Traviata e ...

 

Auditorium, Corso Garibaldi
(plesso scuole) Gambolò

Sabato 17 novembre 2012 ore 21:00

Organizzato da COMUNE DI GAMBOLO' in collaborazione con CONCERTODAUTUNNO
Opere regine

Le Regine dell’Opera: Bohème e Traviata
Selezione dai due capolavori di Verdi e Puccini

Quanto è bella giovinezza che si fugge tuttavia.

Con la partecipazione straordinaria del baritono
ARMANDO ARIOSTINI
in programma due ampie selezioni da:


Giuseppe Verdi
LA TRAVIATA

VIOLETTA VALÉRY (Soprano) – Sabina Macculi
ALFREDO GERMONT (Tenore) – Mikeil Sheshaberidze
GIORGIO GERMONT, suo padre (Baritono) – Armando Ariostini

Giacomo Puccini
LA BOHEME

MIMÌ (Soprano) – Sabina Macculi
RODOLFO, poeta (Tenore)- Nicola Pisaniello
MARCELLO, pittore (Baritono) – Armando Ariostini
Maestro concertatore e accompagnamento al pianoforte: Debora Mori

Ideazione artistica e voce narrante Mario Mainino www.concertodautunno.it
INGRESSO LIBERO

Sabato 17 novembre 2012 l’Assessorato alla Cultura di Gambolò organizza una grande iniziativa dedicata all’Opera Lirica.
Ci sono due opere al mondo che si contendono il primato di essere le più rappresentate e si scavalcano ogni anno sul filo del traguardo contendendosi la palma del vincitore. Si tratta della Traviata di Giuseppe Verdi e della Bohème di Giacomo Puccini. L’appuntamento le affianca e mette in gara le pagine più belle di queste opere.
L’iniziativa si svolge attraverso l’ideazione e la progettazione di Mario Mainino e dell’Associazione Concertodautunno, che hanno saputo coinvolgere professionisti di altissimo livello.
Fra questi spicca Armando Ariostini
L’Assessore alla Cultura Pietro Baldi ha fortemente voluto questa iniziativa per offrire alla città di Gambolò un’opportunità di elevata importanza e qualità artistica.
La serata è a ingresso libero.

Programma

LA TRAVIATA - LA BOHEME
Backstage


Seguono immagini della serata:

 


Ideazione artistica e testi letture di MARIO MAININO

 


Maestro concertatore al pianoforte DEBORA MORI


Giuseppe Verdi
LA TRAVIATA
Melodramma in tre atti
Libretto Francesco Maria Piave dal dramma
La Dame aux camélies di Alexandre Dumas figlio
Prima rappresentazione 6 marzo 1853, Venezia (Teatro La Fenice)
VIOLETTA VALÉRY (Soprano) – Sabina Macculi
ALFREDO GERMONT (Tenore) – Mikeil Sheshaberidze
GIORGIO GERMONT, suo padre (Baritono) – Armando Ariostini
“ …  Parigi, circo 1850, nella lussuosa e mondana casa di Violetta Valéry, è in corso una festa. Tra i presenti c’è il giovane Alfredo Germont, segretamente innamorato della padrona di casa. Violetta rimasta sola medita, turbata, sulle sue parole d’amore: forse, pensa, è arrivato anche per lei il momento di un amore vero e reciproco . O forse è solo una folle illusione….”


