Dittico Pergolesi (1 di 2)

 

Teatro Litta - Milano
Corso Magenta
Domenica 13 dicembre 2015  – ore 20,00
Coin du Roi
Giambattista Pergolesi (1710-1736)
Dittico Pergolesi


La serva padrona (1733)
Livietta e Tracollo (1734)

Nuova produzione Coin du Roi


La serva padrona (1733)
prima rappresentazione Napoli, 5 settembre 1733

Personaggi e interpreti:
Umberto - Carmine Monaco, baritono
Serpina - Aurora Tirotta, soprano
Vespone - Nino Faranna, mimo
Vespina - Cristina Castigliola, mimo

Orchestra Coin du Roi


Maestro concertatore e direttore
CRISTIAN FRATTIMA

Aiuto regista Cristina Castigliola
Luci Nevio Cavina
Coreografie Roberta D'Alesio
Realizzazione scene Erica Kimberly Lizzoni - Arjian Shehaj
Realizzazione graffiti Giulio Morena - Simone Salamida


Gli ultimi due, e forse i più rappresentativi intermezzi comici napoletani della storia della musica. L’intermezzo, antesignano dell’opera buffa, era un genere così denominato in quanto eseguito durante gli atti delle opere serie. Di grande impatto scenico, breve durata e contenuto musicale frizzante, il genere dell’intermezzo aveva tra i sostenitori gli enciclopedisti Diderot, d’Alembert e Rousseau. La serva padrona, conosciutissima composizione, ripresa da Paisiello anni dopo, è caratterizzata da un soggetto e da un’ambientazione prettamente borghesi, mentre “La contadina astuta” tratta tematiche di ispirazione più popolare. Gli artifici letterari e musicali sono in entrambi gli intermezzi di notevole contenuto parossistico, con punte di moderno surrealismo.
Come in tutte le serate firmate Coin du Roi, le recite saranno accompagnate all’intervallo da un Rinfresco Settecentesco a base di pietanze di pregio tipiche dell’epoca (ostriche, champagne, prosciutti di montagna). Per i possessori delle poltronissime e della fila d’onore il buffet sarà riservato e incluso nel prezzo.
 

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Seguono immagini della serata:

La serva padrona (1733)
Livietta e Tracollo (1734)


 

La serva padrona
Libretto: Gennaro Antonio Federico
Musica di Giambattista Pergolesi (1710-1736)
Prima rappresentazione (First Performance):
Napoli. Teatro San Bartolomeo, 28 agosto 1733
Personaggi:
SERPINA: Soprano
UBERTO: Basso
VESPONE: servo di Uberto che non parla


Intermezzo Primo
(Camera)
Uberto non interamente vestito, e Vespone di lui servo, poi Serpina.



UBERTO

Aspettare e non venire,

Stare a letto e non dormire,
Ben servire e non gradire,
Son tre cose da morire.


Questa e' per me disgrazia;
Son tre ore che aspetto, e la mia serva
Portarmi il cioccolatte non fa grazia,
Ed io d'uscire ho fretta.


O flemma benedetta! Or si', che vedo
Che per esser si' buono con costei,


La causa son di tutti i mali miei.
(chiama Serpina vicino alla scena)


Serpina Vien domani.
(a Vespone)
E tu altro che fai?
A che quieto ne stai come un balocco?
Come? che dici? eh sciocco! Vanne, rompiti
Presto il collo. Sollecita;
Vedi che fa. Gran fatto! Io m'ho cresciuta
Questa serva piccina.


L'ho fatta di carezze, l'ho tenuta
Come mia figlia fosse! Or ella ha preso
Percio' tanta arroganza,
Fatta e' si' superbona,
Che alfin di serva diverra' padrona.
Ma bisogna risolvermi in buon'ora


E quest'altro babbion ci e' morto ancora.

SERPINA
L'hai finita? Ho bisogno Che tu mi sgridi?
E pure
Io non sto comoda, ti dissi.

UBERTO
Brava!

SERPINA
(a Vespone)
E torna! Se il padrone
Ha fretta, non l'ho io, il sai?

UBERTO
Bravissima.

SERPINA
(a Vespone)
Di nuovo! 0h tu da senno
Vai stuzzicando la pazienza mia,
E vuoi che un par di schiaffi alfin ti dia.
(batte Vespone)

UBERTO
Ola', dove si sta?
Ola', Serpina! Non ti vuoi fermare?

SERPINA
Lasciatemi insegnare
La creanza a quel birbo.

