Bellano Lirica 2009

Domenica 16 agosto 2009
Ex Cotonificio Cantoni h. 20:30

Bellano (LC)
Bellano Lirica V EDIZIONE 2009 in collaborazione con
COMUNE DI BELLANO ASSESSORATO ALLA CULTURA e AL TURISMO
ASSOCIAZIONE CULTURALE PER LA MUSICA CLASSICA

Gaetano Donizetti

L'elisir d'amore
Melodramma giocoso su libretto di Felice Romani da Le philtre di E.Scribe.
Prima esecuzione 12 maggio del 1832 al Teatro della Cannobiana di Milano

 

Personaggi ed interpreti:
Adina, ricca e capricciosa fittaiuola  - Hiroko Morita,soprano
Nemorino, coltivatore; giovine semplice, innamorato di Adina - Livio Scarpellini, tenore
Dulcamara, medico ambulante - Victor Garcia Sierra, basso
Belcore, sergente di guarnigione nel villaggio - Marco Sportelli, baritono
Giannetta, villanella - Laura Messino, soprano

Cori e comparse di villani e villanelle, soldati
e suonatori del reggimento, un notaio, due servitori, un moro.

Orchestra e Coro della Provincia di Lecco
Maestro del coro Romano Oppici


M° Direttore d'orchestra e Concertatore
Massimo Mazza


Regia Victor Garcia Sierra
Scenografie ACMC Lecco
Costumi Sartoria Valma
Service Luci PGI Lecco

(altre info su http://it.wikipedia.org/wiki/L'elisir_d'amore)

«Giacché a me per tua gentilezza lasci la scelta della dedica dell'Elisir d'amore, io te ne sono graditissimo, e questa sia Al Bel Sesso di Milano... chi più di quello sa distillarlo? Chi meglio di quello sa dispensarlo?». Gaetano Donizetti


Programma
Atto I - intervallo - Atto II


Immagini della serata

L'azione è in un villaggio nel paese dei Baschi.

Atto primo

Scene 1 | 2 | 3 | 4 | 5 | 6 | 7 | 8 | 9 | 10 


Scena prima


Il teatro rappresenta l'ingresso d'una fattoria. Campagna in fondo ove scorre un ruscello, sulla cui riva alcune lavandaie preparano il bucato. In mezzo un grande albero, sotto il quale riposano Giannetta, i mietitori e le mietitrici. Adina siede in disparte leggendo. Nemorino l'osserva da lontano. 

GiannettaCoro 
Bel conforto al mietitore, 
quando il sol più ferve e bolle, 
sotto un faggio, appiè di un colle 
riposarsi e respirar! 


Del meriggio il vivo ardore 
Tempran l'ombre e il rio corrente; 
ma d'amor la vampa ardente 
ombra o rio non può temprar. 
Fortunato il mietitore 
che da lui si può guardar! 

Nemorino 


Quanto è bella, quanto è cara! 


(osservando Adina, che legge) 
Più la vedo, e più mi piace... 
ma in quel cor non son capace 
lieve affetto ad inspirar. 


Essa legge, studia, impara... 
non vi ha cosa ad essa ignota... 
Io son sempre un idiota, 
io non so che sospirar. 


Chi la mente mi rischiara? 
Chi m'insegna a farmi amar? 
 

Adina 
(ridendo) 
Benedette queste carte! 
È bizzarra l'avventura. 

Giannetta 
Di che ridi? Fanne a parte 
di tua lepida lettura. 

Adina 
È la storia di Tristano, 
è una cronaca d'amor. 

Coro 
Leggi, leggi. 
 

Nemorino 
(A lei pian piano 
vo' accostarmi, entrar fra lor.) 
 

Adina 
(legge) 
«Della crudele Isotta 
il bel Tristano ardea, 
né fil di speme avea 
di possederla un dì. 
Quando si trasse al piede 
di saggio incantatore, 
che in un vasel gli diede 
certo elisir d'amore, 
per cui la bella Isotta 
da lui più non fuggì.» 

Tutti 
Elisir di sì perfetta, 
di sì rara qualità, 
ne sapessi la ricetta, 
conoscessi chi ti fa! 
 

Adina 
«Appena ei bebbe un sorso 
del magico vasello 
che tosto il cor rubello 
d'Isotta intenerì. 
Cambiata in un istante, 
quella beltà crudele 
fu di Tristano amante, 
visse a Tristan fedele; 
e quel primiero sorso 
per sempre ei benedì.» 

