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     Opere liriche al Castello Sforzesco di Vigevano 
 luglio 2001 foto, presentazione 
e commenti sulla manifestazione
 
 
    
     W  VERDI un solo grande amore!! La vita e i 
libretti di tutte le sue opere.
     | 
    
          Teatro Cagnoni di 
Vigevano 
 
 
Stagione 2004/2005 
 
La stagione è stata 
presentata in un incontro aperto al pubblico, nel ridotto del Teatro Cagnoni, 
nella serata del 22 luglio 2004. Presenti per il Comune di Vigevano l'Assessore 
alla Cultura dott. A.Prati, il Sindaco, il direttore artistico Fiorenzo Grassi.  
La seconda presentazione al pubblico degli abbonati si è tenuta martedì 20 
settembre nel Teatro Cagnoni. Il sipario del Garberini con la scena sul fiume è 
stata lo sfondo per le parole di Fiorenzo Grassi. Al termine della presentazione 
con l'annuncio delle due variazioni rispetto alla prima versione di luglio ha 
fatto seguito un concerto con "Passaggi di tempo" dedicata alle canzoni di 
Fabrizio De Andrè.  
 
    www.concertodautunno.it & 
    www.vigevano.net 
 
  
    |  |  |  |  |  |  |  |  
    | presentano il calendario 
    eventi |  
    | Data | Manifestazione | Dove | Evento | Genere | Ora |  
    | Ottobre 
    2004 |  
    | 11/10/2004 | lunedì | Stagione 2004/2005 | Teatro CagnoniVigevano
 | Associazione I 
    quattro Cavalieri I solisti di PAVIA diretti da Enrico Dindo 
    inaugurazione della stagione 2004/2005 C.Boccadoro: Asa Nisi Masa per Cello, 
    Archi e due Corni F.J.Haydn: Concerto in Do Maggiore per Violoncello 
    Mozart Sinfonia K201 Sinfonia K74 | Sinfonica | 21.00 |  
    | 
    26/10/2004 martedì -
    27/10/2004 mercoledì -
    28/10/2004 giovedì SALIERI 
    ENTERTAINMENT A Piedi Nudi nel parco di Neil Simon con Gianluca GUIDI, Anna 
    FALCHI, Gianni FENZI, Erika BLANC regia Gianluca GUIDI |  
    | Novembre 
    2004 08/11/2004 lunedì
   20.30Stagione 2004/2005
 Teatro Cagnoni Vigevano
 Novecento di A.Baricco
 con Arnoldo Foà regia di Gabriele Vacis
 Altri percorsi
 Aldo Miguel Grompone e Monique Veaute presentano
 NOVECENTO un monologo di Alessandro Baricco
 con Arnoldo FOÀ
 Regia: Gabriele VACIS
 Musiche: Roberto Tarasco
 Note
 
    Alessandro BariccoUna delle cose che ci dicevamo anni fa, quando abbiamo iniziato questo 
    lavoro, era: pensa a Novecento vecchio, con molti anni sulle spalle, con 
    tutta una storia alle spalle… chissà come sarebbe, con quella voce, con 
    quello sguardo, le mani, quella faccia…
 Così, per questa seconda edizione di Novecento abbiamo pensato: è la volta 
    buona che cerchiamo di farlo meno giovanetto…
 
 Gabriele Vacis
 Questa è la seconda volta che metto in scena Novecento…
 La prima volta mi sono occupato della musica di quel testo, di cercare di 
    capire qual era il suono. Adesso mi sono occupato del senso, di che cosa 
    effettivamente vuol dire.
 La prima volta era il novecento, cioè era il secolo scorso. Adesso siamo 
    oltre il duemila…
 Nel testo, Novecento, il protagonista, nasce all'inizio del secolo, allora 
    abbiamo cercato di capire chi poteva essere il suo amico, l'attore che lo 
    raccontava, e abbiamo scoperto così, con stupore, che doveva essere molto 
    vecchio… allora abbiamo cercato una persona piuttosto anziana e non è stato 
    semplice, perché cercavamo una persona che fosse in grado davvero di "dire" 
    le cose, più che di "declamare" o di "recitare"… abbiamo pensato ad Arnoldo 
    Foà, che è uno che veramente "dice"…
 Molti hanno amato il personaggio di Novecento incarnato da Eugenio Allegri, 
    lui "era" Novecento… ecco, io penso che questi spettatori, se torneranno a 
    vedere lo spettacolo, vedranno una nuova "anima" di Novecento, perché un 
    personaggio - una storia - ha molte anime… e quello che cerchiamo di fare 
    con questa nuova edizione è proprio tirargli fuori un'altra anima.
 
 Arnoldo Foà
 Novecento è un ricordo continuo di un qualche cosa che ha fatto vivere 
    questo personaggio. Lo ha fatto vivere in corrispondenza, naturalmente, di 
    quello che ricorda… E stranamente è come se lui non esistesse. Come se 
    questo personaggio - Novecento - che lui ricorda con tanta intensità fosse… 
    fosse lui stesso. E questo è quello che dovrò fare. Dovrò far capire chi è 
    questo personaggio che mi ha colpito talmente da farmi addirittura 
    invecchiare col ricordo di sé…
 Non sono più neanche ricordi suoi, è come se lui vivesse quello che ha 
    vissuto il personaggio che sta ricordando. L'interessante di questa storia, 
    è che il protagonista non esiste, non c'è. Il protagonista è ricordato, 
    rivissuto… da me.
 
 LA FORTUNA DI NOVECENTO
 
 Novecento di Alessandro Baricco è stato pubblicato in Italia nel settembre 
    1994 da Feltrinelli e ad oggi ha venduto un milione di copie.
 E' stato tradotto in tutta Europa, in Giappone, Brasile, Argentina, 
    Colombia, Canada e Israele.
 Nel giugno del 1994 al festival di Asti ha debuttato l'allestimento teatrale 
    con la regia di Gabriele Vacis e l'interpretazione di Eugenio Allegri.
 Lo spettacolo ha realizzato circa 300 repliche in tre anni.
 Nel 1998 Giuseppe Tornatore realizza la versione cinematografica del testo 
    con "La Leggenda del pianista sull'oceano".
 Adattato per la radio dalla BBC, Novecento in questi anni è stato messo in 
    scena con grande successo in Francia, Belgio, Spagna, Germania, Irlanda, 
    Svezia, Russia, Canada, Brasile, Giappone e Argentina.
 Nell'agosto 2000 è stato prodotto dal Festival di Edimburgo un allestimento 
    esclusivo in inglese e sono attualmente in corso trattative per una 
    produzione negli Stati Uniti e in Gran Bretagna.
 
