Don Pasquale

 

Teatro Don Bosco - Pavia

Domenica 5 febbraio 2012 ore 16:30

Organizzato da Ass,Croma 2000

Gaetano Donizetti

Don Pasquale

opera buffa in due atti
Personaggi ed interpreti:
Don Pasquale - Giancarlo Tosi, baritono
Ernesto - Ricardo Mirabelli, tenore
Norina - Linda Campanella, soprano
Dottor Malatesta - Enrico Marabelli, baritono
Orchestra Mario Braggio di Torino
Direttore Gianluca Fasano
Regia Nadia Matteucci

 

Atto I - Atto II - Atto III


Seguono immagini della serata:

 


Gaetano Donizetti (1797 - 1848)
Don Pasquale

Atto terzo

Sala in casa di Don Pasquale come nell'Atto I e II.


Don Pasquale esaminando le note.)
Vediamo: alla modista
cento scudi. Obbligato! Al carrozziere
seicento. Poca roba!
Novecento e cinquanta al gioielliere.
Per cavalli...
(getta la nota con istizza e si alza)
al demonio
i cavalli, i mercanti e il matrimonio!
(pensa)
Per poco che la duri in questo modo,
mio caro Don Pasquale,
a rivederci presto all'ospedale!
Che cosa vorrà dir questa gran gala!
Escir sola a quest'ora,
un primo dì di nozze.
(risoluto)
Debbo oppormi a ogni modo ed impedirlo.

Ma... si fa presto a dirlo.
Colei ha certi occhiacci,
che certo far da sultana...
Ad ogni modo
vo' provarmi. Se poi
fallisce il tentativo... Eccola; a noi.

Norina entra correndo e, senza badare a Don Pasquale,
fa per escire.
È vestita in grandissima gala, ventaglio in mano.

Scena seconda
Norina e detto.



DON PASQUALE
Signorina, in tanta fretta,
dove va, vorrebbe dirmi?

NORINA
È una cosa presto detta,
vo' a teatro a divertirmi.

DON PASQUALE
Ma il marito, con sua pace,
non voler potria talvolta.


NORINA
(ridendo)
Il marito vede e tace:
quando parla non s'ascolta.

DON PASQUALE
(imitandola.)
Non s'ascolta?
(con bile crescente)
A non mettermi al cimento,
signorina, la consiglio.
Vada in camera al momento.
Ella in casa resterà.



NORINA
(con aria di motteggio)
A star cheto e non far scene
per mia parte la scongiuro.
Vada a letto, dorma bene,
poi doman si parlerà.

(va per uscire)

DON PASQUALE
(interponendosi fra lei e la porta)
Non si sorte.

NORINA
(ironica)
Veramente!

DON PASQUALE
Sono stanco.

NORINA
Sono stufa.

DON PASQUALE
Non si sorte.

NORINA
Non v'ascolto.

DON PASQUALE
Sono stanco.

NORINA
Sono stufa.

DON PASQUALE
Civettella!

NORINA
(con gran calore)
Impertinente
(gli dà uno schlaffo)
prendi su che ben ti sta!

DON PASQUALE
(da solo, quasi piangendo)

(Ah! è finita, Don Pasquale,

hai bel romperti la testa!
Altro affare non ti resta
che d'andarti ad annegar.)
 

NORINA
(E duretta la lezione,
ma ci vuole a far l'effetto.
Or bisogna del progetto
la riuscita assicurar.)
(a Don Pasquale, decisa)
Parto dunque...



DON PASQUALE
Parta pure.
Ma non faccia più ritorno.

NORINA
Ci vedremo al nuovo giorno.

DON PASQUALE
Porta chiusa troverà.

NORINA
(vuol partire, poi ritorna)

Ah, sposo!
Via, caro sposino,
non farmi il tiranno,
sii dolce e bonino,
rifletti all'età.

Va' a letto, bel nonno
sia cheto il tuo sonno.

Per tempo a svegliarti
la sposa verrà.

DON PASQUALE
Divorzio! Divorzio!
Che letto, che sposa!
Peggiore consorzio
di questo non v'ha.
Ah! povero sciocco!
Se duri in cervello
con questo martello
miracol sarà.


(Norina va via.
Nell'atto di partire Norina lascia cadere una carta,
Don Pasquale se ne avvede e la raccoglie.)

DON PASQUALE
Qualche nota di cuffie e di merletti
che la signora semina per casa.