Tutti 
Elisir di sì perfetta, 
di sì rara qualità, 
ne sapessi la ricetta, 
conoscessi chi ti fa! 
 

 

Scena seconda


Suono di tamburo: tutti si alzano. Giunge Belcore guidando un drappello di soldati, che rimangono schierati nel fondo. Si appressa ad Adina, la saluta e le presenta un mazzetto. 
 

Belcore 
Come Paride vezzoso 
porse il pomo alla più bella, 
mia diletta villanella, 


io ti porgo questi fior. 


Ma di lui più glorioso, 
più di lui felice io sono, 


poiché in premio del mio dono 
ne riporto il tuo bel cor. 
 

Adina 
(alle donne) 
(È modesto il signorino!) 

GiannettaCoro 
(Sì davvero.) 
 

Nemorino 
(Oh! mio dispetto!) 
 

Belcore 


Veggo chiaro in quel visino 
ch'io fo breccia nel tuo petto. 
Non è cosa sorprendente; 
son galante, son sergente; 
non v'ha bella che resista 
alla vista d'un cimiero; 
cede a Marte iddio guerriero, 
fin la madre dell'amor. 

Adina 
(È modesto!) 
 

GiannettaCoro 
(Sì, davvero!) 
 

Nemorino 
(Essa ride... Oh, mio dolor!) 
 

Belcore 
Or se m'ami, com'io t'amo, 
che più tardi a render l'armi?

 
Idol mio, capitoliamo: 
in qual dì vuoi tu sposarmi? 

Adina 
Signorino, io non ho fretta: 
un tantin pensar ci vo'. 
 

Nemorino 
(Me infelice, s'ella accetta! 
Disperato io morirò.) 

Belcore 
Più tempo invan non perdere: 
volano i giorni e l'ore: 
in guerra ed in amore 
è fallo l'indugiar. 
Al vincitore arrenditi; 
da me non puoi scappar. 
 

Adina 
Vedete di quest'uomini, 
vedete un po' la boria! 
Già cantano vittoria 
innanzi di pugnar. 
Non è, non è sì facile 
Adina a conquistar. 
 

Nemorino 
(Un po' del suo coraggio 
amor mi desse almeno! 
Direi siccome io peno, 
pietà potrei trovar. 
Ma sono troppo timido, 
ma non poss'io parlar.) 
 

GiannettaCoro 
(Davver saria da ridere 
se Adina ci cascasse, 
se tutti vendicasse 
codesto militar! 
Sì sì; ma è volpe vecchia, 
e a lei non si può far.) 
 

Belcore 
Intanto, o mia ragazza, 
occuperò la piazza. Alcuni istanti 
concedi a' miei guerrieri 
al coperto posar. 
 

Adina 
Ben volentieri. 
Mi chiamo fortunata 
di potervi offerir una bottiglia. 
 

Belcore 
Obbligato. (Io son già della famiglia.) 
 

Adina 
Voi ripigliar potete 
gl'interrotti lavori. Il sol declina. 
 

Tutti 
Andiam, andiamo.

Partono Belcore, Giannetta e il coro. 
 

 

Scena terza


Nemorino e Adina. 
 

Nemorino 
Una parola, o Adina. 

Adina 
L'usata seccatura! 
I soliti sospir! Faresti meglio 
a recarti in città presso tuo zio, 
che si dice malato e gravemente. 

Nemorino 
Il suo mal non è niente appresso al mio. 
Partirmi non poss'io... 
Mille volte il tentai... 
 

Adina 
Ma s'egli more, 
e lascia erede un altro?... 

Nemorino 
E che m'importa?... 
 

Adina 
Morrai di fame, e senza appoggio alcuno. 
 

Nemorino 
O di fame o d'amor... per me è tutt'uno. 
 

Adina 
Odimi. Tu sei buono, 
modesto sei, né al par di quel sergente 
ti credi certo d'ispirarmi affetto; 


così ti parlo schietto, 
e ti dico che invano amor tu speri: 
che capricciosa io sono, e non v'ha brama 
che in me tosto non muoia appena è desta. 
 

Nemorino 
Oh, Adina!... e perché mai?... 
 

Adina 
Bella richiesta! 


Chiedi all'aura lusinghiera 
perché vola senza posa 
or sul giglio, or sulla rosa, 
or sul prato, or sul ruscel: 
ti dirà che è in lei natura 
l'esser mobile e infedel. 
 

Nemorino 
Dunque io deggio?... 

