L'elisir d'amore

Venerdì 23 ottobre 2009
Teatro Lirico di Magent
a

Organizzato dagli Amici della Lirica di Magenta
h. 21:00

Gaetano Donizetti
L'elisir d'amore
Melodramma giocoso su libretto di Felice Romani da Le philtre di E.Scribe.
Prima esecuzione 12 maggio del 1832 al Teatro della Cannobiana di Milano

 

Atto II parte prima


Programma
Atto I parte 1
Atto I parte 2
- intervallo -
Atto II parte 1
Atto II parte 2
solo libretto Atto I
solo libretto Atto II

Note di Mario Mainino su questo allestimento


Seguono immagini della serata.....

 

Scena Terza


Nemorino e Adina.



NEMORINO
Una parola, o Adina.


ADINA
L'usata seccatura!
I soliti sospir! Faresti meglio
a recarti in città presso tuo zio,


che si dice malato e gravemente.


NEMORINO
Il suo mal non è niente appresso al mio.


Partirmi non poss'io...
Mille volte il tentai...


ADINA
Ma s'egli more,
e lascia erede un altro?...


NEMORINO
E che m'importa?...


ADINA
Morrai di fame, e senza appoggio alcuno.


NEMORINO
O di fame o d'amor... per me è tutt'uno.


ADINA
Odimi. Tu sei buono,


modesto sei, né al par di quel Sargente
ti credi certo d'ispirarmi affetto;
così ti parlo schietto,
e ti dico che invano amor tu speri:
che capricciosa io sono, e non v'ha brama
che in me tosto non muoia appena è desta.


NEMORINO
Oh, Adina!... e perché mai?...


ADINA
Bella richiesta!




ADINA
Chiedi all'aura lusinghiera
perché vola senza posa
or sul giglio, or sulla rosa,
or sul prato, or sul ruscel:
ti dirà che è in lei natura
l'esser mobile e infedel.


NEMORINO
Dunque io deggio?...


ADINA
All'amor mio
rinunziar, fuggir da me.


NEMORINO
Cara Adina!... Non poss'io.


ADINA
Tu nol puoi? Perché?


NEMORINO
Perché!
Chiedi al rio perché gemente
dalla balza ov'ebbe vita
corre al mar, che a sé l'invita,
e nel mar sen va a morir:
ti dirà che lo strascina
un poter che non sa dir.


ADINA
Dunque vuoi?...


NEMORINO
Morir com'esso,
ma morir seguendo te.


ADINA
Ama altrove: è a te concesso.


NEMORINO
Ah! possibile non è.


[Concertato]

NEMORINO

Ah! te sola io vedo, io sento
giorno e notte e in ogni oggetto:
d'obbliarti in vano io tento,
il tuo viso ho sculto in petto...
col cambiarsi qual tu fai,
può cambiarsi ogn'altro amor.


Ma non può, non può giammai
il primero uscir dal cor.

ADINA

Per guarir da tal pazzia,
ché è pazzia l'amor costante,
dèi seguir l'usanza mia,
ogni dì cambiar d'amante.
Come chiodo scaccia chiodo,
così amor discaccia amor.


In tal guisa io rido e godo,
in tal guisa ho sciolto il cor.


(partono)

scena Quarta

Piazza nel villaggio. Osteria della Pernice da un lato.

Paesani, che vanno e vengono occupati in varie faccende.
Odesi un suono di tromba: escono dalle case le Donne con curiosità: vengono quindi gli Uomini, ecc. ecc.

DONNE
Che vuol dire codesta sonata?


UOMINI
La gran nuova venite a vedere.


DONNE
Che è stato?


UOMINI
In carrozza dorata
è arrivato un signor forestiere.
Se vedeste che nobil sembiante!
Che vestito! Che treno brillante!


TUTTI
Certo, certo egli è un gran personaggio...
Un barone, un marchese in viaggio...
Qualche grande che corre la posta...
Forse un prence... fors'anche di più.
Osservate... si avvanza... si accosta:
giù i berretti, i cappelli giù, giù.

scena Quinta

Il dottore Dulcamara in piedi sopra un carro dorato, avendo in mano carte e bottiglie. Dietro ad esso un servitore, che suona la tromba.
Tutti i paesani lo circondano.



DULCAMARA
Udite, udite, o rustici
attenti non fiatate.


Io già suppongo e immagino
che al par di me sappiate
ch'io sono quel gran medico,


dottore enciclopedico
chiamato Dulcamara,
la cui virtù preclara
e i portenti infiniti
son noti in tutto il mondo... e in altri siti.