UBERTO
Ma in presenza del padrone?

SERPINA
Adunque
Perch'io son serva, ho da esser sopraffatta.
Ho da essere maltrattata? No signore,
Voglio esser rispettata,
Voglio esser riverita come fossi
Padrona, arcipadrona, padronissima.

UBERTO
Che diavol ha vossignoria illustrissima?
Sentiam, che fu?

SERPINA
Cotesto impertinente

UBERTO
Questo? tu
(accennando a Vespone)

SERPINA
Venne a me

UBERTO
Questo, t'ho detto?

SERPINA
E con modi si' impropri

UBERTO
(a Vespone)
Questo, questo Che tu sii maledetto.

SERPINA
Ma me la pagherai.

UBERTO
Io costui t'inviai

SERPINA
Ed a che fare?

UBERTO
A che far? Non ti ho chiesto
Il cioccolatte, io?

SERPINA
Ben, e per questo?

UBERTO
E m'ha da uscir l'anima aspettando
Che mi si porti?

SERPINA
E quando
Voi prenderlo dovete?

UBERTO
Adesso. Quando?

SERPINA
E vi par ora questa?
E' tempo ormai di dover desinare.

UBERTO
Adunque?

SERPINA
Adunque? Io gia' nol preparai
Voi di men ne fareste,
Padron mio bello, e ve ne cheterete.

UBERTO
Vespone, ora che ho preso
Il cioccolatte gia'
Dimmi: buon pro vi faccia e sanita'.
(Vespone ride)

SERPINA
Di chi ride quell'asino?

UBERTO
Di me, che ho piu' flemma d'una bestia.
Ma bestia non saro',
Piu' flemma non avro',
Il giogo scuotero',
E quel che non ho fatto alfin faro'!!
(a Serpina)
Sempre in contrasti
Con te si sta.
E qua e la',
E su e giu'
E si' e no.


Or questo basti,
Finir si puo'.
(a Vespone)
Ma che ti pare?
Ho io a crepare?
Signor mio, no.
(a Serpina)
Pero' dovrai
Per sempre piangere
La tua disgrazia,
E allor dirai
Che ben ti sta.
(a Vespone)
Chr dici tu?
Non e' cosi'?
Ah!  che!  no!  si',
Ma cosi' va!

SERPINA
In somma delle somme per attendere
Al vostro bene io mal ne ho da ricevere?

UBERTO
(a Vespone)
Poveretta! la senti?

SERPINA
Per aver di voi cura, io, sventurata,
Debbo esser maltrattata?

UBERTO
Ma questo non va bene.

SERPINA
Burlate, si'!

UBERTO
Ma questo non conviene.

SERPINA
E pur qualche rimorso aver dovreste
Di farmi e dirmi cio' che dite e fate.

UBERTO
Cosi e', da dottoressa voi parlate.

SERPINA
Voi mi state sui scherzi, ed io m'arrabbio.

UBERTO
Non v'arrabbiate, capperi, ha ragione.
(a Vespone)
Tu non sai che ti dir? Va dentro, prendimi
Il cappello, la spada ed il bastone,
Che' voglio uscir.
SERPINA
Mirate.
Non ne fate una buona, e poi Serpina
E' di poco giudizio.

UBERTO
Ma lei
Che diavolo vuol mai dai fatti miei?

SERPINA
Non vo' che usciate adesso,
Gli e' mezzodi'. Dove volete andare?
Andatevi a spogliare.

UBERTO
E il gran malanno
Che mi faresti

SERPINA
Oibo', non occorre altro.
Io vo' cosi', non uscirete, io l'uscio
A chiave chiudero'.

UBERTO
Ma parmi questa
Massima impertinenza.

SERPINA
Eh si', suonate.

UBERTO
Serpina, il sai, che rotta m'hai la testa?

SERPINA
Stizzoso, mio stizzoso
Voi fate il borioso,


Ma non vi puo' giovare.
Bisogna al mio divieto


Star cheto, e non parlare.
Z Serpina vuol cosi'.


Cred'io che m'intendete,
Dacche' mi conoscete


Son molti e molti di'.

UBERTO
Benissimo.
(a Vespone)
Hai tu inteso? Ora al suo loco
Ogni cosa porra' vossignoria,
Che' la padrona mia vuol ch'io non esca.

SERPINA
Cosi' va bene.


(a Vespone)
Andate, e non v'incresca
(Vespone vuol partire e poi si ferma)
Tu ti fermi? Tu guardi?
Ti meravigli, e che vuol dir?