Adina 
All'amor mio 
rinunziar, fuggir da me. 
 

Nemorino 
Cara Adina!... Non poss'io. 
 

Adina 
Tu nol puoi? Perché? 
 

Nemorino 
Perché! 


Chiedi al rio perché gemente 
dalla balza ov'ebbe vita 
corre al mar, che a sé l'invita, 
e nel mar sen va a morir: 
ti dirà che lo strascina 
un poter che non sa dir. 
 

Adina 
Dunque vuoi?... 

Nemorino 
Morir com'esso, 
ma morir seguendo te. 
 

Adina 
Ama altrove: è a te concesso. 
 

Nemorino 
Ah! possibile non è. 

Adina 
Per guarir da tal pazzia, 
ché è pazzia l'amor costante, 
dèi seguir l'usanza mia, 
ogni dì cambiar d'amante. 


Come chiodo scaccia chiodo, 
così amor discaccia amor. 
In tal guisa io rido e godo, (anche: io me la godo) 
in tal guisa ho sciolto il cor. 
 

Nemorino 
Ah! te sola io vedo, io sento 
giorno e notte e in ogni oggetto: 
d'obbliarti in vano io tento, 
il tuo viso ho sculto in petto... 
col cambiarsi qual tu fai, 
può cambiarsi ogn'altro amor. 
Ma non può, non può giammai 
il primero uscir dal cor. 
(partono)

Piazza nel villaggio. Osteria della Pernice da un lato. 
 

 

Scena quarta


Paesani, che vanno e vengono occupati in vane faccende. Odesi un suono di tromba: escono dalle case le donne con curiosità: vengono quindi gli uomini, ecc. ecc. 
 

Donne 
Che vuol dire codesta sonata? 
 

Uomini 
La gran nuova venite a vedere. 
 

Donne 
Che è stato? 

Uomini 
In carrozza dorata 
è arrivato un signor forestiere. 
Se vedeste che nobil sembiante! 
Che vestito! Che treno brillante! 
 

Tutti 
Certo, certo egli è un gran personaggio... 
Un barone, un marchese in viaggio... 
Qualche grande che corre la posta... 
Forse un prence... fors'anche di più. 
Osservate... si avvanza... si accosta: 
giù i berretti, i cappelli giù giù. 
 

 

Scena quinta


Il dottore Dulcamara in piedi sopra un carro dorato, avendo in mano carte e bottiglie. Dietro ad esso un servitore, che suona la tromba. Tutti i paesani lo circondano. 
 

Dulcamara 
Udite, udite, o rustici 
attenti non fiatate.

Io già suppongo e immagino 
che al par di me sappiate 
ch'io sono quel gran medico, 
dottore enciclopedico 
chiamato Dulcamara, 
la cui virtù preclara 
e i portenti infiniti 
son noti in tutto il mondo...

e in altri siti. 
Benefattor degli uomini, 
riparator dei mali, 
in pochi giorni io sgombero 
io spazzo gli spedali, 
e la salute a vendere 
per tutto il mondo io vo. 
Compratela, compratela, 
per poco io ve la do. 


È questo l'odontalgico 
mirabile liquore, 
dei topi e delle cimici 
possente distruttore, 
i cui certificati 
autentici, bollati 
toccar vedere e leggere 
a ciaschedun farò. 


Per questo mio specifico, 
simpatico mirifico, 
un uom, settuagenario 
e valetudinario, 
nonno di dieci bamboli 
ancora diventò. 


Per questo Tocca e sana 
in breve settimana 
più d'un afflitto giovine 
di piangere cessò.

O voi, matrone rigide, 
ringiovanir bramate? 
Le vostre rughe incomode 
con esso cancellate. 
Volete voi, donzelle, 
ben liscia aver la pelle? 
Voi, giovani galanti, 
per sempre avere amanti? 
Comprate il mio specifico, 
per poco io ve lo do. 
Ei move i paralitici, 
spedisce gli apopletici, 
gli asmatici, gli asfitici, 
gl'isterici, i diabetici, 
guarisce timpanitidi, 
e scrofole e rachitidi, 
e fino il mal di fegato, 
che in moda diventò. 


Comprate il mio specifico, 
per poco io ve lo do. 
L'ho portato per la posta 
da lontano mille miglia 
mi direte: quanto costa? 
quanto vale la bottiglia? 
Cento scudi?... Trenta?... Venti? 
No... nessuno si sgomenti. 
Per provarvi il mio contento 
di sì amico accoglimento, 
io vi voglio, o buona gente, 
uno scudo regalar. 
 

