Festival di Masino

Giovedì 25 giugno 2009

TEATRO E MUSICA AL CASTELLO DI MASINO

Pietro Mascagni

Cavalleria Rusticana

Interpreti:
Mauro Pagano (Turiddu - Canio),
Raffaella Battistini (Santuzza - Nedda)
Biljana Kovac (Lucia)
Sergio Bologna (Alfio - Tonio)
Silvano Paolillo (Arlecchino)
Valerio Garzo (Silvio)
Chiara Tinuzzo (Lola)
e con Serena Celleghin (nella parte della bambina)
scenografia di Davide Bassini
regia di Paolo Bosisio
Orchestra e coro della Provincia di Lecco, direttore Claudio Micheli.

 


Programma
I
ntervengono gli allievi dell’ Accademia di Danza e Spettacolo diretta da Cristina Taschi: Fabio Adorisio, Marcella Barbera, Elisabetta Formento, Alice D’Oro, Marta Papaccio, Ilaria Vitale, Walter Madau ORCHESTRA E CORO DELLA PROVINCIA DI LECCO DIRETTORE CLAUDIO MICHELI Non è inconsueto assistere alla rappresentazione di Cavalleria rusticana e Pagliacci, riuniti nella medesima serata di spettacolo, tanto che, nei paesi anglosassoni, si è soliti definire l’operazione con la familiare locuzione Eggs and bacon, a sottolineare la perfetta conciliabilità dell’incontro dei due ingredienti teatrali in una ricetta di sicuro successo. L’accostamento è motivato, innanzitutto, dalla necessità tutta esteriore di comporre, mediante la somma di due opere brevi, uno spettacolo di durata normale. Cavalleria e Pagliacci sono, inoltre, accomunati dall’appartenenza al verismo, di cui anzi costituiscono due fra i frutti più maturi e convincenti.
Mediante le modalità del teatro nel teatro, la regia di Paolo Bosisio incornicia la drammatica vicenda di Cavalleria rusticana nel quadro dell’opera di Leoncavallo che anticipa nella finzione ciò che accade nella realtà, beninteso fittizia poiché a sua volta teatrale. E cos’altro può essere allora Cavalleria se non un’altra duplicazione, un’ulteriore drammatica anticipazione delle vicende umane di Canio, Nedda e Silvio?
Un terzo cerchio si aggiunge a integrare la struttura drammaturgica voluta da Leoncavallo, a caricare di nuova forza la tensione del dramma, l’attesa da parte del pubblico dello scioglimento liberatorio, della pugnalata e del sangue, quello vero che sgorgando dal ventre di Nedda e Silvio, ponga fine all’atroce ripetizione di sequenze e di gesti, sempre uguali a se stessi, gravati come sono dall’ineluttabilità rituale imposta dal rispetto di rigide norme di comportamento sociale.
E allora ecco sul palcoscenico, fin dall’inizio, il povero carro che ospita la vita raminga della compagnia comica di Canio, Nedda e Tonio. Ecco annunziata la rappresentazione di un primo spettacolo, Cavalleria rusticana, che al cospetto di un pubblico la cui quotidianità è scandita dal passeggio e dalla partecipazione alla messa, finge una truce vicenda di passione di sangue, in cui tutto è per necessità finzione, sicché la passione e la morte sono solo recitate, il sangue non è sparso, e Turiddu, dopo essere caduto sotto le coltellate di Alfio, si alza per raccogliere gli applausi del pubblico.
Ecco Canio, Nedda e Tonio svestire i poveri panni di Turiddu, Santuzza e Alfio, per affrontare la loro realtà, negli stracci della quotidianità, così poco dissimile dalla finzione. [Note di Paolo Bosisio]


Immagini della serata



TURIDDU
(a sipario calato)
O Lola ch'ai di latti la cammisa
Si bianca e russa comu la cirasa,
Quannu t'affacci fai la vucca a risa,
Biato cui ti dà lu primu vasu!

DONNE
(di dentro)
Gli aranci olezzano
Sui verdi margini,
Cantan le allodole
Tra i mirti in fior;

UOMINI
(di dentro)
In mezzo al campo
Tra le spiche d'oro
Giunge il rumor
Delle vostre spole

SANTUZZA
Mamma Lucia, vi supplico piangendo,
Fate come il Signore a Maddalena,
Ditemi per pietà dov'è Turiddu . . .

SANTUZZA
No! l'han visto in paese
Ad alta notte.

ALFIO
Il cavallo scalpita,
I sonagli squillano,
Schiocca la frusta. E va!

(Dalla chiesa odesi intonare l'Alleluja.)

ALFIO
Io me ne vado,
Ite voi altre in chiesa.

LUCIA
Perché m'hai fatto
Segno di tacere?