UBERTO
Si', fermati,
Guardami, meravigliati,
Fammi de'scherni, chiamami asinone,


Dammi anche un mascellone,
Ch'io cheto mi staro',


Anzi la man allor ti baciero'
(Uberto bacia la mano a Vespone)

SERPINA
Che fa che fate?

UBERTO
Scostati, malvagia.
Vattene, insolentaccia. In ogni conto


Vo' finirla. Vespone,
In questo punto trovami una moglie,


E sia anche un'arpia, a suo dispetto
Io mi voglio accasare.
Cosi' non dovro' stare
A questa manigolda piu' soggetto.

SERPINA
Oh! qui vi cade l'asino! Casatevi,
Che fate ben; l'approvo.

UBERTO
L'approvate?
Manco mal, l'approvo'.
Dunque io mi casero'.

SERPINA
E prenderete me?

UBERTO
Te?

SERPINA
Certo.

UBERTO
Affe'!

SERPINA
Affe'.

UBERTO
Io non so chi mi tiene
(a Vespone)
Dammi il bastone
Tanto ardir!

SERPINA
Oh! voi far e dir potrete
Che null'altra che me sposar dovrete.

UBERTO
Vattene figlia mia.

SERPINA
Voleste dir mia sposa.

UBERTO
O stelle! o sorte!
Oh! Questa e' per me morte.

SERPINA
O morte o vita,
Cosi' esser dee: l'ho fisso gia' in pensiero.

UBERTO
Questo e' un altro diavolo piu' nero.

SERPINA
Lo conosco a quegli occhietti
Furbi, ladri, malignetti,
Che, sebben voi dite no,
Pur m'accennano di si'.

UBERTO
Signorina, v'ingannate.
Troppo in alto voi volate,
Gli occhi ed io dicon no,
Ed e' un sogno questo, si'.

SERPINA
Ma perche'? Non son io bella,
Graziosa e spiritosa?
Su, mirate, leggiadria,
Ve' che brio, che maesta'.

UBERTO
(Ah! costei mi va tentando;
Quanto va che me la fa.)

SERPINA
(Ei mi par che va calando.)
Via, signore.

UBERTO
Eh! vanne via.

SERPINA
Risolvete.

UBERTO
Eh! Matta sei.

SERPINA
Son per voi gli affetti miei
E dovrete sposar me.

UBERTO
Oh che imbroglio egli e' per me!

Intermezzo Secondo
(Camera. Serpina e Vespone in abito da soldato, poi Uberto vestito per uscire)

SERPINA
Or che fatto ti sei dalla mia parte,
Usa, Vespone, ogn'arte:
Se l'inganno ha il suo effetto,
Se del padrone io giungo ad esser sposa.


Tu da me chiedi, e avrai,
Di casa tu sarai
Il secondo padrone, io tel prometto.

UBERTO
lo crederei. che la mia serva adesso,
Anzi, per meglio dir, la mia padrona,
D'uscir di casa mi dara' il permesso.

SERPINA
Ecco, guardate:
Senza la mia licenza
Pur si volle vestir.

UBERTO
Or si'. che al sommo


Giunta e' sua impertinenza. Temeraria!


E di nozze richiedermi ebbe ardir.

SERPINA
(a Vespone)
T'asconderai per ora in quella stanza
E a suo tempo uscirai.

UBERTO
O qui sta ella.
Facciam nostro dover. Posso o non posso?
Vuole o non vuol la mia padrona bella?

SERPINA
Eh, signor, gia' per me e' finito il gioco,
E piu' tedio fra poco
Per me non sentira'.

UBERTO
Cred'io che no.

SERPINA
Prendera' moglie gia'.

UBERTO
Cred'io che si', ma non prendero' te.

SERPINA
Cred'io che no.

UBERTO
Oh! affatto cosi e'.

SERPINA
Cred'io che si':
Fa d'uopo ancor ch'io pensi a' casi miei.

UBERTO
Pensaci, far lo dei.

SERPINA
Io ci ho pensato.

UBERTO
E ben?

SERPINA
Per me un marito io m'ho trovato.

UBERTO
Buon pro vi faccia. E lo trovaste a un tratto
Cosi' gia' detto e fatto?

SERPINA
Piu' in un'ora
Venir suol che in cent'anni.

UBERTO
Alla buon'ora!
Posso saper chi egli e'?

