Don Pasquale

Comune di Montaldeo - Proloco di Montaldeo - Ass.Oltregiogo - Ass.Alto Monferrato
Associazione Amici della Musica di Stazzano

Presentano
L'Opera in Castello

Sabato 5 settembre 2009 Ore 21
Cortile superiore del castello D'Oria  - Montaldeo (AL)
Gaetano Donizetti
Don Pasquale
Opera comica in tre atti su libretto di G.Ruffini
Adattamento strumentale per flauto, clarinetto e pianoforte del M°Paolo Fiamingo

Personaggi ed interpreti:

Don Pasquale: Bruno Pestarino
Norina: Irene Favro
Ernesto: Vito Martino
Il Dottor Malatesta: Yiannis Vassilakis
Il Notaio-Il Maggiordomo:Gianluigi Repetto

Elena Bollati: flauto
Daniele Garabello: clarinetto
M°concertatore al pianoforte: Paolo Fiamingo
Regia di Bruno Pestarino
INGRESSO LIBERO
E' possibile cenare presso:

Ristorante "Al Ghiottone"
Via Cadegualchi, 1-Fraz.Cadegualchi-Parodi L. (AL) Tel.: 0143/681213

Hotel Ristorante "Il Girasole"
Piazza M. della Benedica 15R – 15066 Gavi (Al) Tel. e Fax 0143.64.34.85


Programma
Atto I & Atto II prima parte - senza intervallo - Atto II seconda parte & Atto III


Alcune immagini della serata.....

Gaetano Donizetti  (1797 - 1848)

Don Pasquale

Atto secondo  

Scena quinta
                     Scene 1, 2, 3, 4, 5                                         (Atto II)
 
 
Ernesto e detti. 

 
 
 
ERNESTO 
(a Don Pasquale con vivacità) 
Pria di partir, signore, 
vengo per dirvi, addio, 
e come un malfattore 
mi vien conteso entrar! 
 
DON PASQUALE
(ad Ernesto) 
S'era in faccende: giunto 
però voi siete in punto. 
A fare il matrimonio 
mancava un testimonio. 
(volgendosi a Norina) 
Or venga la sposina! 


 
ERNESTO 
(vedendo Norina, nel massimo stupore) 
(Che vedo? Oh ciel! Norina! 
Mi sembra di sognar!) 
 
(esplodendo) 

 
MALATESTA 
(Per carità, sta' zitto, 
ci vuoi precipitar.) 
 
(di soppiatto a Ernesto) 

 
DON PASQUALE
(ad alta voce) 
La sposa è quella. 
 
ERNESTO 
(Ma questo non può star.) 
 
MALATESTA 
(prende Ernesto in disparte) 
(Figliuol, non mi far scene, 
è tutto per tuo bene. 
Se vuoi Norina perdere 
non hai che a seguitar. 
(Ernesto vorrebbe parlare) 
Seconda la commedia, 
sta cheto e lascia far.) 
 
NORINA
(Adesso, veramente, 
mi viene da tremar.) 
 
MALATESTA 
Questo contratto adunque 
si vada ad ultimar. 
Il dottore conduce a sottoscrivere prima Norina poi Ernesto; 
quest'ultimo metà per amore, metà per forza. 
 
NOTARO 
(riunendo le mani degli sposi) 
Siete marito e moglie. 

DON PASQUALE
(Mi sento a liquefar.) 
 
NORINAe MALATESTA 
(Va il bello a incominciar.) 
(appena segnato il contratto, 
Norina prende un contegno naturale, 
ardito senza imprudenza e pieno di disinvoltura) 
 
DON PASQUALE
(facendo l'atto di volerla abbracciare) 
Carina ! 


 
NORINA
(respingendo con dolcezza) 
Adagio un poco. 
Calmate quel gran foco. 
Si chiede pria licenza. 
 
DON PASQUALE
Me l'accordate? 
 
NORINA
No. 
 

(qui il notaro si ritira inosservato; 
Don Pasquale rimane mortificatissimo) 

 
ERNESTO 
Ah! Ah! 
(ridendo) 


DON PASQUALE
(con collera) Che c'è da ridere, 
impertinente? 
Partite subito, immantinente, 
via, fuor di casa... 
 
