Linda Campanella Soprano

 

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Gaetano Donizetti La fille du régiment Teatro Coccia - Novara

 
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Gaetano Donizetti
Novara - Teatro Coccia: La fille du régiment
La recensione di OperaClick
http://www.operaclick.com/pagpn/vrec.php?id=1490
Data dello spettacolo: 30/03/2007

Marie Linda Campanella
Tonio Aldo Caputo
Sulpice Enrico Maria Marabelli
La Marquise de Berkenfield Monica Tagliasacchi
Hortensius Dario Benini
La Duchesse de Crackenthorp Margherita Fumero
Un caporale Davide Rocca
Un Notaro Giusto Lo Piparo
Scene Claudio Zucca
Costumi Eugenio Guglielminetti
Regia Massimo Scaglione
Orchestra Sinfonica Carlo Coccia
Coro e Corpo di Ballo del Teatro Coccia
Maestro del Coro Gianmario Cavallaro
Maestro Concertatore e Direttore Fabrizio Maria Carminati

 
Mai come in questa circostanza gli assenti hanno avuto torto: i larghi vuoti che presentava la platea del Coccia per la prima de La Fille du Régiment non sminuiscono affatto il merito e l'intuito della Fondazione novarese che per l'ultimo spettacolo operistico della stagione ha confezionato quello che, con tutta probabilità, si può definire il suo miglior prodotto.

Già dalle prime battute dell'ouverture condotta con ritmo serrato e sbarazzino da Fabrizio Maria Carminati si intuisce che la serata sarà frizzante: tempi mossi, talvolta forse un po' troppo, dinamiche orchestrali sempre sotto controllo, buona sintonia e giusto respiro con i solisti sul palcoscenico, così il direttore ci ha restituito in tutta la sua freschezza e spontaneità il titolo donizettiano, rimasto unico esempio di opéra comique nella pur vastissima produzione del musicista bergamasco e che tanto inchiostro malevolo fece spendere ad Hector Berlioz in veste di critico musicale al suo primo apparire nella Parigi del 1840, mentre piacque senza discussioni a Mendelssohn e, più in generale, al pubblico parigino presso il quale, forse anche per motivi squisitamente patriottici, ha sempre goduto di un particolare favore.

Se proprio un appunto si può muovere alla lettura di Carminati, forse è quello di non avere condito con il necessario languore ed abbandono qualche pagina più lirica della partitura, penso in particolare al duetto tra i due protagonisti del primo atto, guidato con mano che a parere di chi scrive è sembrata troppo decisa, ma la sua interpretazione complessiva è parsa veramente convincente e per nulla inferiore a quanto ascoltato in tempi recentissimi in teatri dal blasone ben più risonante. Messa in scena, come consuetudine a Novara, assolutamente tradizionale ed oleografica, con la rappresentazione di un Tirolo da cartolina per il primo atto, efficace l'immagine fotografica del tipico paesaggio montano delle Alpi austriache sullo sfondo, con il richiamo al castello della Marchesa, che in qualche modo contribuiva a dare un maggior senso di profondità all'angusto palcoscenico del teatro, mentre per il secondo atto è stato proposto il consueto interno del palazzo con la classica scalinata per l'ingresso dei nobili invitati, pochissimi per la verità: nulla di nuovo per quanto attiene all'aspetto puramente estetico-visivo, si dirà, ma contesto perfettamente funzionale ad una regia che, pur con qualche prevedibile caduta in effetti elementarmente scontati (praticamente impossibile sfuggire alle mossette nel terzetto "Tous les trois réunis", complice anche una musica che sembra scritta apposta), ha guidato con sapiente intelligenza i movimenti di solisti e coro, quest'ultimo autore di una prestazione positiva, in particolare per le voci maschili, cui è affidato un notevole impegno nel corso del primo atto.

Decisamente ridotto lo spazio dedicato alla parte recitata della Duchesse de Crackenthorp, affidata per l'occasione alla simpaticissima Margherita Fumero, la cui comparsa, dopo una fugace apparizione all'inizio dell'atto per un rapido saluto alla padrona di casa, si limita alla scena finale: pochi tocchi sagaci per dare però il giusto risalto ad un personaggio per il quale trovo sia stata perfettamente centrata la lettura, non un'aristocratica pedante e noiosa di vecchio stampo, quanto piuttosto una nobildonna un po' svampita e tutto sommato, piuttosto superficiale.