 COSÌ LA CRITICA INTERNAZIONALE
 
 Quelle merveille! (…) On a compris que ce récit, traduit par F. Brun, est un 
    pur joyau
 Le Figaro, ottobre 2000
 
 (…) Another opening worth nothing is the most welcome return of Donal O'Kelly 
    in a one-man show called 1900-The Pianist on the Ocean
 Irish Indipendent, novembre 2000
 
 (…) It deals with our choices in life, why we go onliving where we are, why 
    we choose security (…) the language is unbelievably sensitive (…)
 Christina Bystrom, GT, Sweden, settembre 2001
 
 (…) Novecento makes for a more hearthening opening theatrical offering in 
    the Edinburgh International Festival than has been we have seen for some 
    years (…)
 The Financial Times, agosto 2001
     |  
    | 11/11/2004 | giovedì | Stagione 2004/2005 | Teatro CagnoniVigevano
 | La vedova 
    allegra di Franz Lehar Compagnia Corrado Abbati Edizione esclusiva per 
    il centenario 1905-2005 Fuori abbonamento | Operetta | 20.30 |  
    | 24/11/2004 mercoledì -
    25/11/2004 giovedì -
    26/11/2004 venerdìLA CONTEMPORANEA 83 
    EDIPO.COM  di Gioele Dix e Sergio Fantoni
 musiche originali di Cesare Picco
 regia di Sergio Fantoni
 Con Gioele Dix e Luisa Massidda
 Regia di Sergio Fantoni
 |  
    | 
       
       
    EDIPO.COM   Dalla presentazione di 
      Sergio Fantoni che aveva dato ancora nel fieri dello spettacolo "è 
      una inchiesta sulla responsabilità, della famiglia, dell'amore, del 
      potere. Si rimettono in discussione i nodi della vita di un uomo, dal 
      mistero della nascita al confronto con il padre e la madre, dai primi 
      turbamenti sessuali al tabù dell'incesto, dai rapporti con il potere 
      all'estrema riflessione su Bene e Male." alcune cose possiamo 
      condividerle altre un po' meno. Se l'incontro ed il sodalizio artistico 
      tra Sergio Fantoni e Gioele Dix sia stato fruttuoso non c'è dubbio alcuno. 
      La grandissima capacità affabulatoria di Dix è messa in assoluto rilievo 
      da due ore di narrazione serrata e appassionata che, nelle vesti del 
      protagonista, Dix offre di un testo antico ed attuale come l'Edipo Re. 
      Meno sentito ci è sembrato il calare la storia nel quotidiano, nelle 
      vicende che viviamo e che il protagonista avrebbe fatte sue. Imprigionato da se stesso in un centro del benessere dove si trova schiavo 
      della sua scelta e delle regole del luogo, Giole fà step mentre legge 
      Edipo "nella bella traduzione di Fantoni. La conosce?" e trova 
      nella semplice infermiera una
      interessata ascoltatrice. Narrare la storia di Edipo significa 
      diventarne tutti i personaggi, tranne Giocasta che sarà la stessa 
      infermiera a sostenere. L'intensità della narrazione ci fa vedere 
      contemporaneamente scorrere la vera tragedia greca, con tutta la sua 
      grande poesia e drammaticità,  ed il momento reale in un continuo 
      divenire, passando dalla reggia di Tebe alla sala del "bagno etrusco". La 
      bravura di Dix, la sua voce e la sua intensa descrizione, come nel momento 
      dell'incontro tra Edipo e Giocasta, il colpo di fulmine, la galoppata 
      attorno alle mura di Tebe sono momenti di grandissimo fascino. Mentre il 
      racconto dell'incontro con la Sfinge, l'interpretazione del personaggio di 
      Tiresia, con il suo passare da maschile a femminile, la sua vecchiaia con 
      la lingua che i denti non riescono più a trattenere tra le labbra sono 
      momenti di irresistibile comicità, senza MAI avere un niente di 
      volgarità!!
 Semplice ma efficace la scenografia tutta in colore unito, come tutti 
      bianchi sono i costumi. Da segnalare l'apporto della colonna sonora che fa 
      da sfondo e da sottolineatore dei momenti più coinvolgenti realizzata da
      Cesare Picco. (Mario Mainino)
 |  
    | Dicembre 
    2004 |  
    | 04/12/2004 
    sabato
 
    
    20.30 L'elisir d'amore di 
    Gaetano Donizetti
 Adina Silvia Dalla Benetta (***)
 Nemorino Maurizio Pace  (*****)
 Belcore Simone Del Savio (*****)
 Il dottor Dulcamara Giorgio Caoduro (*****)
 Giannetta
    Barbara Bargnesi
 Orchestra I Pomeriggi Musicali di Milano  
    diretti da Pietro Mianiti
 Coro As. Li. Co. del Circuito Lirico Lombardo
 Maestro del Coro Alfonso Caiani
 Scene di Lele 
    Luzzati e costumi di Santuzza Calì
 regia di Filippo Crivelli
 Fuori     abbonamento
 Vedi news sul blog
 
 
 
  
    06/12/2004 
    lunedì 20.30L'elisir d'amore  
    
    di 
    Gaetano Donizetti
 Adina Serena Gamberoni
        (*****)
 Nemorino Francesco Meli
        (***)
 Belcore Giulio Mastrototaro
        (**)
 Il dottor Dulcamara Bruno Taddia
        (***)
 Giannetta Caterina Borruso
 Orchestra I Pomeriggi Musicali 
    di Milano diretti da Pietro Mianiti
 Coro As. Li. Co. del Circuito Lirico Lombardo
 Maestro del Coro Alfonso Caiani
 Scene di Lele 
    Luzzati e costumi di Santuzza Calì
 regia di Filippo Crivelli
 Fuori     abbonamento
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 mercoledì 22 dicembre 2004
 Achille-Claude Debussy (1862 – 1918)
 Petite suite, per orchestra (trascrizione di Henri Büsser)
 En bateau
 Cortège
 Menuet
 Ballet
 
 Clément-Philibert-Léo Delibes (1836 – 1891)
 Coppelia, suite per orchestra
 Valzer della bambola
 Scena
 Passo a due
 Valzer e scena
 Valzer
 
 Clément-Philibert-Léo Delibes (1836 – 1891)
 Le roi s’amuse, suite per orchestra
 Gaillarde
 Pavane
 Scene du Bouquet
 Lesquercarde
 Madrigal
 Passepied
 Finale
 
 Jacques Offenbach / Jean-Paul Penin
 Fantasia per orchestra "Nuits Parisiennes"
 Ouverture
 Chant d’olympia
 Valse de galop
 Valse
 Valse
 Barcarole
 Final Galop infernal
 
 BIS
 J.Strauss
 Polka o Galopp
 Radetsky march
 
 Orchestra I Pomeriggi Musicali
 direttore 
    
    Jean-Paul Penin
 |  
   
    | Data | Manifestazione | Località | Evento | Genere | Ora |  
    | Gennaio 
    2005 |  
    | 11/01/2005 martedì12/01/2005 mercoledì
 13/01/2005 giovedì
 IL GIUOCATORE 
    
  
    di Carlo Goldoni
 Florindo Urbano Barberini
 Gandolfa Franca Valeri
 Beatrice Pilar Abella
 Francesco Acquaroli
 Paolo Bessegato,
 Rosaura Barbara Di Bartolo
 Michele La Stella
 Alessandro Moser
 Fabio Rusca
 Chiara Stoppa
 
 scene e costumi Aldo Terlizzi
 regia Giuseppe Patroni Griffi
 
 Compagnia del Teatro Eliseo
 Produzione Teatro Eliseo
 
 |  
    | Venerdì 14 gennaio, ore 21 Teatro Cagnoni, Vigevano Ludwig van Beethoven (1770 – 1827)
 Die Geschöpfe des Prometheus
 (Le creature di Prometeo)
    balletto eroico e allegorico in 2 atti, op.43
 Concerto per violino e 
    orchestra in re maggiore op.61
 Direttore e violino
 Jean-Jacques Kantorow
 Orchestra I Pomeriggi Musicali di Milano
 
 |  
    | 
    25/01/2005 
  
    martedì 
  
    26/01/2005 mercoledì  
  
    27/01/2005 giovedì 
    20.30 
    FRANCESCO BELLOMO 
     THE PRETTY STORY OF A WOMAN
 di A. Brancati e F. Bellomo con Manuela 
    ARCURI, Alessto Di Clemente, Nini SALERNO regia Ennio COLTORTI
 