DULCAMARA

Benefattor degli uomini,
riparator dei mali,
in pochi giorni io sgombero
io spazzo gli spedali,
e la salute a vendere
per tutto il mondo io vo.


Compratela, compratela,
per poco io ve la do.
È questo l'Odontalgico
mirabile liquore,
dei topi e delle cimici
possente distruttore,


i cui certificati
autentici, bollati
toccar vedere e leggere
a ciaschedun farò.
Per questo mio specifico,
simpatico mirifico,
un uom, settuagenario
e valetudinario,
nonno di dieci bamboli
ancora diventò.
Per questo "Tocca e sana"
in breve settimana
più d'un afflitto giovine
di piangere cessò.
O voi, matrone rigide,
ringiovanir bramate?
Le vostre rughe incomode
con esso cancellate.
Volete voi, donzelle,
ben liscia aver la pelle?
Voi, giovani galanti,
per sempre avere amanti?


Comprate il mio specifico,
per poco io ve lo do.
Ei move i paralitici,
spedisce gli apopletici,
gli asmatici, gli asfitici,
gl'isterici, i diabetici,
guarisce timpanitidi,
e scrofole e rachitidi,
e fino il mal di fegato,
che in moda diventò.
Comprate il mio specifico,
per poco io ve lo do.
L'ho portato per la posta
da lontano mille miglia


mi direte: quanto costa?
quanto vale la bottiglia?
Cento scudi?... trenta?... venti?
No... nessuno si sgomenti.
Per provarvi il mio contento
di sì amico accoglimento,
io vi voglio, o buona gente,
uno scudo regalar.

CORO
Uno scudo! Veramente?
Più brav'uom non si può dar.


DULCAMARA
Ecco qua: così stupendo,
sì balsamico elisire
tutta Europa sa ch'io vendo
niente men di dieci lire:
ma siccome è pur palese
ch'io son nato nel paese,
per tre lire a voi lo cedo,


sol tre lire a voi richiedo:
così chiaro è come il sole,
che a ciascuno, che lo vuole,
uno scudo bello e netto
in saccoccia io faccio entrar.
Ah! di patria il dolce affetto
gran miracoli può far.


CORO
È verissimo: porgete.
Oh! il brav'uom, dottor, che siete!
Noi ci abbiam del vostro arrivo
lungamente a ricordar.

scena Sesta
Nemorino e detti.

NEMORINO


(Ardir. Ha forse il cielo
mandato espressamente per mio bene
quest'uom miracoloso nel villaggio.
Della scienza sua voglio far saggio.)
Dottore... perdonate...
È ver che possediate
segreti portentosi?...


DULCAMARA
Sorprendenti.
La mia saccoccia è di Pandora il vaso.


NEMORINO
Avreste voi... per caso...
la bevanda amorosa
della regina Isotta?


DULCAMARA
Ah!... Che?... Che cosa?


NEMORINO
Voglio dire... lo stupendo
elisir che desta amore...


DULCAMARA


Ah! sì sì, capisco, intendo.
Io ne son distillatore.


NEMORINO
E fia vero.


DULCAMARA
Se ne fa
gran consumo in questa età.


NEMORINO
Oh, fortuna!... e ne vendete?


DULCAMARA
Ogni giorno a tutto il mondo.


NEMORINO
E qual prezzo ne volete?


DULCAMARA
Poco... assai... cioè... secondo...


NEMORINO


Un zecchin... null'altro ho qua...


DULCAMARA
È la somma che ci va.


NEMORINO
Ah! prendetelo, dottore.


DULCAMARA
Ecco il magico liquore.


[Concertato]


DULCAMARA

(Nel paese che ho girato
più d'un gonzo ho ritrovato,
ma un eguale in verità
non ve n'è, non se ne dà.)

NEMORINO

Obbligato, ah sì, obbligato!
Son felice, son rinato.
Elisir di tal bontà!
Benedetto chi ti fa!

NEMORINO


Ehi!... dottore... un momentino...
In qual modo usar si puote?


DULCAMARA


Con riguardo, pian, pianino
la bottiglia un po' si scote...
Poi si stura... ma, si bada


che il vapor non se ne vada.
Quindi al labbro lo avvicini,
e lo bevi a centellini,
e l'effetto sorprendente
non ne tardi a conseguir.


NEMORINO
Sul momento?


DULCAMARA


A dire il vero,
necessario è un giorno intero.


(Tanto tempo è sufficiente per cavarmela e fuggir.)


NEMORINO
E il sapore?...


DULCAMARA
Egli è eccellente...


(È bordò, non elisir.)