NORINA
(con disprezzo) Ohibò! 
Modi villani e rustici 
che tollerar non so. 
(ad Ernesto) 
Restate . 


(a Don Pasquale) 
Altre maniere 
apprender vi farò. 

DON PASQUALE
(costernato) 
Dottore ! 
 
MALATESTA 
(imitandoli) 
Don Pasquale! 

DON PASQUALE
E un'altra! 
 
MALATESTA 
Son di sale! 
 
DON PASQUALE
Che dir vorrai! 
 
MALATESTA 
Calmatevi, 
sentire mi farò. 
 
ERNESTO e NORINA
(In fede mia dal ridere 
frenarmi più non so.) 

NORINA
(a Don Pasquale) 
Un uom qual voi decrepito, 
qual voi pesante e grasso, 
condur non può una giovane 
decentemente a spasso. 
Bisogno ho d'un bracciere. 
(accennando Ernesto) 
Sarà mio cavaliere. 
 
DON PASQUALE
(con vivacità) 
Oh! questo poi, scusatemi, 
oh, questo non può star. 
 
NORINA
(freddamente) 
Non può star! Perché? 
 
DON PASQUALE
(risoluto) 
Perché nol voglio. 
 
NORINA
(con ischerno) 
Non lo volete? 
 
DON PASQUALE
(come sopra) 
No. 
 
NORINA
(facendosi presso a Don Pasquale, 
con dolcezza affettata) 

Idolo mio, vi supplico 
scordar questa parola. 
Voglio, per vostra regola, 
(con enfasi crescente) 
voglio, lo dico io sola; 
tutti obbedir qui devono, 
io sola ho a comandar. 
 
DON PASQUALE
Dottore... 
 
MALATESTA 
(Ecco il momento critico.) 
 
ERNESTO 
(Vediamo che sa far.) 
 
DON PASQUALE
Ma... ma... 
 
NORINA
Non voglio repliche. 
 
DON PASQUALE
(accennando Ernesto) 
Costui... Non può. 
 
NORINA
(instizzita) 
Che ma?... Taci, buffone. 
 
DON PASQUALE
Io? Voi! 
 
MALATESTA ed ERNESTO 
(Vediamo che sa far.) 
 
NORINA
Provato ho a prenderti 
finora colle buone. 
(facendoglisi presso con minaccia espressiva) 
Saprò, se tu mi stuzzichi, 
le mani adoperar. 
 
(Don Pasquale dà indietro atterrito) 


DON PASQUALE
(da sè) Ah! 
(Sogno?... Veglio?... Cos'è stato? 
Calci?... Schiaffi?... Brava! Bene! 
Buon per me che m'ha avvisato. 
Or vedrem che cosa viene! 
Bada bene, don Pasquale, 
è una donna a far tremar!) 
 
MALATESTA 
(È rimasto là impietrato 
sembra un uom cui manca il fiato.) 

NORINAed ERNESTO 
(Vegli, o sogni, non sa bene 
non ha sangue nelle vene.) 
 
MALATESTA 
(a Don Pasquale) 
Fate core, don Pasquale, 
non vi state a sgomentar. 
 
NORINA
(Or l'amico, manco male, 
si potrà capacitar.) 
 
ERNESTO 
(Or l'intrico, manco male, 
incomincio a decifrar.) 
Norina va al tavolo, prende il campanello, 
e suona con violenza. 
Entra un servo. 
 
NORINA
(al servo) 
Riunita immantinente 
la servitù qui voglio. 
 
 
(Servo esce.)


DON PASQUALE
(Che vuol dalla mia gente?) 
 
MALATESTA 
(Or nasce un altro imbroglio.) 
 
 
(Entrando due servi e un maggiordomo.)

 
NORINA
(ridendo) 


Uno in tutto! Va benissimo, 
c'è poco da contar. 
A voi. 
(al maggiordomo) 
Da quanto sembrami 
voi siete il maggiordomo. 
(Maggiordomo s'inchina.)
Subito vi comincio 
la paga a raddoppiar. 
(Maggiordomo si confonde in inchini.)
Ora attendete agli ordini, 
(al maggiordomo) 
che mi dispongo a dar. 


