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      Teatro Fraschini - Pavia Martedì 19 dicembre 2012 ore 20:30 Organizzato da Comune di Paviain collaborazione con Circuito Lirico Lombardo
 Gaetano Donizetti
 Lucia di Lammermoor
  
 
 
	  
	  Personaggi e Interpreti:
	  
	  Lord Enrico Ashton (baritono) Sebastian Vasile (18) e Alexandru Aghenie 
      (19)
 Lucia, sua sorella (soprano) Ekaterina Bakanova (18) e Romina Casucci (19)
 Sir Edgardo di Ravenswood (tenore) Francisco Corujo (18) e Alessandro 
      Scotto di Luzio (19)
 Lord Arturo Bucklaw (tenore) Matteo Falcier
 Raimondo Bidebent, educatore e confidente di Lucia (basso) Dario Russo
 Alisa, damigella di Lucia (mezzosoprano) Cinzia Chiarini
 Normanno, capo degli armigeri di Ravenswood (tenore) Alessandro Mundula
 Dame e cavalieri, congiunti di Ashton, abitanti di Lammermoor, paggi, 
      armigeri, domestici di Ashton
 Orchestra I Pomeriggi Musicali di Milano
 Maestro concertatore e direttore MATTEO BELTRAMI
 Regia Henning Brockhaus
 Maestro del Coro Antonio Greco – Coro del Circuito Lirico Lombardo
 
 Coproduzione dei Teatri del Circuito Lirico Lombardo
 Teatro Fraschini di Pavia, Teatro Grande di Brescia, Teatro Ponchielli di 
      Cremona, Teatro Sociale di Como – As.Li.Co. Teatro Coccia di Novara, 
      Fondazione Pergolesi Spontini di Jesi, Teatro dell’Aquila di Fermo, Teatro 
      Alighieri di Ravenna.
 Opera rappresentata con sovratitoli
 
        
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          | Programma: 
          Opera in tre atti di Gaetano Donizetti su libretto 
          di Salvadore Cammarano, tratto da The Bride of Lammermoor (La sposa di 
          Lammermoor) di Walter Scott. La prima assoluta ebbe luogo al teatro 
          San Carlo di Napoli il 26 settembre 1835: nei ruoli dei protagonisti 
          figuravano Fanny Tacchinardi (Lucia), Gilbert Duprez (Edgardo) e 
          Domenico Cosselli (Enrico). In seguito lo stesso Donizetti curò una 
          versione francese che andò in scena al Théâtre de la Renaissance di 
          Parigi il 6 agosto 1839. (tratto 
          da ...) La quarta opera in cartellone è Lucia di Lammermoor 
          firmata dal regista Henning Brockhaus. La direzione è affidata a 
          Matteo Beltrami. Scene di Josef Svoboda.Debutto a Pavia martedì 18 dicembre, replica mercoledì 19, alle ore 
          20.30.
 Sullo sfondo delle lotte politiche tra gli Asthon e i Ravenswood, 
          Enrico Asthon vuole condurre a nozze la sorella Lucia con il potente 
          Lord Arturo Buklaw. Lucia, che ama Edgardo, acerrimo nemico del 
          fratello, condotta a nozze forzate dopo alcune traversie, perde 
          completamente la ragione e in preda alla follia compie un gesto 
          estremo, uccidendo Arturo. Nel cimitero dei Ravenswood, Edgardo, non 
          potendo sopportare di continuare a vivere senza Lucia, verrà ucciso da 
          Enrico.
 Il Circuito Lirico Lombardo è un progetto promosso, 
          sostenuto e coordinato da Regione Lombardia, con il quale si è voluta 
          valorizzare la ricca tradizione operistica dei Teatri di Tradizione 
          lombardi. Il circuito regionale ha permesso di realizzare e promuovere 
          programmazioni liriche di grande qualità attraverso la formazione di 
          un sistema strutturato di coproduzione, distribuzione e promozione. Henning Brockhaus regista tedesco, italiano 
          d’adozione, ricostruisce lo storico spettacolo di Josef Svoboda, a 
          dieci anni dalla sua scomparsa. Matteo Beltrami, diplomato al 
          Conservatorio Paganini di Genova e al Conservatorio Verdi di Milano, 
          ritorna al Teatro Fraschini dopo il successo del Barbiere di Siviglia 
          dello scorso anno. 
 Seguono immagini della serata: 
        