NEMORINO
Obbligato, ah sì, obbligato!
Son felice, son rinato.
Elisir di tal bontà!
Benedetto chi ti fa!


DULCAMARA
(Nel paese che ho girato
più d'un gonzo ho ritrovato,
ma un eguale in verità
non ve n'è, non se ne dà.)
Giovinotto! Ehi, ehi!


NEMORINO
Signore?


DULCAMARA
Sovra ciò... silenzio... sai?


Oggidì spacciar l'amore
è un affar geloso assai:


impacciar se ne potria
un tantin l'autorità.


NEMORINO
Ve ne do la fede mia:
nanche un'anima il saprà.


[Concertato]

NEMORINO

Ah! dottor, vi do parola
ch'io berrò per una sola:
né per altra, e sia pur bella,
né una stilla avanzerà.


(Veramente amica stella ha costui condotto qua.)


DULCAMARA

Va, mortale avventurato;
un tesoro io t'ho donato:
tutto il sesso femminino
te doman sospirerà.
(Ma doman di buon mattino
ben lontan sarò di qua.)

Dulcamara entra nell'osteria.


scena Settima
Nemorino.

NEMORINO
Caro elisir! Sei mio!
Sì tutto mio... Com'esser dêe possente
la tua virtù se, non bevuto ancora,
di tanta gioia già mi colmi il petto!
Ma perché mai l'effetto
non ne poss'io vedere
prima che un giorno intier non sia trascorso?


Bevasi. Oh, buono! Oh, caro! Un altro sorso.
Oh, qual di vena in vena
dolce calor mi scorre!... Ah! forse anch'essa...
Forse la fiamma stessa
incomincia a sentir... Certo la sente...
Me l'annunzia la gioia e l'appetito
Che in me si risvegliò tutto in un tratto.


(esulta cantando a gola piena)


La rà, la rà, la rà.

scena Ottava
Adina e detto.

ADINA
(Chi è quel matto?


Traveggo, o è Nemorino?
Così allegro! E perché?)


NEMORINO
Diamine! È dessa...
(si alza per correre a lei, ma si arresta e siede di nuovo)


(Ma no... non ci appressiam. De' miei sospiri
non si stanchi per or. Tant'è... domani
adorar mi dovrà quel cor spietato.)


ADINA
(Non mi guarda neppur! Com'è cambiato!)


NEMORINO
La rà, la rà, la lera!
La rà, la rà, la rà.


ADINA
(Non so se è finta o vera
la sua giocondità.)


NEMORINO
(Finora amor non sente.)


ADINA
(Vuol far l'indifferente.)


NEMORINO
(Esulti pur la barbara
per poco alle mie pene:
domani avranno termine,
domani mi amerà.)


ADINA


(Spezzar vorria lo stolido,
gettar le sue catene,
ma gravi più del solito
pesar le sentirà.)


NEMORINO
La rà, la rà...


ADINA
(avvicinandosi a lui)
Bravissimo!
La lezion ti giova.


NEMORINO
È ver: la metto in opera
così per una prova.


ADINA
Dunque, il soffrir primiero?


NEMORINO
Dimenticarlo io spero.


ADINA
Dunque, l'antico foco?...


NEMORINO
Si estinguerà fra poco.


Ancora un giorno solo,
e il core guarirà.


ADINA
Davver? Me ne consolo...
Ma pure... si vedrà.

[Concertato]

ADINA
(Spezzar vorria lo stolido
gettar le sue catene,
ma gravi più del solito
pesar le sentirà.)

NEMORINO
(Esulti pur la barbara
per poco alle mie pene:
domani avranno termine
domani mi amerà.)

scena Nona
Belcore di dentro, indi in iscena e detti.



BELCORE
(cantando)
Tran tran, tran tran, tran tran.
In guerra ed in amore
l'assedio annoia e stanca.


ADINA
(A tempo vien Belcore.)


NEMORINO
(È qua quel seccator.)


BELCORE
(uscendo)
Coraggio non mi manca
in guerra ed in amor.


ADINA
Ebben, gentil Sargente
la piazza vi è piaciuta?


BELCORE
Difesa è bravamente
e invano ell'è battuta.


ADINA
E non vi dice il core
che presto cederà?


BELCORE
Ah! lo volesse amore!


ADINA
Vedrete che vorrà.


BELCORE
Quando? Sarìa possibile!


NEMORINO
(A mio dispetto io tremo.)


BELCORE
Favella, o mio bell'angelo;
quando ci sposeremo?


ADINA
Prestissimo.


NEMORINO
(Che sento!)


BELCORE
Ma quando?