"Adorata Sofronia."
(nella massima ansietà)
Ehi! Ehi! Che affare è questo!
(legge)
"Fra le nove e le dieci della sera
sarò dietro al giardino,
dalla parte che guarda a settentrione.
Per maggior precauzione
fa', se puoi, d'introdurmi
per la porta segreta. A noi ricetto
daran securo l'ombre del boschetto.

Mi scordavo di dirti
che annunzierò cantando il giunger mio.
Mi raccomando. Il tuo fedele. Addio."
(fuori di sé)
Questo è troppo; costei
mi vuol morto arrabbiato!

Ah! non ne posso più, perdo la testa!
(scampanellando)
Si chiami Malatesta.
(ai servi che entrano)

Correte dal dottore,
ditegli che sto mal, che venga tosto.
(O crepare o finirla ad ogni costo.)
(esce)

Scena quarta
Malalesta ed Ernesto sul limitare della porta.

MALATESTA
Siamo intesi.

ERNESTO
Sta bene. Ora in giardino
scendo a far la mia parte.

MALATESTA
Mentr'io fo qui la mia.
Soprattutto che il vecchio
non ti conosca!

ERNESTO
Non temer.

MALATESTA
Appena
venir ci senti.

ERNESTO
Su il mantello e via.

MALATESTA
Ottimamente.

ERNESTO
A rivederci.

Ernesto esce.

MALATESTA
(avanzandosi) Questa
repentina chiamata
mi prova che il biglietto
del convegno notturno ha fatto effetto.
(guarda fra le scene)
Eccolo! Com'è pallido e dimesso!
Non sembra più lo stesso...
Me ne fa male il core...
Ricomponiamoi: un viso da dottore.

Scena quinta
Don Pasquale abbattutissimo s'inoltra lentamente.

MALATESTA
(andandogli incontro)
Don Pasquale...

DON PASQUALE
(con tristezza solenne)
Cognato, in me vedete
un morto che cammina.

MALATESTA
Non mi fate
languir a questo modo.

DON PASQUALE
(senza badargli e come parlando a sé stesso)
Pensar che, per un misero puntiglio,
mi son ridotto a questo!
Mille Norine avessi dato a Ernesto!

MALATESTA
(Cosa buona a sapersi.)
Mi spiegherete alfin...

DON PASQUALE
Mezza l'entrata
d'un anno in cuffie e in nastri consumata!
Ma questo è nulla.

MALATESTA
E poi?

DON PASQUALE
La signorina
vuol uscire a teatro.
M'oppongo colle buone
non intende ragione, e son deriso.
Comando... e della man mi dà sul viso.

MALATESTA
Uno schiaffo!

DON PASQUALE
Uno schiaffo, sì, signore!

MALATESTA
(Coraggio.) Voi mentite:
Sofronia è donna tale,
che non può, che non sa, né vuol far male:
pretesti per cacciarla via di casa,
fandonie che inventate. Mia sorella
capace a voi di perdere il rispetto!

DON PASQUALE
La guancia è testimonio: il tutto è detto.

MALATESTA
Non è vero.

DON PASQUALE
È verissimo .

MALATESTA
Signore,
gridar cotanto parmi inconvenienza.

DON PASQUALE
Ma se mi fate perder la pazienza!

MALATESTA
(calmandosi)
Parlate adunque. (Faccia mia, coraggio.)



DON PASQUALE
Lo schiaffo è nulla, v'è di peggio ancora.
Leggete .

(gli dà la lettera:
il dottore fa segni di sorpresa fino all'orrore)

MALATESTA
Io son di sasso.
(Secondiamo.) Ma come! Mia sorella
sì saggia, buona e bella...

DON PASQUALE
Sarà buona per voi, per me non certo.

MALATESTA
Che sia colpevol sono ancora incerto.

DON PASQUALE
Io son così sicuro del delitto,
che v'ho fatto chiamare espressamente
qual testimonio della mia vendetta.

MALATESTA
Va ben... ma riflettete...



DON PASQUALE
Ho tutto preveduto... m'ascoltate.
Sediamo.

MALATESTA
Sediam pure:
(minaccioso)
ma parlate!

DON PASQUALE
Cheti cheti immantinente
nel giardino discendiamo;
prendo meco la mia gente,
il boschetto circondiamo;
e la coppia sciagurata,
a un mio cenno imprigionata,
senza perdere un momento
conduciam dal podestà.



