è per il dramma intimistico e borghese dell’amato Friedrich Schiller, dal titolo Kabala und Liebe. Verdi compone la musica viaggiando tra Parigi, Busseto, Roma e Napoli dove l’opera va in scena con il titolo di Luisa Miller l’8 dicembre del 1849.

 
 


 
   

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