La compagnia che agiva sul palcoscenico, cui - per onore di cronaca - va mosso un appunto pressoché collettivo per una pronuncia da appena sufficiente a pessima del francese, ha tuttavia contribuito in maniera decisiva alla buona riuscita dello spettacolo, con punte di eccellenza per la Marie di Linda Campanella, una cantante ingiustamente trascurata dai grandi circuiti, che invece ha saputo tratteggiare il personaggio della vivandiera con sicurezza vocale e spigliata simpatia scenica.

La figura piuttosto minuta, ma decisa ed accattivante, unita ad una voce dal timbro fresco, di notevole estensione e buona omogeneità nei diversi registri, più che discreta chiarezza nella dizione e bella pulizia, sia nelle volate che nei frequenti passaggi di agilità, mai spianati ma resi con grande precisione, si é prestata in modo ideale ad una lettura a tutto tondo, che in particolare nei momenti più brillanti, ha suscitato convinti applausi nel pubblico.

Ottima anche l'esecuzione dell'aria del primo atto, con fiati ben gestiti e fraseggio sempre pertinente, squillanti e ben timbrate le puntature sovracute nelle scene d'insieme e in alcune cadenze: davvero una bella sorpresa.

Note positive, sia pure ad un livello leggermente inferiore, ma con larghi margini di miglioramento, per il giovane tenore Aldo Caputo che ha retto senza apparente difficoltà la tessitura impervia del ruolo di Tonio, superando indenne gli scogli delle due arie, ed imponendosi anche nei concertati con un timbro gradevole e buona proiezione. Da migliorare l'attenzione alle agilità, che mi è parso il punto debole della sua prestazione, assolutamente da rivedere la pronuncia del francese, che invece ha costituito il lato migliore della Marquise di Monica Tagliasacchi, imponente nella sua figura matronale, resa ancor più importante dalla scelta di abiti scuri, non sempre irreprensibile invece sotto il profilo strettamente vocale.

Molto bene Enrico Maria Marabelli quale Sulpice, ruolo che non ricompensa in maniera plateale l'interprete, ma che fa sempre piacere sentire eseguito in maniera efficace, con il giusto approccio spumeggiante, mai sopra le righe, musicale e ben presente sia nei concertati che nei duetti/terzetti con i due coprotagonisti.

Ben realizzati i ruoli di fianco, vivace e senza particolari sbavature l'orchestra del Coccia. Una bella serata, di quelle che ti fanno uscire dal teatro con il sorriso sulle labbra.

Vittorio Zambon

 
Interpretazione di Marie ne La Fille du Regiment di G.Donizetti

Novara 3-4 marzo 2007

"spettacolo con punte di eccellenza per la Marie di Linda Campanella, che ha saputo tratteggiare il personaggio della vivandiera con sicurezza vocale e spigliata simpatia scenica. La figura piuttosto minuta, ma decisa ed accattivante, unita ad una voce dal timbro fresco, di notevole estensione e buona omogeneità nei diversi registri, più che discreta chiarezza nella dizione e bella pulizia, sia nelle volate che nei frequenti passaggi di agilità, mai spianati ma resi con grande precisione, si é prestata in modo ideale ad una lettura a tutto tondo, che in particolare nei momenti più brillanti, ha suscitato convinti applausi nel pubblico. Ottima anche l'esecuzione dell'aria del primo atto, con fiati ben gestiti e fraseggio sempre pertinente, squillanti e ben timbrate le puntature sovracute nelle scene d'insieme e in alcune cadenze: davvero una bella sorpresa.

(Zambon)

Marie è Linda Campanella,…. Personalmente sono rimasto sconvolto da Linda Campanella, che non conoscevo e che mi ha veramente colpito sia per la voce che per modo di cantare.
Voce estesa, anzi estesissima, che guadagna qualità nell'estremo acuto -evento raro-, musicalmente impeccabile, espressiva, scenicamente deliziosa, nonostante non fosse aiutata da costumi belli e sfarzosi.

(Merli)

…..Linda Campanella è veramente una cantante coi fiocchi: voce estesissima ed incredibilmente sicura nel registro acuto e sovracuto, è dotata di una tecnica molto solida che le permette di fare praticamente... di tutto (ovviamente nei limiti del repertorio che si addice al suo tipo di vocalità)!

(Merli)

 
 
 

 

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