 
    29/01/2005 sabato 20.30 
    Ah che bel vivereComici ITC2000 presenta
 Paolo CEVOLI in
 AH, CHE BEL VIVERE! Piccoli peccati di vecchiaia del musicista Rossini 
    Gioachino
 scritto da Paolo CEVOLI con la collaborazione di Francesco Freyrie
 regia Daniele SALA
 
      Immaginate un uomo, un grande musicista, un genio. 
      Scrive opere memorabili, è amato, stimato, venerato. Un bel giorno si 
      guarda intorno e scopre che il secolo in cui sta vivendo, le mode, le 
      idee, le persone che lo circondano non gli piacciono più. Così, bello come 
      il sole, smette di creare. Attacca in sol colpo il successo al chiodo. 
      Quest’uomo si chiama Gioachino Rossini, proprio quello del Barbiere di 
      Siviglia: anima colta di fine Settecento, amante dell’arte per l’arte, del 
      bello in sè, romantico sostenitore dei castrati e poco sensibile ai moti 
      rivoluzionari che la società andava partorendo ad ogni angolo di strada, 
      sbarca in un secolo che vede il sorpasso del contenuto sulla forma, si 
      deprime, saluta tutti e si imbuca a Parigi, dove cazzeggia con sublime 
      talento fino alla morte.Nello stesso tempo, siamo alla metà dell’800, in tre luoghi diversi 
      d’Italia si consumano buffe tragedie di miseri tapini che, al contrario, 
      non hanno talento ma vorrebbe tanto avere successo: a Lugo di Romagna un 
      mercante di fiera perde tutto al gioco; a Bologna una vedova benestante 
      deve nascondere la figlia che si è legata sentimentalmente e 
      scelleratamente ad un rivoluzionario; a Napoli un castrato deve scappare 
      della gelosie di un marito furibondo.
 Da chi andranno a bussare i tre simpatici disperati? Proprio dall’uomo che 
      non essendo più interessati al successo, potrebbe ceder loro senza troppe 
      remore un pò del suo talento: Gioachino Rossini!
 
 Costruito come una vera opera lirica, con overture, atti, arie, costumi 
      sfarzosi, alabarde, spadoni parrucconi fondalini e un libretto di sala che 
      spiega al pubblico come intervenire nella parte di coro, 'Ah, che bel 
      vivere !' rendere un omaggio ardito e divertito al melodramma sollevando - 
      grazie alla follia comica e al trasformismo di Paolo CEVOLI - il velo 
      della consuetudine per riscoprirne l’aspetto gioioso e ludico, quando nei 
      foyer dei teatri si giocava d’azzardo e nei palchetti, durante le 
      esecuzioni, si mangiava si scherzava e si ignorava quelli sul palco. Uno 
      spettacolo insomma a metà strada tra il teatro e il melodramma, diciamo un 
      “melocomico”, dove il direttore d’orchestra fa il grillo parlante, tutti 
      cantano senza saper cantare, chi ha il talento se ne vuol disfare, chi non 
      ce l’ha lo vorrebbe rubare fino a scoprire, con un sorriso, che la 
      felicità dura per tutti, geni e scellerati, il tempo di un acuto.
   |  
    |  |  |  |  |  |  |  |  
    | Febbraio 
    2005 |  
    | 
    09/02/2005 - 
  
    mercoledì La bella addormentata nel 
    bosco di P.I.Caikowskij con il  Russian National Ballet
 RUSSIAN NATIONAL BALLETTHE SLEEPING 
    BEAUTYTeatro Cagnoni, Vigevano 9 February 2005
 
 Ballet in three acts and four scencs
 Score by Pyotr Ilyich Tchatkovsky
 Libretto by Marius Petipa and Ivan Vsevolozhsky
 Choreography by Marius Petipa and Lev Ivanov
 After stories by Charles Perrault
 Sets by Lev Solodovnikov
 Costumes by Simon Virsaladze
 
  
    Princess Aurora Ekaterina Selskaya Prince Désiré Valery Shumilov
 Lilac Fairy Alexandra Zenkovich
 Fairy Carabosse Tirnur Kinzikeev
 Fairy Tenderness Renata Petrova
 Fairy Carelessness Victoria Krakhmaleva
 Fairy Generosity Marianna Chemalina
 Fairy Canary Sofia Tomilina
 Fairy Boldness Anna Nekhlyudova
 Master of Ceremonies Evgeny Doronin
 King Florestan Viacheslav Aksenov
 Queen Liliya Shumilova
 Four Cavaliers Dmitry Dmitriev, Serzhan Kaukov, Maxim Podshevalenko, Vitaly 
    Zabelin
 
  
    Precious Stones: Diamond Renata Petrova
 Sapphire Maria Sokolnikova
 Gold Yulia Vasiìicva
 Silver Junko Tanaka
 
  
    Princess Florina Sofia TomilinaBluebird Alexei Lisitsyn
 Cat Alexandra Zenkovich
 Tom-Cat Tìmur Kinzikeev
 Little Red Riding Hood Vìctoria Krakhmaleva
 Wolf Alexander Daev
 
      
  
    La Storia del balletto:Il 13 maggio 1888, il direttore dei Teatri Imperiali Ivan Vsevolojski indirizzò 
una lettera a Ciaikovski, informandolo della sua intenzione di allestire un 
nuovo balletto su temi della fiaba di Charles Perrault "La Bella Addormentata" e 
proponendogli di scriverne il testo musicale. Persona di grande erudizione, già 
autore di diversi libretti per altrettanti balletti e fine scenografo, 
Vsevolojoski era anche un cultore dell'epoca di Ludovico XIV e questa sua 
passione lo indusse a concepire lo scenario nello stile dei balletti di corte 
del XVII secolo. La coreografia del balletto che, nelle intenzioni di 
Vsevolojski, sarebbe dovuto diventare il biglietto da visita e il fiore 
all'occhiello dei Teatri Imperiali, venne affidata a Marius Petipa, che divenne 
anche coautore del libretto. La prova generale si tenne alla presenza dello zar 
Alessandro III.
 
 La prima si tenne il 3 gennaio 1890 al Teatro Marinski di San Pietroburgo, sotto 
la direzione orchestrale di Riccardo Drigo e con la partecipazione di Carlotta 
Brianza nel ruolo di Aurora e di Pavel Gerdt in quello di Desiré. Al di fuori 
della Russia, il balletto venne rappresentato per la prima volta nel 1896 alla 
Scala di Milano, mentre solo nel 1899, verrà allestito anche al Bolshoy di 
Mosca.
 
 La trama:
 Prologo - Il re Florestano XIV e la regina festeggiano la nascita della 
principessa Aurora. Alla festa partecipa la Fata dei Lillà con il suo seguito di 
fate, ciascuna delle quali reca un dono alla neonata. Irrompe la malvagia fata 
Carabosse, furiosa per non essere stata invitata e, curva sulla culla di Aurora, 
ne predice la morte a causa di una puntura di una spina al compimento del 
sedicesimo compleanno. La Fata dei Lillà la allontana e promette la sua 
protezione alla neonata, tramutando la maledizione in modo che Aurora non muoia, 
ma cada in un lungo sonno.
 