SERPINA
L'e' un militare.

UBERTO
Ottimo affe'. Come si chiamare?

SERPINA
Il capitan Tempesta.

UBERTO
Oh! brutto nome.

SERPINA
E al nome sono i fatti
Corrispondenti. Egli e' poco flemmatico.

UBERTO
Male.

SERPINA
Anzi e' lunatico.

UBERTO
Peggio.

SERPINA
Va presto in collera.

UBERTO
Pessimo.

SERPINA
E quando poi e' incollerito,
Fa ruina, scompigli,
Fracassi, un via, via.

UBERTO
Ci andera' mal la vostra signoria.

SERPINA
Perche'?

UBERTO
S'e' lei cosi'
Schiribizzosa meco,
Ed e' serva: ora pensa
Con lui essendo sposa. Senza dubbio
Il capitan Tempesta
In collera andera'
E lei di bastonate
Una tempesta avra'.

SERPINA
A questo poi Serpina pensera'.

UBERTO
Me ne dispiacerebbe; alfin del bene
Io ti volli, e tu 'l sai.

SERPINA
Tanto obbligata.
Intanto attenda a conservarsi, goda
Colla sua sposa amata,
E di Serpina non si scordi affatto.


UBERTO
A te perdoni il ciel: l'esser tu troppo
Boriosa venir mi fe' a tal atto.

SERPINA
A Serpina penserete
Qualche volta, e qualche di'
E direte: Ah! poverina,
Cara un tempo ella mi fu.


(Ei mi par che gia' pian piano
S'incomincia a intenerir.)


S'io poi fui impertinente,


Mi perdoni: malamente
Mi guidai: lo vedo, si'.


(Ei mi stringe per la mano,
Meglio il fatto non puo gir.)

UBERTO
(Ah! quanto mi sa male
Di tal risoluzione,
Ma n'ho colpa io.)

SERPINA
(Di' pur fra te che vuoi


Che ha da riuscir la cosa a modo mio.)


UBERTO
Orsu', non dubitare,
Che di te mai non mi sapro' scordare.

SERPINA
Vuol vedere il mio sposo?

UBERTO
Si', l'avrei caro.

SERPINA
Io mandero' per lui;
Giu' in strada ei si trattien.

UBERTO
Va.

SERPINA
Con licenza.
(Serpina parte)

UBERTO
Or indovina chi sara' costui!
Forse la penitenza
Fara' cosi' di quanto
Ella ha fatto al padrone. S'e' ver, come mi dice, un tal marito
La terra' fra la terra ed il bastone.
Ah! poveretta lei! Per altro io penserei
Ma Ella e' serva Ma il primo non saresti
Dunque, la sposeresti? Basta Eh no, no, non sia.
Su, pensieri ribaldi andate via.
Piano, io me l'ho allevata:
So poi com'ella e' nata Eh! che sei matto!
Piano di grazia Eh non pensarci affatto
Ma Io ci ho passione,
E pur Quella meschina Eh torna Oh Dio! ..
Eh, siam da capo Oh! che confusione.
Son imbrogliato io gia';
Ho un certo che nel core
Che dir per me non so
S'e' amore, o s'e' pieta'.
Sento un che, poi mi dice: Uberto, pensa a te.
Io sto fra il si' e il no
Fra il voglio e fra il non voglio,
E sempre piu' m'imbroglio.
Ah! misero, infelice, Che mai sara' di me!
(Entra Serpina con Vespone in abito come sopra)

SERPINA
Favorisca, signor passi.

UBERTO
Oh! Padrona
E' questi?

SERPINA
Questi e' desso.

UBERTO
(Oh brutta cera!
Veramente ha una faccia tempestosa).
E cosi', caro il capitan Tempesta,
Si sposera' gia' questa mia ragazza?
O ben n'e' gia' contento


(Vespone accenna di si')
O ben non vi ha
Difficolta'?
(Vespone come sopra)
O ben Egli mi pare
Che abbia poche parole.

SERPINA
Anzi pochissime.


(a Vespone)
Vuole me?
(ad Uberto)
Con permissione.

UBERTO
(E in braccio
A quel brutto nibbiaccio
Deve andar quella bella colombina?)

SERPINA
Sapete cosa ha detto?

UBERTO
Di' Serpina.

SERPINA
Che vuole che mi diate
la dote mia.

UBERTO
La dote tua? Che dote!
Sei matta?

SERPINA
Non gridate,
Ch'egli in furia dara'.

