Teatro Fraschini 2021-2022

 

Teatro Fraschini - Pavia
Stagione 2021-2022
(settembre - dicembre )
Martedì 5 ottobre 2021 ore 20,30
Thierry Malandain
LA PASTORALE
Realizzato con il contributo di
MINISTERO CULTURA
Regione Lombardia
Fondazione CARIPLO
Comune di Pavia
FONDAZIONI BANCA DEL MONTE LOMBARDIA
PRIMA ITALIANA

MALANDAIN BALLET BIARRITZ
MALANDAIN BALLET BIARRITZ

Creazione nel contesto delle celebrazioni
per il 250° anniversario di Ludwig van Beethoven.
Musica di Ludwig van Beethoven
Le rovine di atene - musica incidentale, Op. 113 estratti
Sinfonia n. 6 in re e fa maggiore Op.68 detta Pastorale
Meeresstille und glückliche Fahrt op. 112
(Calma di mare e viaggio felice)

Coreografia di Thierry Malandain
Scene e costumi Jorge Gallardo
Ideazione luci Francois Menou
Realizzazione costumi Véronique Murat,
con il supporto di Charlotte Margnoux
Realizzazione scene Frédéric Vadé
Maìtres de ballet Richard Coudray, Giuseppe Chiavaro

Interpreti e coreografi Noè Ballot, Julie Bruneau, Giuditta Banchetti, Raphaél Canet, Clémence Chevillotte, Mickaèl Conte, Jeshua Costa, Frederik Deberdt, Loan Frantz, Irma Hoffren, Hugo Layer, Guillaume Lillo, Claire Lonchampt, Marta Otano Alonso, Alessia Peschiulli, Julen Rodriguez Flores, Alejandro Sànchez Bretones, Ismael Turel Yague, Patricia Velazquez, Allegra Vianello, Laurine Viel, Yui Uwaha
Coproduzione

Chaillot Théàtre National de la Danse • Beethoven Jubilaums Gesellschaft Bonn • Norddeutsche Konzertdirektion Melsine Grevesmuhl GmbH • Theater Bonn • Le Parvis scène nationale Tarbes Pyrénées • Opera de Reims • Ballet T • Donostia Kultura - Victoria Eugenia Antzokia de Donostia/San Sebastiàn • CCN Malandain Ballet Biarritz

In partenariato con
Théàtre de Gascogne - Scènes de Mont de Marsan • Espace Jéliote Oloron-Sainte-Marie • L'Odyssée - Scène Conventionnée de Perìgueux • Scène du Golfe / Théàtre Anne de Bretagne - Vannes • Opera de Saint-Étienne • Théàtre Olympia d'Arcachon • Escenario Clece/Teatros del Canai - Madrid
 


PROGRAMMA e NOTE :

Dalle note di sala: Si tratta ovviamente della 6a Sinfonia di Ludwig van Beethoven della quale conosciamo l'epigrafe: «Sinfonia Pastorale, o ricordi di vita rurale, descrizione delle emozioni piuttosto che pittura descrittiva». Traduciamo l'amore ardente del compositore per la natura: "Il massimo della gioia è poter vagare nei boschi, nella selva, tra gli alberi, tra le rocce! Nessun altro uomo ama la campagna quanto me. Ad esclusione del canto degli uccelli e del fluire dell'acqua, la Sinfonia Pastorale esprime più i sentimenti che la rappresentazione dei fatti. Impregnata di serenità e fondamentalmente idealista vi possiamo trovare in filigrana i sentieri fioriti della pastorale antica, l'innocenza della giovinezza, o anche, le polveri sacre di Atene, città venerata nei secoli dai poeti e dagli artisti per aver creato la bellezza. Composta contemporaneamente alla 5a Sinfonia, che mostrava la lotta dell'uomo contro il destino, abbandonandosi agli stati d'animo della natura Beethoven resuscita ai nostri occhi l'Arcadia dell'età dell'oro: "terra di pastori dove si viveva beati d'amore". Accoppiata alla Cantata Meeresstille und glückliche Fahrt op. 112 (Calma di mare e viaggio felice) e da qualche estratto da Le Rovine di Atene,Op. 113, questa Pastorale evocherà il periodo ellenico come luogo di nostalgia e ricerca, del dolore di un desiderio senza fine nel regno spirituale dell'infinito. Thierry Malandain Thierry Malandain è nato nel 1959 in Normandia, prima danzatore, è oggi uno dei più importanti coreografi europei e internazionali, direttore del prestigioso Centre chorégraphique national di Biarritz, in Francia, dove nel 1998 è stato fondato il Malandain Ballet Biarritz. Negli anni il suo contributo all'esplorazione della danza contemporanea e neoclassica è valso a Malandain innumerevoli premi e riconoscimenti.