Gentile pubblico, sta per iniziare un viaggio in una splendida città, Parigi. La visiteremo in due epoche diverse il 1850 e il 1830 circa, e incontreremo le storia dell'amore di due giovani coppie che devono ben presto dimenticare la gioia del primo innamoramento e cimentarsi con la durezza della vita e la terribile realtà della morte. Sono le storie di due ragazze che hanno una vita diversa ma una fine comune, uccise dalla tisi meno che venticinquenni. Giuseppe, il giardiniere di una casa di campagna nei dintorni di Parigi se li ricorda ancora quando giunsero quei due giovani.
Lui Alexandre Dumas figlio (ovvero Armand ovvero Alfredo) era figlio naturale di tanto padre, e da lui riconosciuto a malavoglia e ben poco frequentato.
Lei Alphonsine Du Plessis (ovvero Margherita Gautier, ovvero Violetta Valery) era una ragazza che se l'era vista brutta. Venduta ancora bambina dai genitori stessi agli zingari, aveva saputo conquistarsi una istruzione e dei modi di tale raffinatezza da essere considerata una delle donne più colte di Parigi e ricercata da marchesi e baroni per averla al fianco. Certo allora (come oggi) una ragazza che non aveva altri mezzi che la sua bellezza non poteva fare altro che usarla, e lei lo fece. Ma vediamo come avvenne il primo incontro di Violetta ed Alfredo.
Era una serata un po' particolare, lei non era “in servizio”, infatti sfoggiava le famose camelie rosse che indossava solo alcuni giorni al mese per segnalare la sua momentanea indisposizione. Dava però uno dei suoi ricevimenti ma, per questo motivo, terminata la festa avrebbe voluto restare sola, oltretutto da qualche tempo provava uno strano malore. Ma un bel giovane, appena conosciuto, non la lasciava un attimo, lei era stata ammalata ed ogni giorno era venuto a chiedere sue notizie, eccoli arrivare, sentiamo come andò.

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Primo Brano
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ATTO PRIMO SCENA III
Violetta, Alfredo

VIOLETTA
guardandosi allo specchio
Oh qual pallor! Volgendosi, s'accorge d'Alfredo Voi qui!

ALFREDO Cessata è l'ansia
Che vi turbò?

VIOLETTA Sto meglio.

ALFREDO Ah, in cotal guisa
V'ucciderete aver v'è d'uopo cura
Dell'esser vostro

VIOLETTA E lo potrei?

ALFREDO Se mia
Foste, custode io veglierei pe' vostri
Soavi dì.

VIOLETTA Che dite? ha forse alcuno
Cura di me?

ALFREDO con fuoco
Perché nessuno al mondo
V'ama

VIOLETTA Nessun?

ALFREDO Tranne sol io.

VIOLETTA ridendo
Gli è vero!
Sì grande amor dimenticato avea

ALFREDO
Ridete? e in voi v'ha un core?
VIOLETTA Un cor? Sì forse e a che lo richiedete?

ALFREDO Oh, se ciò fosse, non potreste allora Celiar.

VIOLETTA Dite davvero?

ALFREDO Io non v'inganno.

VIOLETTA Da molto è che mi amate?

ALFREDO Ah sì, da un anno.
Un dì, felice, eterea, Mi balenaste innante, E da quel dì tremante
Vissi d'ignoto amor.
Di quell'amor ch'è palpito
Dell'universo intero,
Misterioso, altero,
Croce e delizia al cor.
VIOLETTA Ah, se ciò è ver, fuggitemi
Solo amistade io v'offro:
Amar non so, né soffro
Un così eroico amor.
Io sono franca, ingenua;
Altra cercar dovete;
Non arduo troverete
Dimenticarmi allor.

VIOLETTA ad Alfredo
Amor dunque non più
Vi garba il patto?

ALFREDO Io v'obbedisco. Parto
per andarsene

VIOLETTA A tal giungeste?
Si toglie un fiore dal seno
Prendete questo fiore.

ALFREDO Perché?

VIOLETTA Per riportarlo

ALFREDO tornando Quando?

VIOLETTA Quando Sarà appassito.

ALFREDO O ciel! domani

VIOLETTA Ebben, Domani.

ALFREDO Prende con trasporto il fiore Io son felice!

VIOLETTA D'amarmi dite ancora?

ALFREDO per partire
Oh, quanto v'amo!

VIOLETTA Partite?

ALFREDO tornando a lei baciandole la mano Parto.