Di servitù novella 
pensate a provvedermi; 
sia gente fresca e bella, 
tale da farci onor. 
 
DON PASQUALE
(a Norina con rabbia) 
Poi quando avrà finito... 


 
NORINA
Non ho finito ancor. 
(al maggiordomo) 
Di legni un paio sia 
domani in scuderia; 
quanto ai cavalli poi, 


lascio la scelta a voi. 
 
DON PASQUALE
Poi, quando avrà finito... 
 
NORINA
Non ho finito ancor. 
 
DON PASQUALE
Bene. 
 
MALATESTA 
Meglio. 
 
NORINA
La casa è mal disposta. 
 
DON PASQUALE
La casa? 

NORINA
La vo' rifar di posta; 
sono anticaglie i mobili, 
si denno rinnovar. 
Vi son mill'altre cose 
urgenti, imperiose, 
un parrucchier da scegliere, 
un sarto, un gioielliere. 
 
DON PASQUALE
(con rabbla concentrata) 
Avete mai finito? 

MALATESTA 
(a Ernesto) 
Vedi... senti... meglio... 
che te ne par? 
 
DON PASQUALE
Ancora... Ebben... Che?... 
Se... Io... Voi... 
(con rabbia concentrata) 
Avete ancor finito? 
 
NORINA
Fate le cose in regola, 
non ci facciam burlar. 
 
MALATESTA ed ERNESTO 
(Comincia a lampeggiar.) 
 
DON PASQUALE
Ma dico... (Sto quasi per schiattar...) 
(i servi partono) 
Chi paga? 
 
NORINA
Oh bella! Voi. 
 
DON PASQUALE
A dirla qui fra noi 
non pago mica. 
 
NORINA
No? 
 
DON PASQUALE
(riscaldato) 
Sono o non son padrone? 
 
NORINA
(con disprezzo) 
Mi fate compassione. 
(con forza) 
Padrone ov'io comando? 
 
MALATESTA 
(interponendosi a Norina) 
Sorella... 
 
NORINA
(a Don Pasquale con furia crescente) 
Or or vi mando... 
 
ERNESTO 
(Bene! Meglio!) 
 
NORINA
Siete un villano, un tanghero. 
 
DON PASQUALE
(con dispetto) 
È vero, v'ho sposato. 
 
NORINA
(come sopra) 
Un pazzo temerario... 
 
MALATESTA 
(a Don Pasquale che sbuffa) 
Per carità, cognato! 
 
(interrompendo) 

 
NORINA
Che presto alla ragione 
rimettere saprò. 
 
 
(Don Pasquale è fuori di sé, vorrebbe 
e non può parlare, la bile lo affoga.)

 
DON PASQUALE
Io? Voi sola siete pazza! 
Io sono qui il padrone... 
Io... se... ma... 
Son tradito, calpestato, 
mille furie ho dentro al petto, 
quest'inferno anticipato 
non lo voglio sopportar. 
 
NORINA
(piano ad Ernesto) 
Or t'avvedi, core ingrato, 
che fu ingiusto il tuo sospetto. 
Solo amor m'ha consigliato 
(accennando Don Pasquale) 
questa parte a recitar. 
Don Pasquale, poveretto! 
È vicino ad affogar. 
 
ERNESTO 
(a Norina) 
Sono, o cara, sincerato, 
momentaneo fu il sospetto. 
Solo amor t'ha consigliato 
(accennando Don Pasquale) 
questa parte a recitar. 
Don Pasquale, poveretto! 
È vicino ad affogar. 
 
MALATESTA 
(a Don Pasquale) 
Siete un poco riscaldato, 
mio cognato, andate a letto. 
Son stordito, son sdegnato, 
l'ha costei con me da far. 
(a Ernesto) 
Attenzione, che il poveretto 
non vi vegga amoreggiar. 
 