Coro 
Uno scudo! Veramente? 
Più brav'uom non si può dar. 
 

Dulcamara 
Ecco qua: così stupendo, 
sì balsamico elisire 
tutta Europa sa ch'io vendo 
niente men di dieci lire: 
ma siccome è pur palese 
ch'io son nato nel paese, 
per tre lire a voi lo cedo, 
sol tre lire a voi richiedo: 
così chiaro è come il sole, 
che a ciascuno, che lo vuole, 
uno scudo bello e netto 
in saccoccia io faccio entrar. 
Ah! di patria il dolce affetto 
gran miracoli può far. 
 

Coro 
È verissimo: porgete. 
Oh! il brav'uom, dottor, che siete! 
Noi ci abbiam del vostro arrivo 
lungamente a ricordar. 
 

 

Scena sesta


Nemorino e detti. 
 

Nemorino 
(Ardir. Ha forse il cielo 


mandato espressamente per mio bene 
quest'uom miracoloso nel villaggio. 
Della scienza sua voglio far saggio.) 


Dottore... perdonate... 
È ver che possediate 
segreti portentosi?... 
 

Dulcamara 
Sorprendenti. 
La mia saccoccia è di Pandora il vaso. 
 

Nemorino 
Avreste voi... per caso... 
la bevanda amorosa 
della regina Isotta? 

Dulcamara 
Ah!... Che?... Che cosa? 
 

Nemorino 
Voglio dire... lo stupendo 
elisir che desta amore... 

Dulcamara 
Ah! sì sì, capisco, intendo. 
Io ne son distillatore. 
 

Nemorino 
E fia vero. 
 

Dulcamara 
Se ne fa 
gran consumo in questa età. 
 

Nemorino 
Oh, fortuna!... e ne vendete? 
 

Dulcamara 
Ogni giorno a tutto il mondo. 
 

Nemorino 
E qual prezzo ne volete? 
 

Dulcamara 
Poco... assai... cioè... secondo.. 
 

Nemorino 
Un zecchin... null'altro ho qua... 
 

Dulcamara 
È la somma che ci va. 
 

Nemorino 
Ah! prendetelo, dottore. 
 

Dulcamara 
Ecco il magico liquore. 

Nemorino 
Obbligato, ah sì, obbligato! 
Son felice, son rinato. 
Elisir di tal bontà! 
Benedetto chi ti fa! 
 

Dulcamara 
(Nel paese che ho girato 
più d'un gonzo ho ritrovato, 
ma un eguale in verità 
non ve n'è, non se ne dà.) 
 

Nemorino 
Ehi!... dottore... un momentino... 
In qual modo usar si puote? 

Dulcamara 
Con riguardo, pian, pianino 
la bottiglia un po' si scote... 


Poi si stura... ma, si bada 
che il vapor non se ne vada. 
Quindi al labbro lo avvicini, 


e lo bevi a centellini, 
e l'effetto sorprendente 
non ne tardi a conseguir. 
 

Nemorino 
Sul momento? 
 

Dulcamara 
A dire il vero, 
necessario è un giorno intero. 
(Tanto tempo è sufficiente 
per cavarmela e fuggir.) 
 

Nemorino 
E il sapore?... 
 

Dulcamara 
Egli è eccellente... 


(È bordò, non elisir.) 
 

Nemorino 
Obbligato, ah sì, obbligato! 
Son felice, son rinato. 
Elisir di tal bontà! 
Benedetto chi ti fa! 

Dulcamara 
(Nel paese che ho girato 
più d'un gonzo ho ritrovato, 
ma un eguale in verità 
non ve n'è, non se ne dà.) 
Giovinotto! Ehi, ehi! 
 

Nemorino 
Signore? 

Dulcamara 
Sovra ciò... silenzio... sai? 
Oggidì spacciar l'amore 
è un affar geloso assai: 
impacciar se ne potria 
un tantin l'autorità. 

Nemorino 
Ve ne do la fede mia: 
nanche un'anima il saprà. 
 

Dulcamara 
Va, mortale avventurato; 
un tesoro io t'ho donato: 
tutto il sesso femminino 
te doman sospirerà. 
(Ma doman di buon mattino 
ben lontan sarò di qua.) 

Nemorino 
Ah! dottor, vi do parola 
ch'io berrò per una sola: 
né per altra, e sia pur bella, 
né una stilla avanzerà. 
(Veramente amica stella 
ha costui condotto qua.)