VIOLETTA Addio.
ALFREDO Di più non bramo.
Esce


Ebben domani, si domani sarebbe stato possibile dare seguito all'irresistibile attrazione che hanno immediatamente provato l'uno per l'altra. Ma come?
Lei una donna corteggiata si, ma pur sempre una cortigiana.
Lui un giovane che sembrava di buona famiglia, sarebbe stato possibile amarsi al di la di un solo incontro? Chissà “povera donna sola abbandonata in questo popoloso deserto che appellano Parigi”, una città popolosa eppure come un deserto, dove in mezzo a tanti amici, in sua casa o dell'amica Flora, a Violetta non resta altro che una profonda solitudine. Saria follia un vero amore, la vita è dura, amare vuol dire rinunciare a tutto quello che si è conquistata in quei suoi brevi anni di vita e poi ci sono quegli strani malori che ogni tanto la prendono, quella strana tosse che “l'esil petto le scuote” come si dirà di un'altra ragazza che incontreremo più avanti. Non è possibile seguire quest'amore, meglio tornare alle “aride follie del viver mio”

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Secondo Brano
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SCENA V Violetta sola
VIOLETTA
È strano! è strano! in core
Scolpiti ho quegli accenti!
Sarìa per me sventura un serio amore?
Che risolvi, o turbata anima mia?
Null'uomo ancora t'accendeva O gioia
Ch'io non conobbi, essere amata amando!
E sdegnarla poss'io
Per l'aride follie del viver mio?
Ah, fors'è lui che l'anima
Solinga ne' tumulti
Godea sovente pingere
De' suoi colori occulti!
Lui che modesto e vigile
All'egre soglie ascese,
E nuova febbre accese,
Destandomi all'amor.
A quell'amor ch'è palpito
Dell'universo intero,
Misterioso, altero,
Croce e delizia al cor.
A me fanciulla, un candido
E trepido desire
Questi effigiò dolcissimo
Signor dell'avvenire,
Quando ne' cieli il raggio
Di sua beltà vedea,
E tutta me pascea
Di quel divino error.
Sentìa che amore è palpito
Dell'universo intero,
Misterioso, altero,
Croce e delizia al cor!
Resta concentrata un istante, poi dice
Follie! follie delirio vano è questo!
Povera donna, sola
Abbandonata in questo
Popoloso deserto
Che appellano Parigi,
Che spero or più?
Che far degg'io!
Gioire,
Di voluttà nei vortici perire.
Sempre libera degg'io
Folleggiar di gioia in gioia,
Vo' che scorra il viver mio
Pei sentieri del piacer,
Nasca il giorno, o il giorno muoia,
Sempre lieta ne' ritrovi
A diletti sempre nuovi
Dee volare il mio pensier.


Violetta cede all’amore, e con Alfredo vivono giorni spensierati in una casa fuori Parigi, gli amici la cercheranno invano. Lei è una donna con la testa sulle spalle e si sta rendendo conto che le sue sostanze stanno svanendo, Alfredo invece va a caccia fa all’amore con lei, è felice e non pensa alle cose reali di tutti i giorni, prima c’era la famiglia ora c’è Violetta che pensa a lui.
Tra le braccia di Violetta, sente placarsi i bollenti spiriti di questo suo giovanile ardore.

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Terzo Brano
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ATTO SECONDO
SCENA I
ALFREDO deponendo il fucile
Lunge da lei per me non v'ha diletto!
Volaron già tre lune
Dacché la mia Violetta
Agi per me lasciò, dovizie, onori,
E le pompose feste
Ove, agli omaggi avvezza,
Vedea schiavo ciascun di sua bellezza
Ed or contenta in questi ameni luoghi
Tutto scorda per me. Qui presso a lei
Io rinascer mi sento,
E dal soffio d'amor rigenerato
Scordo ne' gaudii suoi tutto il passato.
De' miei bollenti spiriti
Il giovanile ardore
Ella temprò col placido
Sorriso dell'amore!
Dal dì che disse: vivere
Io voglio a te fedel,
Dell'universo immemore
Io vivo quasi in ciel.