DON PASQUALE
(a Norina, ironico) 
La casa è mal disposta, 
son anticaglie i mobili... 
Un pranzo cinquanta, 
un sarto, un gioielliere... 
 
NORINA
(con dispetto) 
Sì. 
 

 
(Ernesto e Malatesta ridono.)

 
DON PASQUALE
(sbuffando) 
Son tradito, beffeggiato, 
mille furie ho dentro il petto, 
dalla rabbia, dal dispetto, 
son vicino a soffocar.


Atto terzo


Sala in casa di Don Pasquale come nell'Atto I e II. 
Sparsi sui tavoli, sulle sedie, per terra, 
articoli di abbigliamento femminile, abiti, cappelli, 
pellicce, sciarpe, merletti, cartoni, ecc. 

 
Scena prima
             Scene 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8                                         (Atto III)

 
Don Pasquale seduto nella massima costernazione 
davanti una tavola piena zeppa di liste e fatture; 
vari servi in attenzione. 
Dall'appartamento di donna Norina 
esce un parrucchiere con pettini, pomate, 
cipria, ferri da arricciare, ecc., 
attraversa la scena, e via per la porta di mezzo. 
 
Cameriere facendosi sulla porta dell'appartamento 
di donna Norina ai servi. 
 
 
CAMERIERE 
I diamanti, presto, presto. 
 
SERVI
La cuffiara. 
 
CAMERIERA
Venga avanti. 
 
 
(La cuffiara portante un monte di cartoni viene introdotta 
nell'appartamento di donna Norina.)

 
UN SERVO
(con pelliccia, grande mazzo di fiori, 
boccette d'odore che consegna a un servo) 

In carrozza tutto questo. 
 
CAMERIERE e SERVI
Il ventaglio, il velo, i guanti. 
I cavalli sul momento 
ordinate d'attaccar. 
 
DON PASQUALE
Che marea, che stordimento! 
È una casa da impazzar! 
(corrono via tutti) 
(A misura che le cameriere danno gli ordini, 
i servi eseguiscono in fretta. 
Ne nasce trambusto e confusione. 
Don Pasquale esaminando le note.)

Vediamo: alla modista 
cento scudi. Obbligato! Al carrozziere 
seicento. Poca roba! 
Novecento e cinquanta al gioielliere. 
Per cavalli... 
(getta la nota con istizza e si alza) 
al demonio 
i cavalli, i mercanti e il matrimonio! 
(pensa) 
Per poco che la duri in questo modo, 
mio caro Don Pasquale, 
a rivederci presto all'ospedale! 
Che cosa vorrà dir questa gran gala! 
Escir sola a quest'ora, 
un primo dì di nozze. 
(risoluto) 
Debbo oppormi a ogni modo ed impedirlo. 
Ma... si fa presto a dirlo. 
Colei ha certi occhiacci, 
che certo far da sultana... 
Ad ogni modo 
vo' provarmi. Se poi 
fallisce il tentativo... Eccola; a noi. 
 

Norina entra correndo e, senza badare a Don Pasquale, fa per escire. 
È vestita in grandissima gala, ventaglio in mano. 

 
 
Scena seconda
                    Scene 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8                            (Atto III)

 
Norina e detto. 

 
 
 
DON PASQUALE
Signorina, in tanta fretta, 
dove va, vorrebbe dirmi? 

NORINA
È una cosa presto detta, 
vo' a teatro a divertirmi. 
 
DON PASQUALE
Ma il marito, con sua pace, 
non voler potria talvolta. 
 
NORINA
(ridendo) 
Il marito vede e tace: 
quando parla non s'ascolta. 
 
DON PASQUALE
(imitandola.) 
Non s'ascolta? 
(con bile crescente) 
A non mettermi al cimento, 
signorina, la consiglio. 
Vada in camera al momento. 
Ella in casa resterà. 

NORINA
(con aria di motteggio) 
A star cheto e non far scene 
per mia parte la scongiuro. 
Vada a letto, dorma bene, 
poi doman si parlerà. 
 
(va per uscire) 

 
DON PASQUALE
(interponendosi fra lei e la porta) 
Non si sorte. 
 
NORINA
(ironica) 
Veramente! 
 