        Album su Facebook 
         
        
        
		Atto I   -- 
		Atto II --
        Atto III
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NORMANNO Percorrete le spiagge vicine,della torre le vaste rovine:
 cada il vel di sì turpe mistero
 lo domanda... lo impone l’onor.
 Fia che splenda il terribile vero
 come lampo fra nubi d’orror!
 CORO Percorriamo le spiagge vicine,
 della torre le vaste rovine:
 cada il vel di sì turpe mistero
 lo domanda... lo impone l’onor.
 Fia che splenda il terribile vero
 come lampo fra nubi d’orror!
  
 
  
 
  
 
  
 
  
 
  
 
  
 
  
 
  
NORMANNO M’ascolta. Ella se n’ gìa colà, del parconel solingo vial dove la madre
 giace sepolta: la sua fida Alisa
 era al suo fianco... impetuoso toro
 ecco su lor s’avventa...
 Prive d’ogni soccorso,
 pende sovr’esse inevitabil morte!...
 Quando per l’aere sibilar si sente
 un colpo, e al suol repente
 cade la belva.
  
 
  
 
  
 
  
 
  
 
  
 
  
 
  
 
  
 
  
 
  
 
  
ENRICOCruda... funesta smania
 tu m’hai destata in petto!...
 È troppo, è troppo orribile
 questo fatal sospetto!
 Mi fe’ gelare e fremere!...
 Mi drizza in fronte il crin!
 Colma di tanto obbrobrio
 chi suora mia nascea! ~
 (con terribile impulso di sdegno)
 Pria che d’amor sì perfido
 a me svelarti rea,
 se ti colpisse un fulmine,
 fora men rio destin.
  
 
  
 
  
ENRICOLa pietade in suo favore
 miti sensi invan ti detta...
 se mi parli di vendetta
 solo intender ti potrò. ~
 Sciagurati!... il mio furore
 già su voi tremendo rugge...
 l’empia fiamma che vi strugge
 io col sangue spegnerò.
  
 
  
 
  
 
  
 
  
 
 
  
[N. 2  Scena e cavatina Lucia]  
 
  
 
  
 
  
 
  
 
  
 
  
 
  
 
  
 
  
LUCIARegnava nel silenzio
 alta la notte e bruna...
 colpia la fonte un pallido
 raggio di tetra luna...
 quando sommesso un gemito
 fra l’aure udir si fe’,
 ed ecco su quel margine
 l’ombra mostrarsi a me!
  
 
  
 
  
LUCIAQuando rapito in estasi
 del più cocente amore,
 col favellar del core
 mi giura eterna fé;
 gli affanni miei dimentico,
 gioia diviene il pianto...
 parmi che a lui d’accanto
 si schiuda il ciel per me!
  
 
  
 
 
  
 
  
EDGARDO Lucia, perdonase ad ora inusitata
 io vederti chiedea: ragion possente
 a ciò mi trasse. Pria che in ciel biancheggi
 l’alba novella, dalle patrie sponde
 lungi sarò.
  
 
  
 
  
 
  
 
  
EDGARDO Sulla tomba che rinserrail tradito genitore,
 al tuo sangue eterna guerra
 io giurai nel mio furore:
 ma ti vidi... in cor mi nacque
 altro affetto, e l’ira tacque...
 pur quel voto non è infranto...
 io potrei compirlo ancor!
  
 
  
 
  
 
  
 
  
LUCIA Deh! ti placa... deh! ti frena...può tradirne un solo accento!
 Non ti basta la mia pena?
 Vuoi ch’io mora di spavento?
  