UBERTO
Puo' dar in furia
Piu' d'Orlando Furioso.
Che a me punto non preme.

SERPINA
Oh! Dio!
(Vespone finge di andare in collera)
Vedete pur ch'egli gia' freme.

UBERTO
(a Serpina)
Oh! che guai! Va la' tu, (Statti a vedere
Che costui mi fara') Ben, cosa dice?

SERPINA
Che vuole almeno quattromila scudi.

UBERTO
Canchero! Oh! questa e' bella!
Vuole una bagattella!
Ah! padron mio
(Vespone vuol mettere mano allo spada)
Non signore Serpina
Che mal abbia. Vespone
Dove sei?

SERPINA
Ma, padrone
Il vostro male andate voi cercando.

UBERTO
Senti un po'. Con costui hai tu concluso?

SERPINA
Io ho concluso e non concluso. Adesso
(finge di parlare con Vespone)

UBERTO
Statti a veder, che questo maledetto
Capitano fara' precipitarmi.

SERPINA
Egli ha detto

UBERTO
Che cosa ha detto? (Ei parla
per interprete.)

SERPINA
Che, o mi date la dote
Di quattromila scudi,
O non mi sposera'.

UBERTO
Ha detto?

SERPINA
Ha detto.

UBERTO
E se egli non ti sposa a me ch'importa?

SERPINA
Ma che mi avrete a sposar voi.

UBERTO
Ha detto?

SERPINA
Ha detto, o che altrimenti
In pezzi vi fara'.

UBERTO
Oh! Questo non l'ha detto!

SERPINA
E lo vedra'.

UBERTO
L'ha detto Si, signora.
(Vespone fa cenno di minacciare Uberto)
Eh! non s'incomodi,
Che giacche' per me vuol cosi' il destino,
Or io la sposero'.

SERPINA
Mi dia la destra
In sua presenza.

UBERTO
Si'.

SERPINA
Viva il padrone.

UBERTO
Va ben cosi'?

SERPINA
E viva ancor Vespone


(Vespone si leva i mustacchi)

UBERTO
Ah! ribaldo! tu sei? E tal inganno
Lasciami

SERPINA
E non occorre
Piu' strepitar. Ti son gia' sposa il sai.

UBERTO
E' ver, fatta me l'hai: ti venne buona.

SERPINA
E di serva divenni io gia' padrona.
Per te ho io nel core
Il martellin d'amore
Che mi percuote ognor.

UBERTO
Mi sta per te nel core
Con un tamburo amore,
E batte forte ognor.

SERPINA
Deh! senti il tippiti'.

UBERTO
Lo sento, e' vero, si',
Tu senti il tappata'.

SERPINA
E' vero il sento gia'.

UBERTO
Ma questo ch'esser puo'?

SERPINA
Io nol so.

UBERTO
Nol so io.

A DUE
Caro. Gioia. Oh Dio!
Ben te lo puoi pensar.

SERPINA
Io per me non so dirlo.

UBERTO
Per me non so capirlo.

SERPINA
Sara', ma non e' questo.

UBERTO
Sara', ne' meno e' questo.

SERPINA
Ah! furbo, si' t'intendo.

UBERTO
Ah! ladra, ti comprendo,
Mi vuoi tu corbellar.

SERPINA
Contento tu sarai,
Avrai amor per me?

UBERTO
So che contento e' il core
E amore avro' per te.

SERPINA
Di pur la verita'.

UBERTO
Quest'e' la verita'.

SERPINA
Oh Dio! mi par che no.

UBERTO
Non dubitar, oibo'!

SERPINA
Oh sposo grazioso!

UBERTO
Diletta mia sposetta!

SERPINA
Cosi' mi fai goder.

UBERTO
Sol tu mi fai goder.

FINE

 

Nella foto il direttore Cristian Frattima con Mario Mainino.
Al centro il regista Athos Collura

La serva padrona (1733)
Livietta e Tracollo (1734)

Coin du Roi société d'opéra
www.cropera.it
Via Giuseppe Broggi 17 20129 Milano (MI)

Note:
Vedi un interessante articolo sugli intermezzi di Pergolesi (PDF)

 

Le foto sono scattate con:
[X] Nikon Coolpix P520
18 Megapixel, Zoom 42X, 3200 ISO, LCD ad Angolazione Variabile
e rigorosamente non hanno subito nessuna post elaborazione.

 
 


 
   

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Copia quello che vuoi, ma per favore cita da dove lo hai preso !!