 Primo atto - Sedici anni più tardi, si festeggia il compimento della maggiore 
età della principessa. Ospiti importanti e pretendenti convergono a palazzo dai 
quattro angoli del mondo. Aurora danza con tutti, ma non concede a nessuno i 
suoi favori. Una vecchia le dona un mazzo di rose e Aurora volteggia felice nel 
valzer ma, improvvisamente, punta da un ferro acuminato nascosto nel mazzo, 
perde le forze e si accascia a terra. La vecchia si rivela essere la perfida 
Carabosse che, per sottrarsi alle guardie che si gettano su di lei con le spade 
sguainate, scompare. La Fata dei Lillà non può annullare l'incantesimo, ma può 
alleviarne le conseguenze. Aurora non è morta, ma è solo in catalessi. La 
bacchetta magica della Fata dei Lillà fa allora sprofondare tutto il regno in un 
sonno secolare.
 
 Secondo atto - Sono passati cent'anni e il principe Desiré, con il suo seguito, 
è a caccia nel bosco. Quando rimane solo, gli appare la Fata dei Lillà, che 
evoca la figura di Aurora. Affascinato, il principe corre verso di lei, ma 
Aurora scompare, lasciandolo con uno struggente desiderio di rivederla. Insieme 
alla Fata, il principe si dirige in barca verso il castello addormentato, 
circondato dal bosco silenzioso, nel cui intrico si vedono appena le torri del 
palazzo reale.
 Il parco ormai incolto è il regno della Fata Carabosse, che impedisce a chiunque 
di raggiungere il castello ma, di fronte alla Fata dei Lillà e al principe 
Desiré, i suoi malefici si rivelano impotenti. Con un bacio, Desiré risveglia 
Aurora e, con lei, tutto il reame. Incantato dalla sua bellezza, Desiré ne 
chiede la mano al re e alla regina.
 
 Terzo atto - Si celebra il fastoso matrimonio di Aurora e Desiré. Tra i numerosi 
invitati vi sono i personaggi delle fiabe: la principessa Florina e l'Uccello 
Azzurro, il Gatto con gli Stivali e la Gattina Bianca, il Lupo e Cappuccetto 
Rosso. Anche le Fate dei Brillanti, degli Zaffiri, dell'Oro e dell'Argento 
salutano e rendono omaggio agli sposi.
 
 Il RUSSIAN NATIONAL BALLET (ex MOSCOW FESTIVAL BALLET)
 è stata la prima compagnia di danza indipendente fondata a Mosca, da Maris Liepa 
e Sergei Radchenko, alla fine degli anni ottanta durante il periodo della 
Perestroika, quando molti dei grandi ballerini e coreografi dell’Unione 
Sovietica iniziarono a sviluppare un percorso autonomo di ricerca e 
sperimentazione anche al di fuori del balletto tradizionale, accogliendo i nuovi 
sviluppi della danza mondiale.
 La Compagnia, oggi formata da oltre 50 elementi, è composta da ballerini 
formatisi nelle grandi scuole di danza di Mosca, San Pietroburgo e Perm. I 
solisti della Compagnia si sono formati al Bolshoi, al Kirov e allo Stanislavsky 
Ballet.
 Sergei Radchenko, ex ‘stella’ del Bolshoi Ballet insignito nel 1976 del titolo 
di Artista Onorario dell’ (ex) Unione Sovietica, co-fondatore e direttore 
artistico del BALLETTO NAZIONALE RUSSO, ha voluto sviluppare e ampliare il 
balletto di tradizione concentrandosi nella ricerca di nuovi talenti per creare 
un repertorio sui grandi lavori di Petipa quali Don Quixote, La Bayadère, The 
Sleeping Beauty, Swan Lake, The Nutcraker, Raymonda, Paquita, come anche altri 
grandi classici quali La Sylphide e La Fille Mal Gardée.
 
 CORPO DI BALLO
 AKSENOV Viacheslav, AMELIN Maxim, AMERYANOV Vasily, BELYKH Vladimir, BLOKHINA 
Anastasia, BODROVA Galina, CHAKHOVA Lidia, CHERNIAKOVA Alla, CHVETSOVA Tatiana, 
DORONINE Evgueni, GLEBOVA Natalia, GOLOVANOVA Galina, IZVEKOVA Tatiana, 
KARAVACHKINE Valeri, KHARYUTKIN Oleg, KINZIKEEV Timour, MEDVEDEV Igor, MOKHOVA 
Ioulia, NAIDITCH Lioubov, NEKHLYUDOVA Anna, OURIDINA Zarema, OUSTIANTSEV Grigori, 
PANISHEVA Zinaida, PARKHOMENKO Viktoria, PROTSENKO Tatiana, SMIRNOVA Tatiana, 
TANAKA Junko, VASILJEVA Yulia, VOVK Ksenia, YEROSHENKO Anna, ZENKOVICH 
Aleksandra
 
 SOLISTI
 DMITRIEV Dmitry, ZABELIN Vitaly, VASILIEV Maxim, SHUMILOV Valeri, TOMILINA 
Sofia, SIZYKH Olga, PINIOUGUINE Alexandre, ROUPYCHEV Alexandre, GRIGORIEVA Olga, 
ANDREYEVA Tatiana, KOZHANOVA Svetlana
 
 BALLET MASTER
 RADCHENKO Elena
   |  
    | 18/02/2005 
    venerdì 
     19/02/2005 sabato 
     20/02/2005 domenica 
    ore 20.30
 SlCILIA TEATROIL BERRETTO A SONAGLI
 di Luigi Pirandello
 con Sebastiano LO MONACO e Marina Biondi
 e con Isa Bellini, Claudio Mazzenga, Alfonso Liguori
 Scene: Mauro Milani
 Costumi: Piero Tosi
 Regia: Mauro BOLOGNINI (ripresa da Sebastiano Lo Monaco)
 
 
      
      
        
          | "Una commedia NATA e non SCRITTA", 
          così Pirandello ha definito il suo “Berretto a sonagli”.Su questo pensiero ho costruito la mia regia: viva e non scritta.
 Tutti gli attori in questo spettacolo hanno cercato di essere 
          personaggi vivi e veri, più di noi che respiriamo, alternando pianto e 
          riso durante tutto lo svolgimento del dramma.
 Mi preme però dire la ragione per la quale mi sono appassionato a 
          questo progetto. Il personaggio di CIAMPA, apparentemente grottesco, è 
          in realtà straziante, ma soprattutto è il più moderno degli eroi 
          pirandelliani. Il “Berretto” è la storia di un uomo giovane, poco più 
          di quarant’anni, che tradito dalla moglie accetta la condanna e la 
          pena di spartire l’amore della propria donna con un altro uomo, pur di 
          non perderla. Un tema drammatico e attuale che si voglia o no! Per 
          tradizione questo personaggio è stato affrontato da attori alla fine 
          della propria carriera, ad ogni modo avanti con gli anni. Questo 
          travisava la forza drammatica di CIAMPA, così eroico e pieno di 
          umanità, una umanità silenziosa e astuta che gli da la forza di 
          difendere la sua infelicità coniugale, contro la società ridicola di 
          quel tempo. Un personaggio insomma apparentemente piccolo ma 
          infinitamente grande.
 Mauro Bolognini. |    |  
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    | Marzo 2005 |  
    | 04/03/2005 | venerdì |  |  |  |  |  |  
    |  |  |  Stagione 2004/2005 | Teatro CagnoniVigevano
 | ORCHESTRA I POMERIGGI MUSICALI 
    Direttore Othmar Maga Voce recitante UMBERTO 
    CERIANI Mezzosoprano, Morena Carlin; soprano, Monica 
    Elias. R.Strauss: II borghese gentiluomo (nuovo testo di Quirino Principe) | Sinfonica | 20.30 |  
    | 
    08/03/2005 
  
    martedìIl Bacio della donna Ragno
    di M.Puig Molina Gaetano Callegaro
 Ribelle Arturo Di Tullio
 