MALATESTA
Io direi... sentite un poco,
noi due soli andiam sul loco;
nel boschetto ci appostiamo,
ed a tempo ci mostriamo;
e tra preghi, tra minaccie
d'avvertir l'autorità,
ci facciam dai due prometter
che la cosa resti là.

DON PASQUALE
(alzandosi)
E siffatto scioglimento
poco pena al tradimento.

MALATESTA
Riflettete, è mia sorella.

DON PASQUALE
Vada fuor di casa mia.
Altri patti non vo' far.

MALATESTA
È un affare delicato,
vuol ben esser ponderato.

DON PASQUALE
Ponderate, esaminate,
ma in mia casa non la vo'.

MALATESTA
Uno scandalo farete,
e vergogna poi ne avrete.

DON PASQUALE
Non importa... non importa.

MALATESTA
Non conviene, non sta bene:
altro modo cercherò.

(riflette intanto)

DON PASQUALE
(imitandolo)
Non sta bene, non conviene...
Ma lo schiaffo qui restò.
(pensano tutti e due)
Io direi...

MALATESTA
(a un tratto)
L'ho trovata!

DON PASQUALE
Oh! benedetto!
Dite presto.



MALATESTA
Nel boschetto
quatti quatti ci appostiamo
di là tutto udir possiamo.
S'è costante il tradimento
la cacciate su due piedi.

DON PASQUALE
Bravo, bravo, va benone!
Son contento, bravo, bravo.
(Aspetta, aspetta,
cara sposina,
la mia vendetta
già s'avvicina;
già già ti preme,
già t'ha raggiunto,
tutte in un punto
l'hai da scontar.
Vedrai se giovino
raggiri e cabale,
sorrisi teneri,
sospiri e lagrime.
Or voglio prendere
la mia rivincita
sei nella trappola
v'hai da restar.)

MALATESTA
(Il poverino sogna vendetta.
Non sa il meschino
quel che l'aspetta;
invano freme,
invano arrabbia,
è chiuso in gabbia,
non può scappar.
Invano accumula
progetti e calcoli;
non sa che fabbrica
castelli in aria;
non vede il semplice
che nella trappola
da sé medesimo
si va a gettar.)

(escono insieme)


Boschetto nel giardino attiguo alla casa di Don Pasquale;
a sinistra dello spettatore gradinata
che dalla casa mette in giardino, a dritta belvedere.
Piccolo cancello in fondo.

Scena sesta
Ernesto e Coro di dentro.



ERNESTO
Com'è gentil la notte a mezzo april!
È azzurro il ciel, la luna è senza vel:
tutto è languor, pace, mistero, amor,
ben mio, perché ancor non vieni a me?
Formano l'aure
d'amore accenti,
del rio nel murmure
sospiri senti;
il tuo fedel si strugge di desir;
Nina crudel, mi vuoi veder morir!
Poi quando sarò morto, piangerai,
ma ritornarmi in vita non potrai.

CORO
(di dentro)
Poi quando sarà morto, piangerai,
ma ritornarlo in vita non potrai.



Norina esce con precauzione dalla parte del belvedere,
e va ad aprire a Ernesto, che si mostra dietro il cancello.
Ernesto è avvolto in un mantello che lascierà cadere.



ERNESTO e NORINA
Tornami a dir che m'ami,
dimmi che mia/mio tu sei;
quando tuo ben mi chiami
la vita addoppi in me.

La voce tua sì cara
rinfranca il core oppresso:
sicuro/sicura a te dappresso,
tremo lontan da te.


Si vedono Don Pasquale e Malatesta muniti di lanterne cieche
entrar pian piano nel cancello,
si perdono dietro agli alberi per ricomparire a suo tempo.
Mentre Don Pasquale e Malatesta ricompariscono,
Ernesto riprende il mantello e si scosta alquanto
nella direzione della casa di Don Pasquale.


DON PASQUALE
Eccoli; attenti ben...

MALATESTA
Mi raccomando...

Scena settima
Don Pasquale, Malatesta e detti.

DON PASQUALE
(sbarrando la lanterna in volto a Norina)
Alto là!

NORINA
Ladri, aiuto!

DON PASQUALE
(a Norina)
Zitta; ov'è il drudo?

NORINA
Chi?

DON PASQUALE
Colui che stava
con voi qui amoreggiando.

NORINA
(con risentimento)
Signor mio,
mi meraviglio, qui non v'era alcuno.

MALATESTA
(Che faccia tosta!)