DON PASQUALE
Sono stanco. 
 
NORINA
Sono stufa. 
 
DON PASQUALE
Non si sorte. 
 
NORINA
Non v'ascolto. 
 
DON PASQUALE
Sono stanco. 
 
NORINA
Sono stufa. 
 
DON PASQUALE
Civettella! 
 
NORINA
(con gran calore) 
Impertinente 


(gli dà uno schlaffo) 
prendi su che ben ti sta! 
 
DON PASQUALE
(da solo, quasi piangendo) 


(Ah! è finita, Don Pasquale, 
hai bel romperti la testa! 
Altro affare non ti resta 
che d'andarti ad annegar.) 

NORINA
(E duretta la lezione, 
ma ci vuole a far l'effetto. 
Or bisogna del progetto 
la riuscita assicurar.) 
(a Don Pasquale, decisa) 
Parto dunque... 
 
DON PASQUALE
Parta pure. 
Ma non faccia più ritorno. 

NORINA
Ci vedremo al nuovo giorno. 

DON PASQUALE
Porta chiusa troverà. 
 
NORINA
(vuol partire, poi ritorna) 
Ah, sposo! 
Via, caro sposino, 
non farmi il tiranno, 
sii dolce e bonino, 
rifletti all'età. 
Va' a letto, bel nonno 
sia cheto il tuo sonno. 
Per tempo a svegliarti 
la sposa verrà. 


DON PASQUALE
Divorzio! Divorzio! 
Che letto, che sposa! 
Peggiore consorzio 
di questo non v'ha. 
Ah! povero sciocco! 
Se duri in cervello 
con questo martello 
miracol sarà. 
 
 
(Norina va via. 
Nell'atto di partire Norina lascia cadere una carta, 
Don Pasquale se ne avvede e la raccoglie.)

 
DON PASQUALE


Qualche nota di cuffie e di merletti 
che la signora semina per casa. 
"Adorata Sofronia." 
(nella massima ansietà) 
Ehi! Ehi! Che affare è questo! 
(legge) 
"Fra le nove e le dieci della sera 
sarò dietro al giardino, 
dalla parte che guarda a settentrione. 
Per maggior precauzione 
fa', se puoi, d'introdurmi 
per la porta segreta. A noi ricetto 
daran securo l'ombre del boschetto. 
Mi scordavo di dirti 
che annunzierò cantando il giunger mio. 
Mi raccomando. Il tuo fedele. Addio." 


(fuori di sé) 
Questo è troppo; costei 
mi vuol morto arrabbiato! 
Ah! non ne posso più, perdo la testa! 
(scampanellando) 
Si chiami Malatesta. 
(ai servi che entrano) 
Correte dal dottore, 
ditegli che sto mal, che venga tosto. 
(O crepare o finirla ad ogni costo.) 
 
(esce) 

 
 
 
Scena terza
                     Scene 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8                                  (Atto III)

Coro di servi e cameriere. 

 
 
Scena quarta
                     Scene 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8                            (Atto III)

 
Malalesta ed Ernesto sul limitare della porta. 

 
 
 
Scena quinta
                     Scene 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8                                 (Atto III)

 
 
Don Pasquale abbattutissimo s'inoltra lentamente. 

 

MALATESTA 
(andandogli incontro) 
Don Pasquale... 
 
DON PASQUALE
(con tristezza solenne) 
Cognato, in me vedete 
un morto che cammina. 

MALATESTA 
Non mi fate 
languir a questo modo. 
 
DON PASQUALE
(senza badargli e come parlando a sé stesso) 
Pensar che, per un misero puntiglio, 
mi son ridotto a questo! 
Mille Norine avessi dato a Ernesto! 
 
MALATESTA 
(Cosa buona a sapersi.) 
Mi spiegherete alfin... 


DON PASQUALE
Mezza l'entrata 
d'un anno in cuffie e in nastri consumata! 
Ma questo è nulla. 
 
MALATESTA 
E poi? 
 
DON PASQUALE
La signorina 
vuol uscire a teatro. 
M'oppongo colle buone 
non intende ragione, e son deriso. 
Comando... e della man mi dà sul viso. 
 