SANTUZZA
Voi lo sapete, o mamma,
Prima d'andar soldato,
Turiddu aveva a Lola
Eterna fè giurato.

Priva dell'onor mio rimango:
Lola e Turiddu s'amano,
Io piango, io piango!

TURIDDU
(entrando)
Tu qui, Santuzza?

SANTUZZA
Qui t'aspettavo.

TURIDDU
È Pasqua,
In chiesa non vai?

SANTUZZA
Non vo.
Debbo parlarti...

TURIDDU
Cosi ricambi
L'amor che ti porto?
Vuoi che m'uccida?

SANTUZZA
Oh! questo non lo dire...

SANTUZZA
Battimi, insultami,
T'amo e perdono,
Ma è troppo forte
L'angoscia mia.

LOLA
(dentro alla scena)
Fior di giaggiolo,
Gli angeli belli
Stanno a mille in cielo

LOLA
Non venite alla messa?

SANTUZZA
Io no, ci deve andar chi sa
Di non aver peccato.

LOLA
Io ringrazio il Signore
E bacio in terra.

TURIDDU
(irato)
Ah! lo vedi,
Che hai tu detto...?

SANTUZZA
L'hai voluto, e ben ti sta.

TURIDDU
Perché seguirmi,
Perché spiarmi
Sul limitare
Fin della chiesa?

 SANTUZZA
Oh! Il Signore vi manda
Compar Alfio.

ALFIO
Ah! nel nome di Dio,
Santa, che dite?

SANTUZZA
Il ver. Turiddu
Mi tolse l'onore,
E vostra moglie
Lui rapiva a me!

ALFIO
Se voi mentite,
Vo' schiantarvi il core!

TURIDDU
(al Coro)
Intanto amici, qua,
Beviamone un bicchiere.

Viva il vino spumeggiante
Nel bicchiere scintillante,
Come il riso dell'amante
Mite infonde il giubilo!

TURIDDU
Benvenuto!
Con noi dovete bere:
(Empie un bicchiere.)
Ecco, pieno è il bicchiere.

ALFIO
(respingendolo)
Grazie, ma il vostro vino
Io non l'accetto.
Diverrebbe veleno
Entro il mio petto.

(con impeto)
Vi saprò in core
Il ferro mio piantar!

TURIDDU
Mamma,
Quel vino è generoso, e certo
Oggi troppi bicchieri
Ne ho tracannati...
Vado fuori all'aperto.

S'io... non tornassi...
Voi dovrete fare
Da madre a Santa,
Ch'io le avea giurato
Di condurla all'altare.

(Si sente un mormorio lontano.)

DONNE
(correndo)
Hanno ammazzato compare Turiddu!
 
(Tutti gettano un grido.)


 


Giovedì 25 giugno 2009
TEATRO E MUSICA AL CASTELLO DI MASINO

 

Ruggero Leoncavallo

Pagliacci

Interpreti:
Mauro Pagano (Turiddu - Canio),
Raffaella Battistini (Santuzza - Nedda)
Biljana Kovac (Lucia)
Sergio Bologna (Alfio - Tonio)
Silvano Paolillo (Arlecchino)
Valerio Garzo (Silvio)
Chiara Tinuzzo (Lola)
e con Serena Celleghin (nella parte della bambina)
scenografia di Davide Bassini
regia di Paolo Bosisio
Orchestra e coro della Provincia di Lecco, direttore Claudio Micheli.

 


 

TONIO
Si può?... Si può?...
(poi salutando)
Signore! Signori!... Scusatemi
se da sol me presento.
Io sono il Prologo:

Il concetto vi dissi...
Or ascoltate com'egli è svolto.
(gridando verso la scena)
Andiam. Incominciate!

CANIO
Un grande spettacolo a ventitré ore
prepara il vostr'umile e buon servitore!

Vedrete di Tonio tremar la carcassa,
e quale matassa d'intrighi ordirà.

Venite, onorateci signori e signore.
A ventitré ore! A ventitré ore!

UN ALTRO CONTADINO
(ridendo)
Bada, Pagliaccio,
ci solo vuol restare
per far la corte a Nedda!

CANIO
(ghignando, ma con cipiglio)
Eh! Eh! Vi pare?
Un tal gioco, credetemi,
è meglio non giocarlo con me, miei cari;
e a Tonio... e un poco a tutti or parlo!
Il teatro e la vita non son la stessa cosa;
no... non son la stessa cosa!!...

Un tal gioco, credetemi,...
è meglio non giocarlo!

CONTADINI E CONTADINE
Andiam! Andiam! etc.
Don, din don, din don, etc.
Din don, suona vespero,
ragazze e garzon, din don!