 
  
 
  
 
  
Qui, di sposa eterna fedequi mi giura, al cielo innante.
 Dio ci ascolta, dio ci vede...
 tempio, ed ara è un core amante;
  
 
  
LUCIA E EDGARDOVerranno a te sull’aura
 i miei sospiri ardenti,
 udrai nel mar che mormora
 l’eco de’ miei lamenti...
 Pensando ch’io di gemiti
 mi pasco, e di dolor.
 Spargi una mesta lagrima
 su questo pegno allor.
  
 
  
 
  
 
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		Atto I   -- 
		Atto II --
        Atto III
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          | Note: 
        RISTUDIARE UN CAPOLAVOROdi Matteo Beltrami
 Ci si interroga spesso su cosa voglia dire ‘filologia’. Se lo chiedono 
        gli artisti, il pubblico, la critica, ognuno partendo dal proprio punto 
        di vista e proiettando inevitabilmente desideri e presunte priorità. 
        L'artista-interprete non ha a che fare solo con l'esito di un lavoro, ma 
        anche con il modo di procedere nel corso dello studio e della 
        preparazione. Per questo può chiedersi cosa significhi ‘atteggiamento 
        filologico’ e non solo ‘filologia’. Può chiedersi se sia meglio 
        congelare e riproporre soluzioni luminose ed efficaci, ma frutto di 
        situazioni passate, o tentare di creare un modus operandi in cui lo 
        studio si possa fondere con il piacere della ricerca condivisa e la 
        serietà dell'analisi non precluda necessariamente l'entusiasmo della 
        creatività.
 Era prassi nell'opera italiana del '700 e '800 poter contare su alcuni 
        margini di libertà per assecondare e valorizzare le peculiarità degli 
        interpreti in variazioni e cadenze. E c'è in Lucia un'occasione 
        particolarmente famosa e generosa per farlo: la cadenza della pazzia 
        della protagonista. La versione che siamo abituati a sentire, 
        cristallizzata in uno scambio di virtuosismi, scale, trilli e arpeggi 
        tra soprano e flauto, o glassarmonica, è solo una delle possibilità che 
        sono state messe a punto e praticate in passato. Ce ne sono molte altre 
        di cui è rimasta testimonianza. E ci sono tutte le infinite possibilità 
        di crearne di nuove. Noi ne proporremo una. E sarà il momento in cui 
        assumerà maggiore evidenza di risultato lo spirito che ha in realtà 
        caratterizzato tutto il lavoro di questa produzione: ristudiare un 
        capolavoro noto, analizzarlo insieme, entusiasmarci nel riscoprire le 
        meraviglie di quest'opera e creare qualcosa di nuovo dove era 
        consuetudine, se non obbligo, farlo.
 LE DEFORMAZIONI DELL’ANIMA
 di Henning Brockhaus
 Lucia di Lammermoor, l’opera che trionfò e appassionò il suo pubblico 
        fin dal debutto al Teatro San Carlo di Napoli nel 1835 è il risultato di 
        un’intensa e proficua collaborazione tra il librettista Salvatore 
        Cammarano e Gaetano Donizetti. Il libretto è ispirato al romanzo storico 
        di Sir Walter Scott, The Bride of Lammermoor. Siamo nel Medioevo 
        scozzese al tempo della Guerra delle Rose e della guerra tra due clan: 
        quello degli Ashton (la famiglia cui appartengono Enrico e Lucia), e 
        quello dei Ravesnswood di cui fa parte Edgardo, l’amante della 
        protagonista costretta a sposare Arturo Bucklaw per salvare il proprio 
        fratello ormai prossimo alla rovina. È una storia di potere che vede 
        protagonisti uomini guerrieri coinvolti in continue violenze e questo 
        stesso mondo di violenza maschile opprime, schiaccia l’innamorata Lucia, 
        appena orfana di madre, salvata dall’amato Edgardo da un letale violento 
        toro. Nella maggior parte dei numerosi allestimenti dell’opera che sono 
        stati proposti sui palcoscenici di tutto il mondo, Lucia è predisposta 
        alla follia fin dalla prima entrata. Io non la credo affatto folle fin 