    Altri percorsi Compagnia Stabile del 
    Teatro Litta presenta IL BACIO DELLA DONNA RAGNO di Manuel Puig (traduzione 
    Angelo Morino) con Gaetano CALLEGARO, Arturo DI TULLIO Regia: Antonio SYXTY 
    Scene e costumi: Andrea Taddei Lei si vede che ha 
      qualcosa di strano, che non è una donna come tutte…Manuel Puig, Il bacio della donna ragno
 
 Nella cella di una prigione sono rinchiusi Molina, un omosessuale accusato 
      di atti di libidine, e Valentin, un terrorista. Per passare le giornate 
      Molina racconta al taciturno e scostante Valentin le trame dei film che 
      maggiormente l'hanno colpito, primo fra tutti quello della donna che si 
      trasforma in pantera ogni volta che si eccita.
 Valentin è prigioniero del suo rigorismo rivoluzionario mentre Molina è 
      sognatore, provocatorio, incapace di prendere sul serio la visione del 
      mondo del suo compagno di cella. Niente sembra legare i due personaggi, ma 
      con il passare del tempo si scoprirà l'esistenza di una occulta ragnatela 
      che li farà avvicinare umanamente l’uno all’altro.
 Per chi ha avuto l’occasione di leggere il romanzo omonimo di Manuel Puig, 
      o di vedere il film di Hector Babenco - questa è un’opportunità per vedere 
      a teatro una pièce che è diventata in questi anni un cult, proprio per la 
      sua forza immaginifica, fatta di umanità, poesia, vita.
 Forse uno degli aspetti di maggior fascino di questa commedia è proprio il 
      desiderio - il sogno - di trasformarci in qualcosa che assomiglia più alle 
      nostre fantasie, alle nostre passioni, che alla realtà fondata sull’utopia 
      di un mondo migliore.
 E proprio perché non c’è – da parte dei due personaggi della commedia - 
      l’utopia di un mondo migliore, ma solo il proprio desiderio di immaginare 
      se stessi diversi dalla propria condizione, lo spettatore è introdotto 
      all’interno di un mondo fatto di passione e amore per se stessi, in 
      contrapposizione alla rigidità e alla crudeltà del mondo circostante, 
      della realtà.
 L’idea della regia è quella di spostare la vicenda ambientata in una 
      cella, in una sorta di limbo bianco – preludio di uno spazio dell’anima e 
      delle emozioni – dove la registrazione del destino dei due personaggi è 
      affidata alle telecamere di controllo di un paradisoperduto delle speranze 
      e dei sogni di libertà.
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    11/03/2005  
    venerdì Don ChisciotteDon Chisciotte Andre De la Roche
 Sancho Panza Lear Duraku
 Balletto di Roma
 (liberamente tratto dal romanzo omonimo di Cervantes)
 Coreografie e Soggetto Milena Zullo
 collaborazione al progetto drammaturgico
 Silvia Poletti
 Musiche Marco Schiavoni - Antonio Vivaldi
 Scene Fabiana Yvonne Lugli - Stefano Silva
 Costumi Silvia Califano
 disegno luci Carlo Cerri
 Andrè DE LA ROCHE e il corpo di ballo del Balletto di Roma
 