Dulcamara entra nell'osteria. 
 

 

Scena settima


Nemorino. 
 

Nemorino 
Caro elisir! Sei mio! 


Sì tutto mio... Com'esser dêe possente 
la tua virtù se, non bevuto ancora, 
di tanta gioia già mi colmi il petto! 
Ma perché mai l'effetto 
non ne poss'io vedere 
prima che un giorno intier non sia trascorso? 
Bevasi. Oh, buono! Oh, caro! Un altro sorso. 


Oh, qual di vena in vena 
dolce calor mi scorre!... Ah! forse anch'essa... 
Forse la fiamma stessa 
incomincia a sentir... Certo la sente... 


Me l'annunzia la gioia e l'appetito 
Che in me si risvegliò tutto in un tratto. 
(siede sulla panca dell'osteria: si cava di saccoccia pane e frutta: mangia cantando a gola piena) 
La ra, la ra, la ra. 
 

 

Scena ottava


Adina e detto. 

Adina 
(Chi è quel matto? 
Traveggo, o è Nemorino? 
Così allegro! E perché?) 
 

Nemorino 
Diamine! È dessa... 
(si alza per correre a lei, ma si arresta e siede di nuovo) 
(Ma no... non ci appressiam. De' miei sospiri 
non si stanchi per or. Tant'è... domani 
adorar mi dovrà quel cor spietato.) 
 

Adina 
(Non mi guarda neppur! Com'è cambiato!) 
 

Nemorino 
La ra, la ra, la lera! 
La ra, la ra, la ra. 
 

Adina 
(Non so se è finta o vera 
la sua giocondità.) 
 

Nemorino 
(Finora amor non sente.) 
 

Adina 
(Vuol far l'indifferente.) 

Nemorino 
(Esulti pur la barbara 
per poco alle mie pene: 
domani avranno termine, 
domani mi amerà.) 
 

Adina 
(Spezzar vorria lo stolido, 
gettar le sue catene, 
ma gravi più del solito 
pesar le sentirà.) 
 

Nemorino 
La ra, la ra... 
 

Adina 
(avvicinandosi a lui) 
Bravissimo! 
La lezion ti giova. 

Nemorino 
È ver: la metto in opera 
così per una prova. 
 

Adina 
Dunque, il soffrir primiero? 
 

Nemorino 
Dimenticarlo io spero. 
 

Adina 
Dunque, l'antico foco?... 

Nemorino 
Si estinguerà fra poco. 
Ancora un giorno solo, 
e il core guarirà. 
 

Adina 
Davver? Me ne consolo... 
Ma pure... si vedrà. 
 

Nemorino 
(Esulti pur la barbara 
per poco alle mie pene: 
domani avranno termine 
domani mi amerà.) 
 

Adina 
(Spezzar vorria lo stolido 
gettar le sue catene, 
ma gravi più del solito 
pesar le sentirà.) 
 

 

Scena nona


Belcore di dentro, indi in iscena e detti. 
 

Belcore 
(cantando) 
Tran tran, tran tran, tran tran. 
In guerra ed in amore 
l'assedio annoia e stanca. 

Adina 
(A tempo vien Belcore.) 
 

Nemorino 
(È qua quel seccator.) 
 

Belcore 
(uscendo) 
Coraggio non mi manca 
in guerra ed in amor. 

Adina 
Ebben, gentil sergente 
la piazza vi è piaciuta? 
 

Belcore 
Difesa è bravamente 
e invano ell'è battuta. 
 

Adina 
E non vi dice il core 
che presto cederà? 

Belcore 
Ah! lo volesse amore! 
 

Adina 
Vedrete che vorrà. 
 

Belcore 
Quando? Sarìa possibile! 
 

Nemorino 
(A mio dispetto io tremo.) 
 

Belcore 
Favella, o mio bell'angelo; 
quando ci sposeremo? 
 

Adina 
Prestissimo. 
 

Nemorino 
(Che sento!) 
 

Belcore 
Ma quando? 
 

Adina 
(guardando Nemorino) 
Fra sei dì. 
 

Belcore 
Oh, gioia! Son contento. 

Nemorino 
(ridendo) 
Ah ah! va ben cosi. 
 

Belcore 
(Che cosa trova a ridere 
cotesto scimunito? 
Or or lo piglio a scopole 
se non va via di qua.) 
 

Adina 
(E può si lieto ed ilare 
sentir che mi marito! 
Non posso più nascondere 
la rabbia che mi fa.) 