MALATESTA 
Uno schiaffo! 

DON PASQUALE
Uno schiaffo, sì, signore! 
 
MALATESTA 
(Coraggio.) Voi mentite: 
Sofronia è donna tale, 
che non può, che non sa, né vuol far male: 
pretesti per cacciarla via di casa, 
fandonie che inventate. Mia sorella 
capace a voi di perdere il rispetto! 

DON PASQUALE
La guancia è testimonio: il tutto è detto. 
 
MALATESTA 
Non è vero. 
 
DON PASQUALE
È verissimo . 
 
MALATESTA 
Signore, 
gridar cotanto parmi inconvenienza. 

DON PASQUALE
Ma se mi fate perder la pazienza! 
 
MALATESTA 
(calmandosi) 
Parlate adunque. (Faccia mia, coraggio.) 

DON PASQUALE
Lo schiaffo è nulla, v'è di peggio ancora. 
Leggete . 
 
(gli dà la lettera: 
il dottore fa segni di sorpresa fino all'orrore) 

 
MALATESTA 
Io son di sasso. 
(Secondiamo.) Ma come! Mia sorella 
sì saggia, buona e bella... 
 
DON PASQUALE
Sarà buona per voi, per me non certo. 
 
MALATESTA 
Che sia colpevol sono ancora incerto. 

DON PASQUALE
Io son così sicuro del delitto, 
che v'ho fatto chiamare espressamente 
qual testimonio della mia vendetta. 
 
MALATESTA 
Va ben... ma riflettete... 
 
DON PASQUALE
Ho tutto preveduto... m'ascoltate. 
Sediamo. 
 
MALATESTA 
Sediam pure: 
(minaccioso) 
ma parlate! 

DON PASQUALE
Cheti cheti immantinente 
nel giardino discendiamo; 
prendo meco la mia gente, 
il boschetto circondiamo; 
e la coppia sciagurata, 
a un mio cenno imprigionata, 
senza perdere un momento 
conduciam dal podestà. 

MALATESTA 
Io direi... sentite un poco, 
noi due soli andiam sul loco; 
nel boschetto ci appostiamo, 
ed a tempo ci mostriamo; 
e tra preghi, tra minaccie 
d'avvertir l'autorità, 
ci facciam dai due prometter 
che la cosa resti là. 
 
DON PASQUALE
(alzandosi) 
E siffatto scioglimento 
poco pena al tradimento. 
 
MALATESTA 
Riflettete, è mia sorella. 
 
DON PASQUALE
Vada fuor di casa mia. 
Altri patti non vo' far. 
 
MALATESTA 
È un affare delicato, 
vuol ben esser ponderato. 
 
DON PASQUALE
Ponderate, esaminate, 
ma in mia casa non la vo'. 
 
MALATESTA 
Uno scandalo farete, 
e vergogna poi ne avrete. 
 
DON PASQUALE
Non importa... non importa. 
 
MALATESTA 
Non conviene, non sta bene: 
altro modo cercherò. 
 
(riflette intanto) 

 
DON PASQUALE
(imitandolo) 
Non sta bene, non conviene... 
Ma lo schiaffo qui restò. 
(pensano tutti e due) 
Io direi... 
 
MALATESTA 
(a un tratto) 
L'ho trovata! 
 
DON PASQUALE
Oh! benedetto! 
Dite presto. 
 
MALATESTA 
Nel boschetto 
quatti quatti ci appostiamo 
di là tutto udir possiamo. 
S'è costante il tradimento 
la cacciate su due piedi. 

DON PASQUALE
Bravo, bravo, va benone! 
Son contento, bravo, bravo. 
(Aspetta, aspetta, 
cara sposina, 
la mia vendetta 
già s'avvicina; 
già già ti preme, 
già t'ha raggiunto, 
tutte in un punto 
l'hai da scontar. 
Vedrai se giovino 
raggiri e cabale, 
sorrisi teneri, 
sospiri e lagrime. 
Or voglio prendere 
la mia rivincita 
sei nella trappola 
v'hai da restar.) 
 