    Don Chisciotte Ovvero Storia del Cavaliere della Fantasia 
    Liberamente tratto dal romanzo omonimo di Miguel de Cervantes La lettura del 
    romanzo di Cervantes mi ha resa consapevole della straordinarietà di un 
    mito, quello di Don Chisciotte, che mai come oggi sento, necessità di essere 
    nuovamente raccontato, per tutto ciò che sommariamente la nostra memoria 
    collettiva costituisce, ma soprattutto per quanta profondità esso contenga, 
    portavoce dunque di valori non così diffusi. Don Chisciotte non è 
    semplicemente quel personaggio grottesco che la tradizione del balletto 
    classico ci ha raccontato; egli è il Cavaliere della Fantasia, ed al termine 
    della lettura tra i molti sorrisi, un uomo-bambino a 360°, un poeta del 
    vivere. Simbolo per me dell'universo maschile, di un pensiero e di un agire 
    che la virilità stenta a recuperare, seppure nocciolo di un frutto più o 
    meno maturo. Don Chisciotte compare nelle pagine del romanzo già adulto, un 
    uomo a metà del percorso; egli è imbevuto di racconti cavallereschi e 
    folgorato dall'idea di vivere e percorrere il mondo galoppando su quei 
    valori, per celebrarli, per celebrarsi, ma ancor più per celebrare Dulcinea, 
    dama tra le dame, costruzione ideale di una femminilità da proteggere ed 
    innalzare. I grandi valori del mondo cavalleresco vengono a contatto con la 
    realtà degenerata del tempo in cui egli vive e le tinte assumono i colori 
    della fragilità umana. Il racconto del mito è un racconto orizzontale, è un 
    viaggio di fantasia; non cresce Don Chisciotte, non diviene, egli è già! 
    Unicamente veste la realtà con i suoi panni e con la forza del suo pensiero 
    immaginifico la trasforma. Sancio, uomo semplice e concreto più di ogni 
    altro è reale e, nella concretezza del suo agire, abbracciando quel mondo di 
    fantasie e di aneliti, finisce per essere l'alter ego del nostro Cavaliere. 
    Forte nell'opera di Cervantes il contrasto tra la prima e la seconda parte. 
    Un contrasto che non è mai di Don Chisciotte ma della realtà che non si 
    piega e che ormai, conoscendo il personaggio, non si stupisce, non si ferma 
    di fronte a cotanta forza immaginifica, anzi nel difendersi la deride. Il 
    popolino mette al centro delle proprie risa il nostro cavaliere, si pente a 
    tratti, lo coinvolge nel gioco popolare. Don Chisciotte, folle per gli 
    altri, ebbro di fantasia, lo renderà sempre più umano, sempre meno maschera 
    grottesca. Come egli cede gli altri gli corrono in soccorso, a loro modo, 
    con superficialità, e Sancio, fra gli altri, volendolo "contento" finisce 
    per fornirgli una finta Dulcinea… con tale gesto lo tradisce… così muore Don 
    Chisciotte, si spegne di dolore… così si accende il mito: Don Chisciotte tra 
    tutti Cavaliere della Fantasia. Milena Zullo Archetipo di una specialissima 
    (e sempre più rara)Condizione umana e proprio per questo figura letteraria 
    elevata a "mito", capace di attraversare epoche e culture ed icona esemplare 
    da evocare alla bisogna, di uno stato dello spirito e della mente del tutto 
    e meravigliosamente "a-normali", Don Chisciotte è anche una cultura del 
    teatro di danza, che ha, come si sa, variamente abitato - in veste di 
    protagonista assoluto o di amabile comprimario - fin dall'epoca di Noverre, 
    passando dal calibrato capolavoro di Petipa, fino alle indagini e alle 
    letture contemporanee di autori come John Neumeier e Birgit Cullberg. Il 
    coreografo che oggi si voglia confrontare con il favoloso Hidalgo di 
    Cervantes, ha dunque dinanzi a sé la possibilità di indagare nei più reposti 
    e metaforici significati poetici ed umani del capolavoro letterario e 
    insieme l'affascinante opportunità di attingere e rileggere, contaminare e 
    reinventare le varie tradizioni teatrali e coreografiche che da quello si 
    sono variamente generate. La sfida è quella di riuscire a tirare le sue 
    molte fila poetiche e insieme arricchire di una lettura personale nuova il 
    repertorio coreografico "don chisciottesco". E' ciò che si accinge a fare 
    Milena Zullo, con il suo prossimo lavoro - primo a serata per la Compagnia 
    del Balletto di Roma. Al centro dello spettacolo intorno al Don Chisciotte, 
    la volontà di recuperare quella speciale grazia dettata dall'ironia che 
    attraversa tutta l'epopea: ironia intesa come filtro con il quale la 
    coreografa "leggerà" le avventure del cavaliere, ma anche come chiave 
    drammaturgica delle varie azioni, in cui si imbatte il protagonista. Il 
    cavaliere della "fantasia", nella sua ostinata devozione alla verità 
    dell'immaginazione ha infatti il dono poetico di attrarre a se e far 
    gravitare (o meglio levita in una dimensione fantastica e immaginifica anche 
    quanti egli si trova ad incontrare. Per un momento, infatti, gli Altri 
    cedono al salutare potere della "follia" del ramingo cavaliere: tutti si 
    lasciano irretire dalla dimensione creativa, spirituale, gioiosamente 
    estranea nella quale si muove il cavaliere e imparano a distaccarsi, per una 
    volta dalla dimensione gretta e consuetudinaria della realtà, spesso 
    miserabile, per scoprire la dignità benefica dell'immaginazione e della 
    spiritualità. Su queste linee di lavoro, cadenzate come tappe di un viaggio 
    che insieme epica e metafora esistenziale, si muoverà così il Don Chisciotte 
    di Milena Zullo, in una sorta di gioioso, brillante e divertito, auspicato 
    ritorno della "fantasia (e della poesia), al potere", che è un omaggio 
    affettuoso ad uno dei titoli più amati del repertorio del balletto mondiale. 
    Silvia Poletti André De La Roche Di origine corso-vietnamita e adozione 
    americana, a soli 8 anni entra a far parte della Los Angeles Civic Light 
    Opera nel cast di The King and I. Successivamente vince una borsa di studio 
    triennale di danza classica all’American School of Dance di Los Angeles. A 
    18 anni è ballerino del musical How to succed in business e in molti altri 
    spettacoli musicali della TV americana: Lola Falana Show – Diana Ross Show – 
    Can Can – West Side Story – Ringo Star Special. Nel 1978 il grande maestro 
    del Musical Bob Fosse lo scrittura come solista in Dancing. Da quel momento 
    inizia una brillante carriera che lo porterà nei maggiori teatri di tutto il 
    mondo ricevendo numerosi premi e riconoscimenti fino ad approdare alla 
    televisione italiana dove sarà ospite, coreografo e ballerino di molti 
    spettacoli di successo. Nel 1985 ha interpretato il film Joan Lui come 
    ballerino protagonista.Vittoria Ottolenghi scrive su L’Espresso del 10 
    febbraio 1995 "… è uno dei migliori ballerini jazz del mondo" e gli dedica 
    due special in Maratona d’Estate su Rai Uno nel 1988 e nel 1994.Numerose le 
    produzioni di danza che lo vedono interprete e in molti casi coreografo: 
    Wanga, Zingari, Andrè and Friends, Faust, Omaggio a Bèjart, Excelsior (per 
    il San Carlo di Napoli). Tra i tanti premi e riconoscimenti: Premio Positano 
    86 (come miglior ballerino), Premio Agis 92, Premio Vignale Danza 93, Premio 
    Bob Fosse 94 (come miglior coreografo televisivo), Premio Positano 95 (per 
    l’alta professionalità), Premio Acqui Danza 96. Milena Zullo Interprete e 
    coreografa fra le più apprezzate della danza contemporanea italiana. Tra i 
    riconoscimenti, il primo premio al concorso coreografico internazionale di 
    Parigi "Prix Volinine", con "Capriccio" su musiche di Paganini, e al 
    "Infiorata d'oro" di Genzano, con "Due" sulle note di R. Strauss. Le sue 
    creazioni sono nel repertorio delle più importanti compagnie italiane, quali 
    Balletto di Toscana, Aterballetto, e Balletto di Roma. Significativo anche 
    il suo impegno didattico: oltre all'attività nel Centro di formazione danza 
    classica e contemporanea, da lei stessa diretto, ha compiuto altre 
    esperienze importanti, come quella presso la Scuola di Ballo del teatro 
    dell'Opera di Roma nel periodo tra il '97 e il '98. Il Balletto di Roma - 
    Ente Nazionale del Balletto Il Balletto di Roma nasce nel 1960 grazie al 
    sodalizio artistico di due protagonisti della danza italiana : Franca 
    Bartolomei, prima ballerina e coreografa dei principali enti lirici italiani 
    e di altri paesi del mondo, e l’étoile Walter Zappolini, dal 1973 al 1988 
    direttore della Scuola di Ballo del Teatro dell'Opera di Roma. Oltre 150 
    balletti allestiti e portati in scena sia in Italia che all’estero, opere di 
    valore storico accanto a coreografie di giovani autori internazionali (come 
    Aurel Milloss, Robert North, Vittorio Biagi, Anton Dolin, Gino Landi, 
    Nicolas Beriozoff, Giuseppe Carbone, Amedeo Amodio, Torao Suzuki, Evgenij 
    Poliakov, Milena Zullo, Janet Smith, Luciano Cannito). Altrettanti gli 
    ospiti d’eccezione in questi 40 anni di attività (tra cui: Giancarlo 
    Vantaggio, Anna Razzi, Andrej Fedotov, Laura Contardi, Carmen Panader, Marco 
    Pierin, Rudy Bryans, Tessa Beaumont, Monica Perego, Raffaele Paganini e 
    André DeLaRoche). Dalla stagione teatrale 2001 il Balletto di Roma è stato 
    arricchito dall’esperienza professionale e artistica di due complessi che si 
    sono uniti alla compagnia romana: l’associazione Mario Piazza, ma 
    soprattutto il prestigioso Balletto di Toscana, fondato nel 1985 e diretto 
    da Cristina Bozzolini, già prima ballerina stabile del Maggio Musicale 
    Fiorentino, che in soli 15 anni d’ininterrotta attività, è divenuta una 
    delle migliori compagnie italiane sulla scena europea ed internazionale. 
    Vasta la produzione di creazioni coreografiche di autori di prestigio 
    internazionale (come Hans Van Manen, Angelin Preljocj, Nils Christe, 
    Cristopher Bruce, Robert North, Cesc Gelabert ) insieme a talenti emergenti 
    della coreografia italiana (come Gianfranco Paoluzi, Massimo Morricone, 
    Roberto Zappalà, Virgilio Sieni, Mauro Bigonzetti e Fabrizio Monteverde). 
    Importante anche l’attività di formazione e perfezionamento professionale 
    che si svolge sotto la direzione di Walter Zappolini e con la collaborazione 
    di docenti di rilievo internazionale. Oggi il Balletto di Roma è diretto 
    congiuntamente da Franca Bartolomei e Cristina Bozzolini. 
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    15/03/2005 
  