DON PASQUALE
Che mentir sfacciato!
Saprò ben io trovarlo.
Don Pasquale e Malatesta fanno indagini nel boschetto.
Ernesto entra pian piano in casa.

NORINA
Vi ripeto
che qui non v'era alcun, che voi sognate.

MALATESTA
A quest'ora in giardin che facevate?



NORINA
Stavo prendendo il fresco.

DON PASQUALE
Il fresco! Ah, donna indegna,
(con esplosione)
fuor di mia casa, o ch'io...

NORINA
Ehi, ehi, signor marito,
su che tuon la prendete?

DON PASQUALE
Escite, e presto.

NORINA
Nemmen per sogno. È casa mia, vi resto.

DON PASQUALE
Corpo di mille bombe!

MALATESTA
(Don Pasquale,
lasciate fare a me; solo badate
a non smentirmi; ho carta bianca...)

DON PASQUALE
(È inteso.)

NORINA
(Il bello adesso viene!)

MALATESTA
(piano a Norina)
(Stupor misto di sdegno, attenta bene.)
Sorella, udite, io parlo
per vostro ben; vorrei
risparmiarvi uno sfregio.

NORINA
A me uno sfregio!

MALATESTA
(Benissimo.) Domani in questa casa
entra la nuova sposa...

NORINA
Un'altra donna!
A me simile ingiuria?

MALATESTA
(Ecco il momento di montare in furia.)


(Don Pasquale tien dietro al dialogo
con grande interesse.)

NORINA
Sposa di chi?

MALATESTA
D'Ernesto, la Norina.

NORINA
(con disprezzo)
Quella vedova scaltra e civettina!

DON PASQUALE
(a Malatesta)
Bravo, dottore!

MALATESTA
Siamo
a cavallo.

NORINA
Colei qui a mio dispetto!
Norina ed io sotto l'istesso tetto!
(con forza)
Giammai! Piuttosto parto.

DON PASQUALE
(Ah! lo volesse il ciel!)

NORINA
Ma... piano un poco.
(cambiando modo)
Se queste nozze poi fossero un gioco!
Vo' sincerarmi pria.

MALATESTA
È giusto.
(a Don Pasquale)
(Don Pasquale non c'è via;
qui bisogna sposar quei due davvero,
se no costei non va.)

DON PASQUALE
(Non mi par vero.)

MALATESTA
Ehi! di casa, qualcuno
(chiamando)
Ernesto...

Scena ottava
Ernesto e servi.

ERNESTO
Eccomi.

MALATESTA
A voi
accorda Don Pasquale
la mano di Norina, e un annuo assegno
di quattromila scudi.

ERNESTO
Ah! caro zio!
E fia ver?

MALATESTA
(a Don Pasquale)
(D'esitar non è più tempo,
dite di sì.)

NORINA
M'oppongo.

DON PASQUALE
Ed io consento.
(ad Ernesto)
Corri a prender Norina,
e d'unirvi io m'impegno in sul momento,

MALATESTA
Senz'andar lungi la sposa è presta,

DON PASQUALE
Come? Spiegatevi...



MALATESTA
Norina è questa.

DON PASQUALE
Quella?... Norina?... Che tradimento!
Dunque Sofronia?...

MALATESTA
Dura in convento.

DON PASQUALE
E il matrimonio?...



MALATESTA
Fu un mio pensiero
stringervi in nodi di nullo effetto,
il modo a torvi di farne un vero.
È chiaro il resto del romanzetto.

DON PASQUALE
Ah bricconissimi... (Vero non parmi!
Ciel ti ringrazio!) Così ingannarmi!
Meritereste...

NORINA
Via siate buono.

ERNESTO
Deh! zio, movetevi!
(inginocchiandosi)

NORINA
Grazia, perdono!

DON PASQUALE
Tutto dimentico, siate felici;
Com'io v'unisco, v'unisca il ciel!



NORINA
La moral di tutto questo
è assai facil trovar.
Ve la dico presto presto
se vi piace d'ascoltar.

Ben è scemo di cervello
chi s'ammoglia in vecchia età;
va a cercar col campanello
noie e doglie in quantità.

DON PASQUALE
La morale è molto bella
applicarla a me si sta.
Sei pur fina, o bricconcella,
m'hai servito come va.

MALATESTA ed ERNESTO
La morale è molto bella,
Don Pasqual l'applicherà.
Quella cara bricconcella
lunga più di noi la sa.


FINE


 

 

Atto I - Atto II - Atto III

 

 
 
 
 


 
 

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