Violetta si dedica alla sua contabilità domestica, lo spendio è grave e non le rimane molto, deve vendere altri suoi beni per potere continuare e non sa sino a quando sarà possibile. Ma viene interrotta da un signore, si tratta del padre di Alfredo, il signor Giorgio Germont. Un uomo di mondo che in fondo potrebbe anche chiudere un occhio su certi amori giovanili, che pure lui forse ha sperimentato, ma ne sta andando di mezzo il matrimonio della sorella di Alfredo. Si perché ha due figli, ed il giovane che sta per sposarne sua figlia potrebbe sottrarsi al vincolo qualora venisse a conoscenza della convivenza del futuro cognato. Germont padre è duro nel suo richiedere la rinuncia completa di Violetta all’amore per Alfredo. Nel dialogo si avvicinano e conoscono. Germont si commuove e abbraccia Violetta “come figlia”, che non ha mai avuto l’amore di un padre, dandole la forza di mentire e di lasciare Alfredo al costo di farsi odiare da lui.

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Quarto Brano
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GERMONT Madamigella Valéry?

VIOLETTA Son io.

GERMONT D'Alfredo il padre in me vedete!

VIOLETTA Sorpresa, gli accenna di sedere Voi!

GERMONT sedendo Sì, dell'incauto, che a ruina corre, Ammaliato da voi.

VIOLETTA alzandosi risentita
Donna son io, signore, ed in mia casa;
Ch'io vi lasci assentite,
Più per voi che per me.
per uscire

GERMONT (Quai modi!) Pure
VIOLETTA Tratto in error voi foste.

Toma a sedere

GERMONT De' suoi beni
Dono vuol farvi

VIOLETTA Non l'osò finora
Rifiuterei.

GERMONT guardandosi intorno
Pur tanto lusso

VIOLETTA A tutti È mistero quest'atto
A voi nol sia.

Gli dà le carte

GERMONT dopo averle scorse coll'occhio Ciel! che discopro!
D'ogni vostro avere
Or volete spogliarvi?
Ah, il passato perché, perché v'accusa?

VIOLETTA con entusiasmo
Più non esiste or amo Alfredo, e Dio
Lo cancellò col pentimento mio.

GERMONT Nobili sensi invero!

VIOLETTA Oh, come dolce
Mi suona il vostro accento!

GERMONT alzandosi
Ed a tai sensi
Un sacrificio chieggo

VIOLETTA alzandosi
Ah no, tacete
Terribil cosa chiedereste certo
Il previdi... v'attesi... era felice...
Troppo...

GERMONT D'Alfredo il padre
La sorte, l'avvenir domanda or qui
De' suoi due figli.

VIOLETTA Di due figli!

GERMONT Sì.
Pura siccome un angelo
Iddio mi die' una figlia;
Se Alfredo nega riedere
In seno alla famiglia,
L'amato e amante giovane,
Cui sposa andar dovea,
Or si ricusa al vincolo
Che lieti ne rendea
Deh, non mutate in triboli
Le rose dell'amor.
Ai preghi miei resistere
Non voglia il vostro cor.

VIOLETTA Ah, comprendo dovrò per alcun tempo Da Alfredo allontanarmi... doloroso Fora per me... pur...

GERMONT Non è ciò che chiedo.

VIOLETTA Cielo, che più cercate? offersi assai!

GERMONT Pur non basta

VIOLETTA Volete che per sempre a lui rinunzi?

GERMONT È d'uopo!

VIOLETTA Ah, no giammai!
Non sapete quale affetto
Vivo, immenso m'arda in petto?
Che né amici, né parenti
Io non conto tra i viventi?
E che Alfredo m'ha giurato
Che in lui tutto io troverò?
Non sapete che colpita
D'altro morbo è la mia vita?
Che già presso il fin ne vedo?
Ch'io mi separi da Alfredo?
Ah, il supplizio è si spietato,
Che morir preferirò.