ADINA
(guardando Nemorino)
Fra sei dì.


BELCORE
Oh, gioia! Son contento.


NEMORINO
(ridendo)


Ah ah! va ben cosi.

[Concertato]

ADINA

(E può si lieto ed ilare
sentir che mi marito!
Non posso più nascondere
la rabbia che mi fa.)

BELCORE

(Che cosa trova a ridere
cotesto scimunito?


Or or lo piglio a scopole
se non va via di qua.)

NEMORINO

(Gradasso! Ei già s'imagina
toccar il ciel col dito:
ma tesa è già la trappola,
doman se ne avvedrà.)

scena Decima

Suono di tamburo:
esce Giannetta colle contadine, indi accorrono i Soldati di Belcore.

GIANNETTA


Signor Sargente, signor Sargente,
di voi richiede la vostra gente.


BELCORE
Son qua! Che è stato? Perché tal fretta?


SOLDATO
Son due minuti che una staffetta
non so qual ordine per voi recò.


BELCORE
Il capitano... Ah! Ah! va bene.
(leggendo)
Su, camerati: partir conviene.


CORO
Partire!.. E quando?


BELCORE
Doman mattina.


CORO
O ciel, sì presto!


NEMORINO
(Afflitta è Adina.)


BELCORE
Espresso è l'ordine, che dir non so.


CORO
Maledettissima combinazione!
Cambiar sì spesso di guarnigione!
Dover le/gli amanti abbandonar!


BELCORE


Espresso è l'ordine, non so che far.
(ad Adina)
Carina, udisti? Domani addio!
Almen ricordati dell'amor mio.


NEMORINO
(Si sì, domani ne udrai la nova.)


ADINA
Di mia costanza ti darò prova:
la mia promessa rammenterò.


NEMORINO
(Si sì, domani te lo dirò.)


BELCORE


Se a mantenerla tu sei disposta,
ché non anticipi? Che mai ti costa?
Fin da quest'oggi non puoi sposarmi?


NEMORINO
(Fin da quest'oggi!)


ADINA
(osservando Nemorino)
(Si turba, parmi.)
Ebben; quest'oggi...


NEMORINO
Quest'oggi! di', Adina!


Quest'oggi, dici?... Quest'oggi ..noo!


ADINA
E perché no?...


NEMORINO
Aspetta almeno fin domattina.


BELCORE
E tu che c'entri? Vediamo un po'.

[Concertato]

BELCORE
Il ciel ringrazia, o babbuino,
ché matto, o preso tu sei dal vino.


Ti avrei strozzato, ridotto in brani
se in questo istante tu fossi in te.
In fin ch'io tengo a fren le mani,
va via, buffone, ti ascondi a me.

NEMORINO
Adina, credimi, te ne scongiuro...


Non puoi sposarlo... te ne assicuro...
Aspetta ancora... un giorno appena...
un breve giorno... io so perché.
Domani, o cara, ne avresti pena;
te ne dorresti al par di me.
 


ADINA
Lo compatite, egli è un ragazzo:
un malaccorto, un mezzo pazzo:
si è fitto in capo ch'io debba amarlo,
perch'ei delira d'amor per me.
(Vo' vendicarmi, vo' tormentarlo,
vo' che pentito mi cada al piè.)


GIANNETTA
Vedete un poco quel semplicione!


CORO
Ha pur la strana presunzione:
ei pensa farla ad un Sargente,
a un uom di mondo, cui par non è.
Oh! sì, per Bacco, è veramente
la bella Adina boccon per te!


ADINA
(con risoluzione)


Andiamo, Belcore,
si avverta il notaro.


NEMORINO
(smanioso)
Dottore! Dottore...
Soccorso! riparo!


GIANNETTA
È matto davvero.
(Me l'hai da pagar.)
A lieto convito,
amici, v'invito.


CORO

BELCORE
Giannetta, ragazze,
vi aspetto a ballar.


GIANNETTA
Un ballo! Un banchetto!
Chi può ricusar?


CORO



ADINA
Fra lieti concenti - gioconda brigata,
vogliamo contenti - passar la giornata:


presente alla festa - amore verrà.


(Ei perde la testa: da rider mi fa.)


BELCORE

GIANNETTA

CORO

NEMORINO
Mi sprezza il Sargente, - mi burla l'ingrata,
zimbello alla gente - mi fa la spietata.
L'oppresso mio core - più speme non ha.


Dottore! Dottore!
Soccorso! Pietà.


Adina dà la mano a Belcore e si avvia con esso.


Raddoppiano le smanie di Nemorino; gli astanti lo dileggiano.


Fine ATTO I

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