        dal principio, ma al contrario una persona piena di emozioni giuste, 
        umane, sane. Lucia è in pieno possesso della sua vita empatica, ammette 
        il dolore, conosce l’amore e lo vive emozionalmente, la gioia che 
        Donizetti sottolinea con tutta l’introduzione dell’arpa, le angosce più 
        profonde del nostro essere e, contrariamente a suo fratello, lei vive 
        queste emozioni. Enrico è morto in quanto odia se stesso e gli altri, 
        segue esclusivamente le logiche del potere ed è quindi determinato 
        dall’esterno, non ha una vita interiore come Lucia.
 La musica di Donizetti fa emergere di battuta in battuta una differenza 
        evidente e abissale tra il mondo femminile di Lucia fatto di un 
        susseguirsi continuo di diversi sentimenti, amore ed emozioni e quello 
        unilaterale maschile dove trionfano quasi unicamente la smania di 
        potere, di guerra (quindi di distruzione) e l’odio. Le musiche del mondo 
        di Enrico sono spesso marce o musiche cupe. Enrico è infelice, odia se 
        stesso, non conosce l’amore, non ha una donna, non soffre per la morte 
        della madre e ne parla soltanto in una battuta cinicamente. Si potrebbe 
        anche dire che ciò che sembra essere normale sia in realtà la vera 
        follia. Enrico, Raimondo, Normanno e in parte anche Edgardo sono 
        personaggi deformati con grandi mancanze emotive. Lucia rimane sorpresa 
        e quasi scioccata dal primo incontro con l’amato Edgardo: si frequentano 
        da molto tempo anche se di nascosto, ma finora non lo aveva mai 
        conosciuto come uomo di potere, e ignorava il suo odio. La protagonista 
        viene poi condotta alla follia da giochi di potere e inganni ad esso 
        legati. Il culmine dell’opera è la famosa scena della follia che viene 
        sempre rappresentata seguendo i clichées di quello che noi pensiamo sia 
        folle con strani gesti e atteggiamenti secondo me gratuiti che non 
        arrivano in nessun modo al vero nucleo di quanto accade con Lucia. È 
        sorprendente che Cammarano e Donizetti la facciano parlare di Edgardo 
        pur avendo appena assassinato Arturo. Lucia assassina parla con amore di 
        Edgardo. Per me c’è una sola spiegazione a questa scelta drammaturgica: 
        in verità Lucia è stata spinta alla schizzofrenia. Si è ribellata ai 
        giochi di potere esterni a lei, ammazzando Arturo per salvare dentro di 
        sé la sua vera vita emozionale, cioè l’amore verso Edgardo. Nella mia 
        lettura Lucia arriva in scena con il cadavere di Arturo, ma per lei 
        questo morto diventa in una proiezione psicologica il simbolo del suo 
        amore per Edgardo. Tutta la scena (come dimostra la musica) è piena 
        d’amore. Tutti rimangono scioccati e quasi pietrificati (Donizetti non 
        fa più cantare né il coro né Raimondo): Lucia riesce a realizzare il suo 
        vero amore solo con il morto Arturo. Allora come oggi l’eccessiva smania 
        di potere porta a una deformazione dell’anima che può rivelarsi causa di 
        follia. La nostra storia recente è piena di psicopatici e di individui 
        che si sono consegnati al potere. In questo senso Lucia di Lammermoor 
        risulta ancora attuale e contemporanea.
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          | BIGLIETTERIAC.so Strada Nuova 136 - Pavia
 Aperta dal lunedì al sabato dalle ore 11 alle 13 e dalle 17 alle 19
 Aperta un’ora prima di ogni spettacolo
 Tel. 0382-371214
 PREZZI
 Da 55 euro (platea e palchi centrali) a 14 euro (posti in piedi non 
          numerati).
 Sono riconosciute riduzioni, oltre che di legge, anche per le scuole e 
          gli studenti universitari.
 Tutti i prezzi sono pubblicati sul sito www.teatrofraschini.org
 ACQUISTO ON LINE
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