MALATESTA 
(Il poverino sogna vendetta. 
Non sa il meschino 
quel che l'aspetta; 
invano freme, 
invano arrabbia, 
è chiuso in gabbia, 
non può scappar. 
Invano accumula 
progetti e calcoli; 
non sa che fabbrica 
castelli in aria; 
non vede il semplice 
che nella trappola 
da sé medesimo 
si va a gettar.) 
 
(escono insieme) 
 
Boschetto nel giardino attiguo alla casa di Don Pasquale; 
a sinistra dello spettatore gradinata 
che dalla casa mette in giardino, a dritta belvedere.
Piccolo cancello in fondo. 

 
 
 
Scena sesta
                     Scene 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8                                    (Atto III)

 
 
Ernesto e Coro di dentro. 


 
ERNESTO 
Com'è gentil la notte a mezzo april! 
È azzurro il ciel, la luna è senza vel: 
tutto è languor, pace, mistero, amor, 
ben mio, perché ancor non vieni a me? 


Formano l'aure 
d'amore accenti, 
del rio nel murmure 
sospiri senti; 


il tuo fedel si strugge di desir; 
Nina crudel, mi vuoi veder morir! 
Poi quando sarò morto, piangerai, 
ma ritornarmi in vita non potrai. 
 
CORO
(di dentro) 
Poi quando sarà morto, piangerai, 
ma ritornarlo in vita non potrai. 
 

Norina esce con precauzione dalla parte del belvedere, 
e va ad aprire a Ernesto, che si mostra dietro il cancello. 
Ernesto è avvolto in un mantello che lascierà cadere. 


ERNESTO e NORINA
Tornami a dir che m'ami, 
dimmi che mia/mio tu sei; 


quando tuo ben mi chiami 
la vita addoppi in me. 


La voce tua sì cara 
rinfranca il core oppresso: 
sicuro/sicura a te dappresso, 


tremo lontan da te. 
 
 
Si vedono Don Pasquale e Malatesta muniti di lanterne cieche 
entrar pian piano nel cancello, 
si perdono dietro agli alberi per ricomparire a suo tempo.
Mentre Don Pasquale e Malatesta ricompariscono, 
Ernesto riprende il mantello e si scosta alquanto 
nella direzione della casa di Don Pasquale. 

 
DON PASQUALE
Eccoli; attenti ben... 
 
MALATESTA 
Mi raccomando... 
 
 
 
Scena settima
                   Scene 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8                           (Atto III)
 
 
Don Pasquale, Malatesta e detti. 

 

DON PASQUALE
(sbarrando la lanterna in volto a Norina) 
Alto là! 
 
NORINA
Ladri, aiuto! 
 
DON PASQUALE
(a Norina) 
Zitta; ov'è il drudo? 
 
NORINA
Chi? 
 
DON PASQUALE
Colui che stava 
con voi qui amoreggiando. 
 
NORINA
(con risentimento) 
Signor mio, 
mi meraviglio, qui non v'era alcuno. 
 
MALATESTA 
(Che faccia tosta!) 
 
DON PASQUALE
Che mentir sfacciato! 
Saprò ben io trovarlo. 
Don Pasquale e Malatesta fanno indagini nel boschetto. 
Ernesto entra pian piano in casa. 
 
NORINA
Vi ripeto 
che qui non v'era alcun, che voi sognate. 
 
MALATESTA 
A quest'ora in giardin che facevate? 
 
NORINA
Stavo prendendo il fresco. 
 
DON PASQUALE
Il fresco! Ah, donna indegna, 
(con esplosione) 
fuor di mia casa, o ch'io... 
 
NORINA
Ehi, ehi, signor marito, 
su che tuon la prendete? 
 
DON PASQUALE
Escite, e presto. 
 
NORINA
Nemmen per sogno. È casa mia, vi resto. 
 
DON PASQUALE
Corpo di mille bombe! 
 
MALATESTA 
(Don Pasquale, 
lasciate fare a me; solo badate 
a non smentirmi; ho carta bianca...) 
 
DON PASQUALE
(È inteso.) 
 
NORINA
(Il bello adesso viene!) 
 