NEDDA
(pensierosa)
Qual fiamma avea nel guardo!
Gli occhi abbassai per tema ch'ei leggesse
il mio pensier segreto!

La mamma mia, che la buona ventura annunziava,
comprendeva il lor canto
e a me bambina così cantava:
Hui! Hui!
Stridono lassù, liberamente
lanciati a vol, a vol come frecce, gli augel.


TONIO
(ridiscendendo, con dolcezza)
È colpa del tuo canto.
Affascinato io mi beava!
 
NEDDA
(ridendo con scherno)
Ah! ah! Quanta poesia!...

TONIO
So ben che difforme, contorto son io;
che desto soltanto lo scherno e l'orror.
Eppure ha'l pensiero un sogno, un desio,
e un palpito il cor!

TONIO
(Dà un urlo e retrocede.)
Per la Vergin pia di mezz'agosto, Nedda,
giuro... me la pagherai!


NEDDA
(affrettandosi verso di lui)
Silvio! a quest'ora...
che imprudenza!

SILVIO
E fra quest'ansie in eterno vivrai?!
Nedda! Nedda!
Decidi il mio destin,
Nedda! Nedda, rimani!

SILVIO
Tutto scordiam!
Ti guardo, ti bacio!
(stringendola fra le braccia)

arrivano, camminando furtivamente dalla scorciatoia, Canio e Tonio
 
TONIO
(ritenendo Canio)
Cammina adagio e li sorprenderai!


CANIO
(con rabbia concentrata)
Derisione e scherno!
Nulla! Ei ben lo conosce quel sentier.
Fa lo stesso; poiché del drudo il nome or mi dirai.

NEDDA
Vano è l'insulto.
È muto il labbro mio.

TONIO
(piano a Canio, spingendolo sul davanti della scena)
Calmatevi padrone...
È meglio fingere; il ganzo tornerà.
Di me fidatevi!

PEPPE
(uscendo dalle scene)
Andiamo, via, vestitevi padrone.


CANIO
Recitar! Mentre presso dal delirio
non so più quel che dico e quel che faccio!
Eppur è d'uopo... sforzati!
Bah! sei tu forse un uom?
Tu se' Pagliaccio!


COLOMBINA
Pagliaccio mio marito
a tarda notte sol ritornerà...
E quello scimunito di Taddeo...
perché mai non è ancor qua?
Ah! ah!

ARELCCHINO
(di dentro)
O Colombina, il tenero fido Arlecchin
è a te vicin!
Di te chiamando, e sospirando aspetta il poverin!
La tua faccetta mostrami, ch'io vo' baciar
senza tardar.

TADDEO
È dessa!
(poi levando bruscamente al cielo le mani ed il paniere)
Dei, come è bella!

COLOMBINA
E Pagliaccio è partito?
 
TADDEO
(come sopra)
Egli parti!
 
COLOMBINA
Che fai così impalato?
Il pollo hai tu comprato?

TADDEO
(retrocedendo comicamente verso la porta a destra)
Numi! s'aman!
m'arrendo ai detti tuoi.
(ad Arlecchino)
Vi benedico! Là veglio su voi!

COLOMBINA
Facciam merenda.

COLOMBINA
(alla finestra)
A stanotte...
E per sempre io sarò tua!

CANIO
(porta la mano al cuore e mormora a parte)
Nome di Dio! quelle stesse parole!
(Avanzandosi per dir la sua parte.)
Coraggio!
(forte)
Un uomo era con te!

(Riprende la commedia.)
Ah! sola io ti credea
(mostrando la tavola)
e due posti son là!
 
NEDDA
Con me sedea Taddeo,
che là si chiuse per paura!
(verso la porta a sinistra)
Orsù... parla!

TADDEO
(di dentro, fingendo tremare ma con intenzione)
Credetela! Credetela!
Essa è pura!!
E abborre dal mentir
quel labbro pio!!

CANIO
Vo' il nome de l'amante tuo,
del drudo infame a cui ti desti in braccio,
o turpe donna!

CANIO
No! Pagliaccio non son;
se il viso è pallido,
è di vergogna, e smania di vendetta!
L'uom riprende i suoi dritti,
e'l cor che sanguina vuol sangue
a lavar l'onta, o maledetta!

Ma il vizio alberga sol ne l'alma tua negletta;
tu viscere non hai... sol legge e'l senso a te!
Va, non merti il mio duol,
o meretrice abbietta,


CANIO
A te! A te!
(a Nedda)
Di morte negli spasimi lo dirai!

CANIO
Ah!... sei tu?
Ben venga!
(Silvio cade come fulminato.)

(Mentre parecchi si precipitano verso Canio per disarmarlo ed arrestarlo,
egli, immobile, istupidito lascia cadere il coltello dicendo)

 
CANIO
La commedia è finita!


 

 


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