Questa sera al teatro Fraschini di Pavia il balletto di Biarritz ha presentato una creazione nuova intitolata "Pastorale" in omaggio a Ludwig van Beethoven Ma che non era ovviamente solo la pastorale ma erano state unite altre musiche di scena dalle Rovine di Atene, che prevedono brani cantati per voce solista e per coro. L'unione tra queste due composizioni ha fatto sì che lo spettacolo si aprisse con i protagonisti chiusi in strutture metalliche che non impedivano il movimento ma anzi davano la possibilità di creare, come sostegni, figure interessanti. Il passaggio alla successiva pastorale vera e propria ha visto sollevarsi questa gabbia e il sogno dell'uomo ingabbiato trasformarsi in un paradiso di luce dove uomini e donne, uniformati nei costumi, potevano vivere le loro sensazioni liberi, sino a rientrare alla fine nelle gabbie che li imprigionavano, con il ritorno finale alle musiche dalle rovine di Atene. Uno spettacolo che meritava molto più pubblico di quello che è stato presente al Fraschini e che purtroppo non avrà repliche in questo teatro, per cui chi lo ha perso questa sera lo ha semplicemente perso.
Con riferimento i commenti postati su Facebook sottolineo che:
- questo genere
definire "genere" questo lavoro mi sembra piuttosto difficile, forse è più facile dire in che "genere" non rientra, infatti non è danza classica intesa con tutù e calzamaglia, stile Lago dei cigni, e non è neppure "danza moderna" se per quella si intendono movimenti inconsulti stile Mats Ek, forse l'unico "genere" nel quale classificarlo è quello dei "lavori fatti bene". C'è una storia - forse - che lo spettatore si può individuare a sua ispirazione, c'è una ottima descrizione movimentale della musica ovvero la perfetta sincronia del movimento del corpo con l'andamento della musica rimo e melodia.
Non ci sono "arie solistiche" ovvero c'è un danzatore che impersona il fulcro della vicenda, ma non ha una sua presenza solistica, bensì è l'intero corpo di ballo che viene coinvolto in toto e in gruppetti dall'inizio alla fine.
- a cominciare dai costumi
Be su questo direi piuttosto - a finire dai costumi - infatti questi costumi sono solo il finale del lavoro, appena arriverà la approvazione della foto scattate (con l'autorizzazione ufficiale della Compagnia) si vedranno anche gli altri.
Questi costumi del finale, sono dovuti alla "decenza" per simulare la nudità dei corpi, cosa che in altri teatri si sarebbe potuto fare dal vero. Ma in ogni caso per tutto il lavoro i costumi, grigi o bianchi, sono sempre stati - uniformi - ovvero come si intende con il termine "uniforme" ovvero rendere tutto uguale, maschio o femmina, nessuna distinzione.
Mi ripeto, ma è un lavoro che valeva veramente la pena di vedere. (mm)


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Seguono immagini della serata:


 

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Note:

 

Le foto sono scattate con:
Panasonic LUMIX FZ1000
20 Megapixel, Zoom 42X, 1600-3200 ISO, LCD ad Angolazione Variabile e rigorosamente non hanno subito nessuna post elaborazione.


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