GERMONT È grave il sacrifizio,
Ma pur tranquilla udite
Bella voi siete e giovane...
Col tempo...

VIOLETTAAh, più non dite
V'intendo... m'è impossibile
Lui solo amar vogl'io.

GERMONTSia pure... ma volubile
Sovente è l'uom

VIOLETTA colpita Gran Dio!

GERMONT Un dì, quando le veneri
Il tempo avrà fugate,
Fia presto il tedio a sorgere
Che sarà allor? pensate
Per voi non avran balsamo
I più soavi affetti|
Poiché dal ciel non furono
Tai nodi benedetti.

VIOLETTAÈ vero!

GERMONT
Ah, dunque sperdasi
Tal sogno seduttore
Siate di mia famiglia
L'angiol consolatore
Violetta, deh, pensateci,
Ne siete in tempo ancor.
È Dio che ispira, o giovine
Tai detti a un genitor.

VIOLETTA con estremo dolore
(Così alla misera - ch'è un dì caduta,
Di più risorgere - speranza è muta!
Se pur beneficio - le indulga Iddio,
L'uomo implacabile - per lei sarà)
a Germont, piangendo
Dite alla giovine - sì bella e pura
Ch'avvi una vittima - della sventura,
Cui resta un unico - raggio di bene
Che a lei il sacrifica - e che morrà!

GERMONT
Sì, piangi, o misera - supremo, il veggo,
È il sacrificio - ch'ora io ti chieggo.
Sento nell'anima - già le tue pene;
Coraggio e il nobile - cor vincerà.

Silenzio ? qui sono 14 mins

VIOLETTA Or imponete.

GERMONT Non amarlo ditegli.

VIOLETTA Nol crederà.

GERMONT Partite.

VIOLETTA Seguirammi.

GERMONT Allor...

VIOLETTA Qual figlia m'abbracciate forte Così sarò. S'abbracciano
Tra breve ei vi fia reso,
Ma afflitto oltre ogni dire. A suo conforto Di colà volerete.
Indicandogli il giardino, va per scrivere

GERMONT Che pensate?

VIOLETTA
Sapendol, v'opporreste al pensier mio.

GERMONT Generosa! e per voi che far poss'io?

VIOLETTA tornando a lui
Morrò! la mia memoria
Non fia ch'ei maledica,
Se le mie pene orribili
Vi sia chi almen gli dica.

GERMONT No, generosa, vivere,
E lieta voi dovrete,
Merce' di queste lagrime
Dal cielo un giorno avrete.

VIOLETTA Conosca il sacrifizio
Ch'io consumai d'amor
Che sarà suo fin l'ultimo
Sospiro del mio cor.

GERMONT Premiato il sacrifizio
Sarà del vostro amor;
D'un opra così nobile
Sarete fiera allor.

VIOLETTA Qui giunge alcun: partite!

GERMONT Ah, grato v'è il cor mio!

VIOLETTA Non ci vedrem più forse.
S'abbracciano

A DUE: Siate felice Addio!

Germont esce per la porta del giardino
 


Povera Violetta, scrive al Barone e decide di raggiungerlo per andare insieme alla festa dall’amica Flora, è l’unico mezzo per convincere Alfredo a lasciarla. Prima di andarsene abbraccia un’ultima volta Alfredo, lasciandolo con la sua profferta di un amore così grande che mai lui riuscirà ad eguagliare.

ALFREDO
Giunse mio padre

VIOLETTA
Lo vedesti?

ALFREDO
Ah no: severo scritto mi lasciava
Però l'attendo, t'amerà in vederti.

VIOLETTA
molto agitata
Ch'ei qui non mi sorprenda
Lascia che m'allontani... tu lo calma
mal frenato il pianto
Ai piedi suoi mi getterò divisi
Ei più non ne vorrà sarem felici
Perché tu m'ami, Alfredo, non è vero?