    martedì - 16/03/2005 mercoledì 
    - 17/03/2005 giovedì 
    Fox & GOULD Produzioni 
    PARENTI APPARENTI
 (Relatively Speaking) di Alan Ayckbourn con Andrea 
    BRAMILLA, Nini FORMICOLA, Magda MERCATALI regia Andrea BRAMBILLA
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    31/03/2005 
  
    giovedì 
     
    Raul Cremona Comici  |  
   
    | Data | Manifestazione | Dove | Evento | Genere | Ora |  
    | Aprile 2005 |  
    | 05/04/2005 
    
    martedì - 06/04/2005 mercoledì 
    - 07/04/2005 giovedì TEATRO STABILE DI 
    BOLZANO - TEATRO DI SARDEGNALA PULCE NELL'ORECCHIO
 di Georges 
    Feydeau
 con Paolo BONACELLI, Patrizia MILANI, Carlo Simoni regia Marco 
    BERNARDI
 
        
          | DIfferenti opinioni ma veramente 
          totalmente differenti al termine di questo lavoro che dimostra tutta 
          la sua vecchiaia e a mio parere il pieno diritto a ritirarsi dalle 
          scene. Il punto focale di questo intreccio famigliare è giocato sul 
          "fallo" del povero protagonista che sta attraversando un momento di 
          "ripetute defailances" fatto mette in sospetto la giovane moglie. Con 
          l'aiuto di una vecchia amica spagnola, coniugata ad un focoso ed 
          irruento marito vuole mettere alla prova la fedeltà del marito messa 
          in dubbio da questo periodo "manzanarresco" (dalla magra del fiume 
          Manzanarre). Coppie che scoppiano per presunti o reali tradimenti, non più giovani
          gaudenti 
          che pensano di approfittarne, uno strano caso di 
          somiglianza tra il cameriere del "Micio spasimante"(elegante ed 
          attrezzatissima casa da appuntamenti), non sono elementi sufficienti a 
          fari capire perchè si debba ancora oggi rappresentare questo testo, 
          tranne in qualche filodrammatica amatoriale.
 Non basta ripetere "mi hai rotto i coglioni" dieci volte per 
          attualizzarne il testo.
 L'unico plauso è per la indubbia bravura degli attori, sprecata con 
          questo testo.
 BRAVISSIMO l'attore che per tutta la serata ha dovuto recitare "senza 
          consonanti", e che a metà del terzo atto non è riuscito a contenersi 
          ed è scoppiato due volte a ridere.
 mm |  |  
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    08/04/2005 
    
    venerdì 
      
      Béla Bartók (1881 – 1945)Divertimento per orchestra d’archi
 Allegro non troppo
 Molto adagio
 Allegro assai (con un curioso breve pizzicato)
 
 Richard Strauss (1864 – 1949)
 Concerto per oboe e orchestra ( in un unico movimento con due 
      cadenze centrali del solista che danno una idea di suddivisione in tre 
      parti nelle quali il solista e sempre in dialogo con il tutti).
 
 Wolfgang Amadeus Mozart (1756 –1791)
 Sinfonia in Do maggiore K. 425 “Linz”
 Adagio - Allegro spiritoso
 Poco adagio
 Minuetto - Trio – Minuetto
 Finale: Presto
 Oboe
      Paolo 
      MandelliOrchestra I Pomeriggi Musicali
 Direttore Gabor 
      ÖtvÖs
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    | 13/04/2005 mercoledì Ognuno è libero
 con Maurizio Crozza
 e con Savino Cesario (voce e chitarra), e Silvano Belfiore (tastiere)
 testi di Maurizio Crozza, Giorgio Gallione, Vittorio Grattarola, Massimo 
    Olcese
 regia Giorgio Gallione
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    15/04/2005 venerdì
 Aspettando Godot
 allestimento Quelli di Grock
 Altri percorsi
 
    
    Quelli di Grock  presentaASPETTANDO GODOT di Samuel Beckett
 con Andrea Ruberti, Alessandro La Rocca, Pietro De Pascalis, Max Zatta, 
    Manola Vignato
 Regia: Susanna Baccari & Claudio Orlandini
 Scene e costumi: Carlo Sala Musiche: Gipo Gurrado
 Note della Regia
 La storia:
 una coppia di vagabondi, di clochards, a rappresentare le più svariate 
    relazioni umane e private. Vladimiro ed Estragone, simultaneamente amici, 
    coniugi, innamorati, padre e figlio, aspettano vicino ad albero sinistro - 
    in una scena al contempo vuota e chiusa - uno sconosciuto che non arriva 
    mai, mentre passa e ripassa la coppia crudele del servo e del padrone, Lucky 
    e Pozzo. Un labirinto senza scampo.
 Il vero soggetto della commedia è l’attesa. L’atto di attendere è un aspetto 
    essenziale della condizione umana. Aspettiamo sempre qualcosa, in tutta la 
    nostra vita, e Godot non rappresenta altro che l’oggetto della nostra 
    attesa: un avvenimento, una cosa, una persona, la morte. Prendersi una 
    pausa. Sentire che il tempo può scorrere con un ritmo diverso, sospenderlo 
    e, nonostante tutto, in questa sospensione percepire ancora la vita. Samuel 
    Beckett per noi è stato un percorso da attraversare tutto, lasciandoci 
    contagiare proprio da quel senso di incertezza che provoca, senza bisogno di 
    trovare le risposte, ma solo con la necessità di sforzarci per capire quali 
    domande pone.
 Aspettando Godot è soprattutto una poesia sul tempo, sul paradosso tra 
    stabilità e cambiamento, sulla difficoltà di comunicazione tra gli esseri 
    umani. E in un universo in cui è difficile trovare un significato e 
    affermare qualcosa noi vogliamo continuare ad illuderci, perché…
 “il signor Godot mi ha detto di dirvi che non verrà questa sera ma di sicuro 
    domani.”
 