Nemorino 
(Gradasso! Ei già s'imagina 
toccar il ciel col dito: 
ma tesa è già la trappola, 
doman se ne avvedrà.) 
 

 

Scena decima


Suono di tamburo: esce Giannetta colle contadine, indi accorrono i soldati di Belcore. 

Giannetta 
Signor sergente, signor sergente, 
di voi richiede la vostra gente. 
 

Belcore 
Son qua! Che è stato? Perché tal fretta? 
 

Soldato 
Son due minuti che una staffetta 
non so qual ordine per voi recò. 

Belcore 
(leggendo) 
Il capitano... Ah! Ah! va bene. 
Su, camerati: partir conviene. 
 

Cori 
Partire!.. E quando? 
 

Belcore 
Doman mattina. 
 

Cori 
O ciel, sì presto! 
 

Nemorino 
(Afflitta è Adina.) 
 

Belcore 
Espresso è l'ordine, che dir non so. 
 

Cori 
Maledettissima combinazione! 
Cambiar sì spesso di guarnigione! 
Dover le/gli amanti abbandonar! 
 

Belcore 
Espresso è l'ordine, non so che far. 


(ad Adina) 
Carina, udisti? Domani addio! 
Almen ricordati dell'amor mio. 
 

Nemorino 
(Si sì, domani ne udrai la nova.) 

Adina 
Di mia costanza ti darò prova: 
la mia promessa rammenterò. 
 

Nemorino 
(Si sì, domani te lo dirò.) 
 

Belcore 
Se a mantenerla tu sei disposta, 
ché non anticipi? Che mai ti costa? 
Fin da quest'oggi non puoi sposarmi? 
 

Nemorino 
(Fin da quest'oggi!) 
 

Adina 
(osservando Nemorino) 
(Si turba, parmi.) 
Ebben; quest'oggi... 
 

Nemorino 
Quest'oggi! di', Adina! 
Quest'oggi, dici?... 
 

Adina 
E perché no?... 

Nemorino 
Aspetta almeno fin domattina. 
 

Belcore 
E tu che c'entri? Vediamo un po'. 

Nemorino 
Adina, credimi, te ne scongiuro... 
Non puoi sposarlo... te ne assicuro... 
Aspetta ancora... un giorno appena... 
un breve giorno... io so perché. 


Domani, o cara, ne avresti pena; 
te ne dorresti al par di me. 

Belcore 
Il ciel ringrazia, o babbuino, 
ché matto, o preso tu sei dal vino. 


Ti avrei strozzato, ridotto in brani 
se in questo istante tu fossi in te. 


In fin ch'io tengo a fren le mani, 
va via, buffone, ti ascondi a me. 

Adina 
Lo compatite, egli è un ragazzo: 
un malaccorto, un mezzo pazzo: 


si è fitto in capo ch'io debba amarlo, 
perch'ei delira d'amor per me. 
(Vo' vendicarmi, vo' tormentarlo, 
vo' che pentito mi cada al piè.) 

Giannetta 
Vedete un poco quel semplicione! 

Cori 
Ha pur la strana presunzione: 
ei pensa farla ad un sergente, 
a un uom di mondo, cui par non è. 
Oh! sì, per Bacco, è veramente 
la bella Adina boccon per te! 
 

Adina 
(con risoluzione) 
Andiamo, Belcore, 
si avverta il notaro. 
 

Nemorino 
(smanioso) 
Dottore! Dottore... 
Soccorso! riparo! 
 

GiannettaCori 
È matto davvero. 
(Me l'hai da pagar.) 
A lieto convito, 
amici, v'invito. 

Belcore 
Giannetta, ragazze, 
vi aspetto a ballar. 
 

GiannettaCori 
Un ballo! Un banchetto! 
Chi può ricusar? 
 

Adina, Belcore, GiannettaCori 
Fra lieti concenti gioconda brigata, 
vogliamo contenti passar la giornata: 
presente alla festa amore verrà. 
(Ei perde la testa: 
da rider mi fa.) 

Nemorino 
Mi sprezza il sergente, mi burla l'ingrata, 
zimbello alla gente mi fa la spietata. 
L'oppresso mio core più speme non ha. 
Dottore! Dottore! 
Soccorso! Pietà.

Adina dà la mano a Belcore e si avvia con esso. Raddoppiano le smanie di Nemorino; gli astanti lo dileggiano. 
 

Programma
Atto I - intervallo - Atto II


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