ALFREDO
O, quanto...
Perché piangi?

VIOLETTA
Di lagrime avea d'uopo or son tranquilla
sforzandosi
Lo vedi? ti sorrido
Sarò là, tra quei fior presso a te sempre.
Amami, Alfredo, quant'io t'amo

Addio. (Corre in giardino)


Alfredo ha scoperto l’invito di Flora e letto il biglietto che Violetta gli ha mandato. Il suo cuore è disperato, e a nulla valgono le parole di suo padre. Il quale gli ricorda la sua terra natia, la Provenza e i suoi doveri verso la famiglia chiedendogli di tornare in famiglia, ma Alfredo sa dove trovare Violetta e parte precipitosamente per raggiungerla a vendicarsi del suo abbandono.

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Quinto Brano
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SCENA VIII Alfredo, poi Germont ch'entra in giardino

ALFREDO Di Violetta! Perché son io commosso! A raggiungerla forse ella m'invita Io tremo! Oh ciel! Coraggio!
Apre e legge "Alfredo, al giungervi di questo foglio" come fulminato grida
Ah!
Volgendosi si trova a fronte del padre, nelle cui braccia si abbandona esclamando: Padre mio!

GERMONT Mio figlio!
Oh, quanto soffri! tergi, ah, tergi il pianto
Ritorna di tuo padre orgoglio e vanto

ALFREDO Disperato, siede presso il tavolino col volto tra le mani

GERMONT Di Provenza il mar, il suol - chi dal cor ti cancello?
Al natio fulgente sol - qual destino ti furò?
Oh, rammenta pur nel duol - ch'ivi gioia a te brillò;
E che pace colà sol - su te splendere ancor può.
Dio mi guidò!
Ah! il tuo vecchio genitor - tu non sai quanto soffrì
Te lontano, di squallor il suo tetto si coprì
Ma se alfin ti trovo ancor, - se in me speme non fallì,
Se la voce dell'onor - in te appien non ammutì,
Dio m'esaudì!
abbracciandolo
Né rispondi d'un padre all'affetto?


ALFREDO
Mille serpi divoranmi il petto
respingendo il padre
Mi lasciate.

GERMONT
Lasciarti!

ALFREDO
risoluto
(Oh vendetta!)

GERMONT
Non più indugi; partiamo t'affretta

ALFREDO
(Ah, fu Douphol!)

GERMONT
M'ascolti tu?

ALFREDO
No.


Il tempo degli amori è passato, Alfredo ha svergognato Violetta davanti a tutti gli amici gettandole i soldi vinti al gioco, come si paga una meretrice ed è stato sfidato dal Barone Duphol a duello. E’ carnevale, Parigi impazza nel comun tripudio, ma Violetta vede nascere l’alba del suo ultimo giorno con al fianco solo la sua fida cameriera Annina che le è rimasta vicina anche nella miseria. Rimangono solo 10 Luigi. Ma basteranno per i brevi giorni che ancora avra da vivere. Legge ancora una volta la lettera che gli ha inviato papà Germont, Alfredo ha sfidato il Barone ferendolo, e poi ha dovuto fuggire all’estero, lui stesso lo ha informato del grave errore che ha fatto credendola traditrice e presto tornerà a farsi perdonare, lui stesso verrà per il rimorso che prova per il sacrificio che le ha chiesto. Ma “è tardì” quando giungeranno non resta altro che sognare per un attimo di avere ancora un avvenire e subito vederlo svanire, perché Violetto dopo un attimo di sollievo muore improvvisamente.