 Note di regia:
 I dati certi: una coppia di clochards, di vagabondi, a rappresentare le più 
    svariate relazioni umane e private, Vladimiro ed Estragone difatti, sono 
    simultaneamente amici, coniugi, innamorati, padre e figlio e così via…che 
    aspettano, vicino ad un albero sinistro in una scena al contempo vuota e 
    chiusa, uno sconosciuto che non arriva mai, da cui provengono messaggi 
    illusori, mentre passa e ripassa la coppia crudele del servo e del padrone, 
    Lucky e Pozzo, uniti dalla frusta e dal capestro. Un labirinto senza scampo, 
    Aspettando Godot, una strana e tragica farsa nella quale non accade nulla, 
    una commedia enigmatica, esasperante, complessa, così intransigente nel 
    rifiuto a conformarsi a qualsiasi idea di costruzione teatrale.
 Ben presto ci accorgiamo che non c’è una chiave d’accesso definitiva per 
    dimostrare in termini esatti ciò che l’opera significa. Non si riesce e non 
    si può spiegare un’opera, quando l’interesse essenziale dell’autore 
    sembrerebbe quello di comunicare il senso del mistero, dello smarrimento, 
    del sentirsi incapaci a scoprire un significato nell’esistenza.
 Se già Camus dice: “Assurdo è ciò che è privo di scopo. Recise le sue radici 
    religiose, metafisiche e trascendentali, l’uomo è perduto, tutte le sue 
    azioni divengono illusorie, ridicole, inutili”, in quetso caso, il teatro di 
    Beckett, come ci suggerisce M.Esslin…: “Ha addirittura cessato di discutere 
    circa l’assurdità della condizione umana; esso la presenta semplicemente in 
    essere, cioè in concrete parole ed azioni sceniche. La differenza che c’è 
    tra il filosofo e il poeta, tra teoria ed esperienza.”
 Questo è stato S.Beckett per noi: un percorso da attraversare tutto, 
    lasciandoci contagiare da quel senso di smarrimento che provoca il suo 
    “Aspettando Godot” senza il bisogno di trovare le risposte, ma solo la 
    necessità di sforzarsi a capire quali erano le domande che poneva.
 Prendersi una pausa, sentire che il tempo può scorrere con un ritmo diverso, 
    sospenderlo questo tempo e , nonostante tutto, in questa sospensione 
    percepire ancora la vita.
 Il soggetto della commedia non è Godot, ma l’attesa:l’atto di attendere è un 
    essenziale e caratteristico aspetto della condizione umana.
 In tutta la nostra vita aspettiamo sempre qualcosa e Godot non rappresenta 
    altro che l’oggetto della nostra attesa: un avvenimento, una cosa, una 
    persona, la morte. E anche Vladimiro ed Estragone forse, aspettando Godot, 
    sperano di essere salvati dall’incertezza, di trovare la pace per non 
    sentirsi più vagabondi senza luogo, senza una casa.
 Ma è ancora Becket a rispondere, interrogato sul tema di “Aspettando Godot” 
    citando una frase di S.Agostino a lui cara: ”Non disperare mai: uno dei due 
    ladroni fu salvato. Non presumere niente: uno dei due ladroni fu dannato.” 
    Risposta che nuovamente rilancia l’incertezza, il dubbio, la casualità.
 Ecco allora che la prima battuta pronunciata da Estragone in apertura di 
    sipario avrebbe potuto risultarci definitiva: ”Niente da fare”. Invece 
    proprio su questo punto ci siamo accaniti, abbiamo insistito per resistere, 
    per alimentare le speranze, per no darsi per vinti, per andare in scena.
 Quale il motivo di questa lotta?
 Quale il perché di questa resistenza?
 A ciascuno il suo.
 In nostro aiuto le varie piste interpretative, da quelle religiose 
    cristiane, a quella psicologica o filosofica, per accorgersi poi, più 
    avanti,che Aspettando Godot è soprattutto una poesia sul tempo e sul mistero 
    dell’esistenza, sul paradosso della stabilità e del cambiamento, sulla 
    difficoltà della comunicazione tra gli esseri umani e, dato per assunto un 
    mondo dove tutto è incerto, dove la frontiera tra sogno e realtà è sempre 
    più instabile, la ricerca del reale diventa interminabile.
 In questa oscillazione, in questa perplessità abbiamo costruito la nostra 
    messa in scena, sperando di avvicinarci alle intenzioni dell’autore. Mettere 
    quindi faccia a faccia chi il teatro lo fa e chi lo riceve in una specie di 
    catarsi, condividendo i timori più profondi, in una sorta di processo 
    liberatorio che faccia accertare l’illusorietà e l’assurdità della 
    condizione umana e che, piuttosto che scoraggiare, vorrebbe far intravedere 
    un punto di partenza capace di fronteggiare il mistero, nella gioia di una 
    libertà nuovamente trovata.
 Questa è la spinta che ci ha dato l’incontro con un autore come Beckett, 
    questo è il senso della nostra messa in scena, del suo "Aspettando Godot”.
 Ma, dato che in un universo senza senso è sempre azzardato affermare 
    qualcosa, ancora è Beckett che si sposta più in là e ci lascia detto: “La 
    parola chiave della mia commedia è FORSE”!
 
 SUSANNA BACCARI & CLAUDIO ORLANDINI
   
      23/04/2005 sabato 
      20.30Stagione 2004/2005
 Teatro Cagnoni Vigevano
 Il grigio di G.Gaber
 allestimento Piccolo Teatro di Milano Fausto Russo Alesi
 Altri percorsi
 
      Piccolo Teatro di Milano-Teatro d’Europa in collaborazione con 
      Associazione Culturale Giorgio Gaber presenta IL GRIGIO di Giorgio Gaber e 
      Sandro Luporini con Fausto Russo Alesi Regia: Serena SINIGAGLIA Musiche 
      originali: Carlo Cialdo Capelli Scene: Giorgio Gaber e Daniele Spisa Note 
      della Regia “Rimetteremo in scena, in via Rovello, Il Grigio - ribadisce 
      Sergio Escobar - “quello che, senza una canzone, Gaber considerava il suo 
      spettacolo più musicale. Non un ricordo, ma uno straordinario testo che 
      vive oltre lui”. La scelta di un giovane attore, Fausto Russo Alesi, 
      vincitore del Premio della Critica Teatrale e del Premio Ubu 2002, e di 
      una regista, altrettanto giovane, Serena Sinigaglia, risponde, nelle 
      intenzioni di Luca Ronconi, “alla volontà di confrontarsi con una 
      sensibilità nuova, facendo rivivere un testo ormai parte della storia del 
      nostro teatro”. Nato nel 1988 dal sodalizio artistico con Sandro Luporini, 
      Il Grigio “è la storia di un uomo che decide di ritirarsi da tutto, dalla 
      melmosa contemporaneità dove non esistono più i nemici (e dunque nemmeno 
      gli amici) per vivere in totale distacco dal mondo. Ben presto però il 
      protagonista si accorge di non essere solo. C’è un topo che lo spia (il 
      grigio del titolo, ndr). Falliti i tentativi di catturare l’intruso con 
      metodi tradizionali, egli comincia un lungo duello con l’invisibile 
      nemico. E in questa battaglia si trova a dover riflettere su tutte le sue 
      scelte affettive e morali”. Così Gaber in un’intervista al debutto. In un 
      crescendo in cui si alternano una folle “tensione agonistica”, sarcastica 
      lucidità, momenti di abbandono e di irresistibile comicità, il 
      protagonista supera il suo egocentrismo iniziale per raggiungere i toni di 
      pietas laica su cui si conclude la storia de Il Grigio: “bisognerebbe 
      essere capaci di trovare la consapevolezza e l’amore che dovrebbe avere un 
      Dio che guarda”. Accanto a Fausto Russo Alesi, gli stessi musicisti che 
      accompagnarono Gaber: Carlo Cialdo Capelli e Corrado Dado Sezzi. Le scene 
      sono di Giorgio Gaber e Daniele Spisa.
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    | Maggio 2005 |  
    | 06/05/2005 | venerdì |  |  |  |  |  |  
    |  |  |  Stagione 2004/2005 | Teatro CagnoniVigevano
 | ORCHESTRA I 
    POMERIGGI MUSICALI Direttore HANSYÓRG SCHELLENBERGER Mozart: Serenata 
    Nachtmusik K 388 C.F.E. Bach: Sinfonia W OQ 179 J.Brahms: Serenata n° 2 op. 
    16 | Sinfonica | 20.30 |  
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