MALATESTA 
(piano a Norina) 
(Stupor misto di sdegno, attenta bene.) 
Sorella, udite, io parlo 
per vostro ben; vorrei 
risparmiarvi uno sfregio. 
 
NORINA
A me uno sfregio! 
 
MALATESTA 
(Benissimo.) Domani in questa casa 
entra la nuova sposa... 
 
NORINA
Un'altra donna! 
A me simile ingiuria? 
 
MALATESTA 
(Ecco il momento di montare in furia.) 
 
 
(Don Pasquale tien dietro al dialogo 
con grande interesse.)

 
NORINA
Sposa di chi? 
 
MALATESTA 
D'Ernesto, la Norina. 
 
NORINA
(con disprezzo) 
Quella vedova scaltra e civettina! 
 
DON PASQUALE
(a Malatesta) 
Bravo, dottore! 
 
MALATESTA 
Siamo 
a cavallo. 
 
NORINA
Colei qui a mio dispetto! 
Norina ed io sotto l'istesso tetto! 
(con forza) 
Giammai! Piuttosto parto. 

DON PASQUALE
(Ah! lo volesse il ciel!) 
 
NORINA
Ma... piano un poco. 
(cambiando modo) 
Se queste nozze poi fossero un gioco! 
Vo' sincerarmi pria. 
 
MALATESTA 
È giusto. 
(a Don Pasquale) 
(Don Pasquale non c'è via; 
qui bisogna sposar quei due davvero, 
se no costei non va.) 
 
DON PASQUALE
(Non mi par vero.) 
 
MALATESTA 
Ehi! di casa, qualcuno 
(chiamando) 
Ernesto... 
 

 
Scena ottava
                   Scene 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8                                    (Atto III)
 
 
Ernesto e servi. 


 
ERNESTO 
Eccomi. 
 
MALATESTA 
A voi 
accorda Don Pasquale 
la mano di Norina, e un annuo assegno 
di quattromila scudi. 
 
ERNESTO 
Ah! caro zio! 
E fia ver? 
 
MALATESTA 
(a Don Pasquale) 
(D'esitar non è più tempo, 
dite di sì.) 
 
NORINA
M'oppongo. 

DON PASQUALE
Ed io consento. 
(ad Ernesto) 
Corri a prender Norina, 
e d'unirvi io m'impegno in sul momento, 
 
MALATESTA 
Senz'andar lungi la sposa è presta, 
 
DON PASQUALE
Come? Spiegatevi... 
 
MALATESTA 
Norina è questa. 

DON PASQUALE
Quella?... Norina?... Che tradimento! 
Dunque Sofronia?... 
 
MALATESTA 
Dura in convento. 
 
DON PASQUALE
E il matrimonio?... 
 
MALATESTA 
Fu un mio pensiero 
stringervi in nodi di nullo effetto, 
il modo a torvi di farne un vero. 
È chiaro il resto del romanzetto. 
 
DON PASQUALE
Ah bricconissimi... (Vero non parmi! 
Ciel ti ringrazio!) Così ingannarmi! 
Meritereste... 
 
NORINA
Via siate buono. 
 
ERNESTO 
Deh! zio, movetevi! 
(inginocchiandosi) 
 
NORINA
Grazia, perdono! 

DON PASQUALE
Tutto dimentico, siate felici; 
Com'io v'unisco, v'unisca il ciel! 

NORINA
La moral di tutto questo 
è assai facil trovar. 
Ve la dico presto presto 
se vi piace d'ascoltar. 
Ben è scemo di cervello 
chi s'ammoglia in vecchia età; 
va a cercar col campanello 
noie e doglie in quantità. 
 
DON PASQUALE
La morale è molto bella 
applicarla a me si sta. 
Sei pur fina, o bricconcella, 
m'hai servito come va. 
 
MALATESTA ed ERNESTO 
La morale è molto bella, 
Don Pasqual l'applicherà. 
Quella cara bricconcella 
lunga più di noi la sa.

 
F I N E

 

Atto I & Atto II prima parte - senza intervallo - Atto II seconda parte & Atto III


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