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Sesto Brano
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ATTO TERZO
Violetta, sola
VIOLETTA
Trae dal seno una lettera
"Teneste la promessa... la disfida
Ebbe luogo! il barone fu ferito,
Però migliora Alfredo
È in stranio suolo; il vostro sacrifizio
Io stesso gli ho svelato;
Egli a voi tornerà pel suo perdono;
Io pur verrò. Curatevi... meritate
Un avvenir migliore. -
Giorgio Germont".
desolata
È tardi!
Si alza
Attendo, attendo né a me giungon mai! . . .
Si guarda allo specchio
Oh, come son mutata!
Ma il dottore a sperar pure m'esorta!
Ah, con tal morbo ogni speranza è morta.
Addio, del passato bei sogni ridenti,
Le rose del volto già son pallenti;
L'amore d'Alfredo pur esso mi manca,
Conforto, sostegno dell'anima stanca
Ah, della traviata sorridi al desio;
A lei, deh, perdona; tu accoglila, o Dio,
Or tutto finì.
Le gioie, i dolori tra poco avran fine,
La tomba ai mortali di tutto è confine!
Non lagrima o fiore avrà la mia fossa,
Non croce col nome che copra quest'ossa!
Ah, della traviata sorridi al desio;
A lei, deh, perdona; tu accoglila, o Dio.
Or tutto finì!
 


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Settimo Brano
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SCENA ULTIMA
Detti, Annina, il signor Germont, ed il Dottore

GERMONT
Ah, Violetta!

VIOLETTA
Voi, Signor!

ALFREDO
Mio padre!

VIOLETTA
Non mi scordaste?

GERMONT
La promessa adempio
A stringervi qual figlia vengo al seno,
O generosa.

VIOLETTA
Ahimé, tardi giungeste!
Pure, grata ven sono
Grenvil, vedete? tra le braccia io spiro
Di quanti ho cari al mondo

GERMONT
Che mai dite!
osservando Violetta
(Oh cielo è ver!)

ALFREDO
La vedi, padre mio?

GERMONT
Di più non lacerarmi
Troppo rimorso l'alma mi divora
Quasi fulmin m'atterra ogni suo detto
Oh, malcauto vegliardo!
Ah, tutto il mal ch'io feci ora sol vedo!
Taglio

VIOLETTA
frattanto avrà aperto a stento un ripostiglio della toilette, e toltone un medaglione dice:
Più a me t'appressa ascolta, amato Alfredo.
Prendi: quest'è l'immagine
De' miei passati giorni;
A rammentar ti torni
Colei che sì t'amò.
Se una pudica vergine
Degli anni suoi nel fiore
A te donasse il core
Sposa ti sia lo vo'.
Le porgi questa effigie:
Dille che dono ell'è
Di chi nel ciel tra gli angeli
Prega per lei, per te.

ALFREDO
No, non morrai, non dirmelo
Dei viver, amor mio
A strazio sì terribile
Qui non mi trasse Iddio
Sì presto, ah no, dividerti
Morte non può da me.
Ah, vivi, o un solo feretro
M'accoglierà con te.

GERMONT
Cara, sublime vittima
D'un disperato amore,
Perdonami lo strazio
Recato al tuo bel core.

GERMONT,
Finché avrà il ciglio lacrime
Io piangerò per te
Vola à beati spiriti;
Iddio ti chiama a sé.
Riprendono

VIOLETTA
rialzandosi animata
È strano!

TUTTI
Che!

VIOLETTA
Cessarono
Gli spasmi del dolore.
In me rinasce... m'agita
Insolito vigore!
Ah! io ritorno a vivere
trasalendo
Oh gioia!

Ricade sul canapè

TUTTI
O cielo! muor!

ALFREDO
Violetta!

ANNINA E GERMONT
Oh Dio, soccorrasi.

DOTTORE
dopo averle toccato il polso
È spenta!

TUTTI
Oh mio dolor!

un fiore che presto sarà appassito, questa è "l'immagine" della vita di Violetta,
un delicato fiore che l'uomo ha usato e che ha vissuto un brevissimo sogno d'amore

Ah ma io ... ritorno a vivere! O Gioia!

 

 
 

LA TRAVIATA - LA BOHEME
Backstage

 

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